Esce male il gruppo Finivest-Mediaset dalla lunghissima causa civile intentata contro il gruppo francese Vivendi del finanziere bretone Vincent Bollorè, azionista di peso anche di Telecom Italia oltre che delle televisioni del Cavaliere. La contesa nelle aule giudiziarie era esplosa dopo il mancato acquisto - nel 2016 - di Mediaset Premium da parte della società francese, che si era tirata indietro all'ultimo momento. Un accordo sul quale si era lavorato per molto tempo e che avrebbe previsto anche uno scambio azionario tra Mediaset e Vivendi a cementare l'alleanza.

Approfittando dello spaesamento degli investitori in Borsa dopo lo stop alla cessione, che aveva fatto scendere i titoli Mediaset del 30 per cento circa, nei mesi dopo lo stop la società di Bolloré aveva comprato rilevanti pacchetti della società italiana fino a sfiorare il 25 per cento dei titoli e poi il 30 per cento negli anni seguenti, diventando il secondo azionista. Per gli italiani questa fu una scalata ostile operata contro le norme, ma il tribunale ha rigettato questa ipotesi. Su questa scalata, che al momento quindi resta legittima, pesa però l'indagine penale della procura di Milano che ipotizza un aggiotaggio.

A Mediaset il tribunale ha accordato solamente un risarcimento di 1,7 milioni di euro per la rottura dell'accordo su Premium, ma solo relativamente agli «obblighi preliminari e prodromici» all’avveramento di una condizione sospensiva alla quale il contratto era legato. Il gruppo Fininvest avrebbe chiesto un risarcimento fino a tre miliardi di euro circa per la vicenda Premium e la scalata ostile. Una somma mai ufficialmente confermata, ma che appare anni luce distante al risultato di oggi.

© Riproduzione riservata