I governi di Roma e Tunisi si tendono la mano. Gli obiettivi sono diversi: la premier Meloni vuole cercare di arginare le partenze dei migranti in vista dell’estate, il presidente tunisino Kais Saied vuole evitare il default e ottenere il prima possibile il prestito dal valore di due miliardi di dollari del Fondo monetario internazionale che al momento – dopo diverse discussioni – è bloccato. Sono questi gli obiettivi della visita lampo di Meloni di domani.

L’unico paese europeo che può aiutare il governo nordafricano è l’Italia, terrorizzata dall’arrivo di migliaia di giovani sulle sue coste. E poco importa alla presidente del Consiglio Meloni se la Tunisia ha intrapreso da mesi una piega autoritaria e repressiva.

Poco importa, se negli ultimi mesi esponenti politici e giornalisti sono stati arrestati con la scusa di terrorismo e sovversione, solo per aver criticato le scelte politiche del presidente Saied. O se lo stesso capo dello stato ha accusato la comunità subsahariana presente nel paese di attuare un piano di sostituzione etnica, innescando episodi di violenza e razzismo. L’importante è evitare che centinaia di barchini salpino dalla Tunisia. E per farlo, è necessario iniettare liquidità nelle casse tunisine per cercare di arginare l’imminente crisi economica e finanziaria.

La chiamata

Lo scorso 2 giugno il presidente Kais Saied ha avuto un colloquio telefonico con la premier Meloni dopo le celebrazioni per il 77esimo anniversario della festa della Repubblica. Una chiamata in cui Saied ha invitato la premier in Tunisia per cercare di organizzare una conferenza ad alto livello tra tutti i paesi interessati, in particolare i paesi del Nord Africa, del Sahel, del Sahara e del nord del Mediterraneo.

L’obiettivo è «affrontare le cause della migrazione irregolare e porre fine a queste condizioni disumane», si legge in una nota pubblicata da Palazzo Cartagine. In parole povere, l’obiettivo è adottare nuove misure di contrasto ai flussi migratori che dal cuore dell’Africa arrivano in Europa passando per la Tunisia

Cosa vuole ottenere Meloni

L’ultima visita di rilievo a Tunisi è quella del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ha incontrato il presidente Saied lo scorso 16 maggio. Già all’epoca si sono tenuti i primi colloqui per cercare di implementare programmi congiunti di rimpatrio volontario assistito dalla Tunisia verso i paesi di origine dei migranti.

Al momento della visita, Piantedosi aveva espresso l’apprezzamento dell’Italia per lo «sforzo compiuto dalla Tunisia per sorvegliare le frontiere marittime e terrestri, per contrastare le reti di trafficanti e confiscare le loro imbarcazioni, per soccorrere in mare i migranti e riportarli sulla terraferma prestando loro assistenza».

Le storie dei migranti intercettati in mare, però, ci raccontano un’altra realtà, caratterizzata soprattutto da violenze e violazioni dei diritti umani nel momento in cui i tunisini vengono catturati dalla guardia costiera locale.

L’Italia, in questo continua a fornire mezzi come auto e pickup di ultima generazione, come accaduto in seguito alla visita di Piantedosi.

Gli altri paesi

Spagna e Germania stanno tentando un approccio più cauto, per evitare di legarsi troppo a un governo sempre più autocratico. Diversa la posizione francese che con Roma ha avuto diverse tensioni politiche negli ultimi mesi legate alle politiche migratorie. Lo scorso 30 maggio la ministra degli Esteri Catherine Colonna ha incontrato a Parigi il suo omologo tunisino.

Durante l’incontro «ha ribadito il pieno sostegno della Francia alle riforme economiche che saranno intraprese dalla Tunisia per garantire il suo sviluppo e preservare il suo modello sociale, nonché il suo appoggio alle discussioni in corso con il Fmi». In questo momento, quindi Francia e Italia seguono un interesse comune nella speranza anche di superare i recenti attriti politici.

 

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