Dopo il ministro Matteo Salvini è il turno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni criticare la sentenza con cui una giudice del tribunale di Catania ha rimesso in libertà un cittadino tunisino di 21 anni trattenuto nel Cpr di Pozzallo. Intanto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato che il governo impugnerà la sentenza.

«Dalla lettura degli atti e della decisione del giudice sono convinto che ci siano gli estremi per impugnare. Quindi impugneremo e siamo convinti che abbiamo ragioni da sostenere nel grado di giudizio successivo», ha detto il capo del Viminale. «Questo di certo non frena le nostre iniziative - ha aggiunto - cercheremo di rimpatriare attraverso le procedure accelerate che sono previste dalle leggi nazionali ed europee, il trattenimento è solo uno strumento in più per questo tipo di procedure».

Le parole di Meloni

«Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (“le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d'oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività”) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto», ha scritto la premier sul suo profilo Facebook. «Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l'ultima. Ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello stato italiano. Senza paura», ha aggiunto Meloni.
«Siamo di fronte a una pressione migratoria senza precedenti, dovuta all'instabilità di vaste aree dell'Africa e del Medioriente. Il governo italiano lavora ogni giorno per fronteggiare questa situazione e contrastare l'immigrazione illegale di massa. Lo facciamo con serietà ad ogni livello: coinvolgendo gli altri stati europei e stringendo accordi con i paesi africani per fermare le partenze dei barconi e distruggere la rete dei trafficanti di esseri umani. E con norme di buon senso per facilitare le espulsioni di chi non ha diritto ad essere accolto».

Nel suo messaggio la presidente del Consiglio ha continuato ad attaccare la giudice di Catania: «Un lavoro difficile, certo, ma che può portare a risultati concreti, con pazienza e determinazione. Certo, tutto diventa molto più difficile se nel frattempo altri stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l'immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell'accoglienza».

Le parole di Salvini

Anche Salvini ha attaccato frontalmente la giudice, riprendendo un articolo del giornale in cui si racconta di una sua condivisione su Facebook di link riguardanti la Open Arms. «Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma purtroppo non sorprendenti», ha detto Salvini, «Già nel 2019, quando ero al Viminale, ci scontrammo con giudici del Tar che cercavano di boicottare i Decreti sicurezza e che sposavano pubblicamente le tesi della sinistra. Il tutto senza dimenticare le rivelazioni di Luca Palamara».

Per questo ha annunciato che «La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento, perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra», «Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano».

La risposta dell’Anm

Immediata è arrivata la reazione della sezione dell’Anm di Catania, in difesa della collega. «L'Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità», ha detto il presidente dell'Anm di Catania Alessandro Rizzo

«La magistratura esamina i ricorsi anche contro provvedimenti dell'autorità amministrativa e li decide sulla base delle leggi. Il fatto che una questione abbia significato politico è vicenda di tutti i giorni. La magistratura si occupa spesso di cose che hanno ricadute politiche, ma ciò non può legittimare la convinzione che dietro le decisioni dei giudici ci siano motivazioni politiche e che la magistratura faccia politica».

La risposta della giudice

“Non voglio entrare nella polemica, né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale», ha risposto all’Ansa la giudice Iolanda Apostolico attaccato dal governo per la sua decisione.

La vicenda

Il migrante era sbarcato lo scorso 20 settembre a Lampedusa. Di origine tunisine per lui è stato disposto, in base ai decreti del governo, il trattenimento all’interno del nuovo Centro di permanenza per il rimpatrio di Pozzallo. Tuttavia, secondo una giudice del tribunale di Catania quel provvedimento è illegittimo.

La giudice ha contestato la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5000 euro da pagare per non andare nel centro. Nello specifico, la nuova norma sarebbe incompatibile con quella dell’Unione europea.

Dopo il primo caso, il tribunale di Catania ha liberato altri tre migranti. Si profila quindi uno scontro tra la magistratura e il governo sui nuovi provvedimenti varati dall’esecutivo sovranista.

© Riproduzione riservata