Il quotidiano Clarín dà la notizia con queste parole: «è uno schiaffo emotivo che riverbera a tutte le latitudini». È morto Diego Armando Maradona, aveva 60 anni. Il presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, dice: «Non ci possono credere, è un momento tristissimo». Poco dopo arriva la conferma anche di Matias Morla, suo avvocato e agente. Il campione del Napoli e della nazionale argentina ha subito un arresto cardiorespiratorio. Era nella casa a Tigre, nei pressi di Buenos Aires, dove si era stabilito dopo essere stato operato per un ematoma subdurale. «È stato il più immenso, ha riscattato Napoli con la sua genialità», dice il sindaco De Magistris.

(LaPresse Torino/Archivio storico)

Il miglior giocatore del XX secolo

Il Pibe de Oro, la Mano de Dios. È stato il più amato e il più odiato, il più discusso nel bene e nel male. Diego Armando Maradona, il miglior giocatore del XX secolo secondo la FIFA insieme a Pelè. Una vita da cinema la sua, non a caso su di lui ha girato un lungometraggio un maestro del calibro di Emir Kusturica e recentemente sono stati realizzati anche un documentario e una serie tv.

Dalla periferia polverosa di Buenos Aires al tetto del Mondo, in un viaggio sulle montagne russe che lo hanno portato più volte vicino alla morte. 

Genio e sregolatezza

Fisico minuto ma compatto, tecnica sopraffina e un piede sinistro fuori dal comune: Diego Maradona era dotato di grande fantasia e intelligenza tattica, ottimo finalizzatore, nonché abilissimo esecutore di calci piazzati. «Diego era capace di cose che nessuno avrebbe potuto eguagliare. Le cose che io potrei fare con un pallone, lui potrebbe farle con un’arancia», disse di lui Michel Platini.

Il suo essere genio e sregolatezza è racchiuso tutto in quei memorabili tre minuti nel secondo tempo del quarto di finale ai Mondiali 1986 contro l’Inghilterra: prima la rete segnata con la mano, passato alla storia come la “mano de Dios”, poi il raddoppio con una serpentina ubriacante da metà campo passata alla storia come “il gol del Secolo”.

(Foto: LaPresse Torino)

Dal Boca Juniors al Napoli

Nato a Lanús, il 30 ottobre 1960, Maradona debutta da professionista nell'Argentinos Juniors a soli 16 anni nel 1976. Passa quindi al Boca Juniors, la squadra per la quale tifava il padre e di cui lui stesso resterà sempre tifoso. Nel 1981 vince un Campionato di Apertura 1981.

L’anno dopo arriva lo sbarco in Europa nelle file del Barcellona, con cui vince solo una Coppa del Re. Vittima di un grave infortunio per un brutto fallo di un avversario, Maradona non lega mai con l’ambiente del Barcellona. Nel 1984, dopo una complessa trattativa, passa al Napoli per 13 miliardi e mezzo di lire.

(AP)

Come un Dio

Accolto come un Dio nella presentazione ufficiale davanti a circa ottantamila persone, allo stadio San Paolo, Maradona trascina il Napoli alla vittoria del suo primo storico scudetto nel 1987. Nel 1990, quando ormai i rapporti con il presidente Corrado Ferlaino si era già rotto, il Pibe de Oro guida gli Azzurri alla conquista anche del secondo scudetto.
Con il Napoli, Maradona vince anche una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Nel 1992 torna a giocare nelle file del Siviglia in Spagna. Quindi il ritorno in Argentina nel Newell's Old Boys e infine ancora del Boca Jr, con cui gioca la sua ultima partita in Superclásico contro il River Plate il 25 ottobre 1997.

In nazionale

In Nazionale, Maradona debutta nel 1977 e dopo la delusione per la mancata convocazione per i Mondiali in casa del 1978, guida l’Argentina nelle successive quattro edizioni. Nel 1986 trascina quasi da solo la nazionale alla vittoria in Messico, mentre nel 1990 porta la squadra in finale contro la Germaniat, dopo aver battuto in semifinale l’Italia in un San Paolo diviso fra tifosi degli Azzurri e di Maradona.

Nel 1994, suo ultimo Mondiale, stava trascinando ancora l’Argentina quando viene fermato per una positività al doping. In totale ha giocato 91 partite, segnando 31 reti con la nazionale.

Fuori dal campo

Padre di cinque figli, da quattro donne diverse, Maradona ha avuto una vita a dir poco burrascosa fuori dal campo. I problemi iniziarono a Napoli, quando anche per sfuggire all’ossessività dei tifosi nei suoi confronti si rifugiò in amicizie controverse che lo portarono ben presto a fare uso di sostanze stupefacenti.

Le foto in compagnia di noti esponenti della Camorra fecero il giro del Mondo e mostrarono un Maradona privato ben diverso da quello sul campo. In realtà Diego iniziò a fare uso di cocaina già a Barcellona, poi a Napoli la sua divenne una vera e proprio tossicodipendenza.

Negli anni successivi al suo ritiro, a causa degli eccessi con alcol, cibo e cocaina la sua salute peggiorò progressivamente, costringendolo a diversi ricoveri ospedalieri, interventi chirurgici, oltre a piani di riabilitazione e disintossicazione.

(AIN/Ismael Francisco via AP)

Morto lo stesso giorno di Fidel

In Italia è stato coinvolto in diversi problemi con la giustizia e controversie legali, in particolare con il fisco che l'ha accusato di evasione per 39 milioni di euro. Figura carismatica, non ha mai nascosto le sue idee politiche di sinistra.

È stato grande amico del leader cubano Fidel Castro (sono morti lo stesso giorno , il 25 novembre), del presidente venezuelano Hugo Chávez, nonché ammiratore di Ernesto ‘Che’ Guevara. Si è sempre battuto contro i poteri forti della politica e del calcio, nemico giurato del presidente degli Stati Uniti George W. Bush e di quelli della FIFA Joao Havelange prima e Sepp Blatter poi. Battaglie che lo hanno reso idolo ed eroe della gente, sia in Argentina che soprattutto a Napoli. Un amore che durerà per sempre.

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