È morto all'età di 63 anni il giornalista Amedeo Ricucci. Storico inviato di guerra della televisione pubblica, dal 3 al 13 aprile 2013 è stato tra i quattro cronisti italiani rapiti in Siria da una milizia vicina al gruppo Stato islamico.

A darne notizia, con una nota, è il Cdr del Tg1 nella quale si legge: «Ciao Amedeo, te ne sei andato mentre facevi quel lavoro che tanto amavi. Difficile qui trovare parole che non sembrino scontate, per esprimere il profondo dispiacere e la tristezza per la perdita di un compagno di strada straordinario. Appassionato nel suo essere giornalista, inviato speciale. Amava quello che faceva, raccontare la realtà che andava a scovare negli angoli del mondo e nei momenti più bui, come quelli della guerra. A rischio della propria stessa vita» si legge.

«Per tanti anni al Tg1 e alla Rai ha dato un contributo enorme non solo professionale ma umano. Sempre partecipe, sempre in prima linea quando si trattava di discutere insieme del presente e del futuro della nostra professione. Si è preso cura della redazione, impegnandosi come Cdr, si è sempre impegnato nelle battaglie sindacali. Appassionato, anche qui, come pochi. Difensore del mestiere più bello del mondo. Che ti ha accompagnato fino alla fine. Noi, tutti noi, cercheremo di portare avanti quel testimone».

Il profilo

Ricucci era nato a Cetraro, in provincia di Cosenza, nel 1958, ed è morto a Reggio Calabria a causa di una malattia diagnosticata tre anni fa. Sarebbe stato colpito da un malore mentre era in albergo, dove si trovava per realizzare uno speciale del Tg1 sulla 'Ndrangheta. Inutile la corsa in ospedale.

Nel corso della sua carriera ha seguito i principali conflitti degli ultimi trent’anni, dalla guerra civile in Algeria al conflitto in Bosnia e Kosovo, l’invasione dell'Afghanistan, il conflitto israelo-palestinese, le rivolte arabe e la guerra in Libia e Siria. È stato anche protagonista diretto di diversi eventi: nel 1994 era parte del viaggio in Somalia con i colleghi Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che si concluse con la loro uccisione.

Nel 2022 è stato testimone della morte a Ramallah del fotoreporter Raffaele Ciriello, rimasto ucciso a causa di colpi d'arma da fuoco dell'esercito israeliano nell'ambito della seconda Intifada palestinese.

Ha lavorato come inviato per le trasmissioni Professione Reporter, Mixer, TG1 e La Storia siamo noi, mentre dal 2013 è entrato a far parte della redazione di Speciale Tg1. 

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