Quel “daje” in chiusura di messaggio testimonia che il talento comunicativo non lo ha perso. E che Special One lo è rimasto certamente nella capacità di toccare le corde più profonde di un popolo. Tutto il resto, riguardo all'avventura romana e romanista di José Mourinho (contratto fino al 30 giugno 2024), sarà da vedere. Per il momento rimane un martedì incendiario che ha rivoltato il mondo giallorosso con una velocità insensata.

Alle dieci del mattino l'annuncio di conclusione del rapporto con Paulo Fonseca e alle tre del pomeriggio un altro comunicato per rendere noto che il nuovo allenatore è l'uomo di Setúbal, esonerato nemmeno tre settimane fa dal Tottenham Hotspur, nelle stesse ore in cui la società londinese metteva un piede nella Superlega per poi battere immediatamente in ritirata. Da un portoghese a un altro e con un terzo connazionale a regolare il traffico: Tiago Pinto, l'uomo che la famiglia Friedkin ha strappato al Benfica a novembre 2020 per affidargli le chiavi della gestione sportiva. Toccava a lui dare una scossa di decisionismo e l'ha data, spiazzando tutti. Compresi gli ottimamente informati su questioni di mercato, che ancora alle otto di stamani davano per prossimo un incontro con Maurizio Sarri, il cui incarico pareva certo. E invece è arrivato il colpo da titoloni a livello globale e da impennata del titolo AS Roma in Borsa: +26,33 per cento,come avere già piazzato il primo “tìtulo”.

Undici anni dopo

Per il momento quel “daje” rimarrà isolato. Perché, come annunciato nel comunicato di saluto al suo nuovo popolo, adesso Mourinho manterrà il basso profilo da qui al momento in cui prenderà i pieni poteri alla guida tecnica della Roma. Sempre che l'idea di “basso profilo” sia spendibile, visto il mix: personaggio più società più piazza. Una somma incendiaria, così come incendiario è stato il modo in cui tutto è avvenuto.

E adesso non si può che aspettare con curiosità lo sviluppo di questo rapporto inatteso e di un ritorno in Italia a undici anni da quella notte madrilena di Champions League. Quando, mentre i giocatori dell'Inter festeggiavano il Triplete conquistato sul terreno del Bernabeu, Mourinho saliva a bordo di una limousine in compagnia del potente agente Jorge Mendes per andare a chiudere l'accordo col presidente madridista Florentino Pérez. Praticamente un'altra era geologica.

Da allora molte cose sono cambiate. L'infelice esperienza alla guida del Real Madrid, segnata dalla doppia rivalità col Barcellona e col “nemico” Pep Guardiola, è stata una grave battuta d'arresto nella carriera di Mourinho. E ha originato la fine del rapporto fra Jorge Mendes e il Real. Un lungo addio che si è compiuto con la cessione di Cristiano Ronaldo alla Juventus. E infine, se non proprio un addio, quantomeno un allontanamento si è celebrato anche fra Mendes e lo stesso Mourinho. Che infatti, stando alle indiscrezioni del tempo, aveva trovato ingaggio al Tottenham grazie ai buoni uffici del “Mister Fix-it” Pini Zahavi, il potentissimo super-agente israeliano.

Il rumore dei nemici 

Resta da capire quale delle due parti, fra Mourinho e la Roma, abbia più bisogno dell'altra per rilanciarsi. Di sicuro la scommessa è stimolante e rischiosa al tempo stesso. Mourinho non è uomo da mezze misure è si è lasciato alle spalle molti nemici in Italia. Il loro rumore monta già. A partire dal mondo juventino per giungere al presidente laziale Claudio Lotito, con cui nell'agosto 2019 ingaggiò un duello di parole a distanza dopo la gara di Supercoppa italiana vinta dalla Lazio contro l'Inter a Pechino. Il prossimo derby della capitale potrebbe essere un match di sumo da incendiare le radio romane.

Ma ci sarà da vedere anche come reagirà il popolo interista. Una vasta platea di “senza Mourinho” che mai avrebbe voluto rivederlo in Italia su una panchina diversa da quella nerazzurra. E che per di più si è appena aggiudicata il primo scudetto dell'era post-triplete avendo in panchina un tecnico, Antonio Conte, che negli anni recenti ha ingaggiato con Mourinho scontri verbali andati su livelli anche molto pesanti, persino con coinvolgimento degli addetti alla comunicazione.

Di sicuro, la scommessa tentata da entrambe le parti funzionerà soltanto se i risultati arriveranno subito. Aspettative troppo alte, come è inevitabile che sia. E questo necessita davvero di essere il più calcolato fra tutti i rischi presenti nell'azzardo. Quanto al povero Fonseca, chissà come vivrà queste ultime settimane da postumo in panchina.

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