«Cagna nfame bastarda ciai li campanelli ar culo». Questo è il testo dell’ultima minaccia recapitata, a fine settembre, alla testimone di giustizia Orietta Petra. Vive sotto scorta dal 2015 quando ha deciso di denunciare un giro di illeciti che coinvolgeva alcuni imprenditori in rapporti con Rai e presidenza del Consiglio.

Grazie alle sue dichiarazioni sono stati avviati diversi filoni d’indagine, alcuni processi sono ancora in corso come quello a carico di David Biancifiori, condannato in primo grado a sette anni e otto mesi. La signora Petra ha subito, negli anni, diverse intimidazioni e minacce, ma gli autori non sono stati identificati.

L’ultima denuncia, che Domani ha letto, ricostruisce la sua storia di coraggio e determinazione: «Premetto dicendo che sono assegnataria di una scorta di quarto livello ravvicinato poiché testimone di giustizia nell’ambito di diversi processi a Roma iniziati dal 2015 (...) Mentre salivo le scale del condominio ho controllato cosa ci fosse tra la posta, circostanza in cui ho rinvenuto il foglio minatorio», si legge.

Non è la prima volta. Nel marzo scorso, un suo familiare è stato raggiunto da una persona in moto che gli ha detto: «Tanto lo so che vi sentite spesso e vi consigliate a vicenda, consigliale di farsi i cazzi suoi visto che ha già fatto abbastanza danni, considera che siamo sotto il cielo e le strade sono piene di buche, può succedere qualsiasi incidente, bisogna essere prudenti».

La vicenda

Nonostante la sequela di intimidazioni la testimone ha dovuto affrontare una battaglia legale, con tanto di ricorso al Tar, contro la prefettura di Roma che voleva revocarle la scorta. Una vicenda che ha visto anche l’intervento del procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi.

«Nessun dubbio vi è mai stato sull’attendibilità del contributo dichiarativo offerto dalla nominata in oggetto, per il semplice fatto che nel corso delle indagini scaturite dalle sue denunce, soprattutto a seguito dell’adozione di misure cautelari personali, gli indagati hanno reso ampia confessione, confermando quanto la signora Petra aveva sostenuto», scrivevano Lo Voi e il pm Giorgio Orano, nel marzo 2022.

E ancora, nel novembre scorso, un altro parere favorevole: «Non può che ribadirsi in questa sede (…) l’attendibilità del contributo dichiarativo offerto dalla suddetta e la persistente esposizione al pericolo della suddetta sia in relazione alle dichiarazioni già rese nel corso dei procedimenti già esauriti in primo grado sia con riferimento ai procedimenti ancora in essere nei confronti dei membri della famiglia Biancifiori».

La scorta

Un parere al quale seguiva l’elenco dei procedimenti nei quali la testimone doveva ancora essere sentita, il primo relativo al processo cosiddetto troncone Rai, altri tre relativi al fallimento di società legate ai Biancifiori, per i quali si è ancora in una fase predibattimentale. «Nei tre procedimenti da ultimo segnalati, la signora Petra è persona informata sui fatti e, di conseguenza, verrà verosimilmente sentita come testimone nel caso i medesimi giungano alla fase dibattimentale», si leggeva.

E nelle conclusioni: «Il pericolo cui la signora Petra è esposta può ritenersi scemato» pur confermando l’esposizione al rischio. Dopo questo parere, la prefettura di Roma, nel dicembre scorso, aveva revocato la scorta a Petra lasciandola senza protezione.

La testimone si era opposta con un ricorso al tribunale amministrativo che ha sospeso la revoca in attesa di entrare nel merito. I giudici del Tar hanno considerato, da un lato, la richiesta del giudice per le indagini preliminari di opporsi all’archiviazione richiesta dalla procura in un procedimento per minacce, dall’altro, l’episodio occorso a un suo familiare.

Il tribunale doveva esprimersi in questi giorni, ma a quanto risulta a Domani la prefettura ha ritirato il ricorso perché nuove valutazioni dovrebbero essere assunte a breve dalla commissione centrale per tutelare la vita di Orietta Petra.

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