Secondo un’inchiesta del sito Politico, l’esercito del paese africano, chiamato a proteggere le attività del gruppo petrolifero, avrebbe compiuto una strage di civili. Il progetto estrattivo, a cui collabora anche l’italiana Saipem, è fermo dal 2021
Il 9 ottobre in Mozambico si svolgono le elezioni presidenziali e parlamentari mentre il Paese è tormentato oltre che dai frequenti disastri climatici anche dagli attacchi dei ribelli jihadisti.
Chi dei quattro candidati in lizza succederà all’attuale capo dello stato Filipe Nyusi si troverà a governare mentre nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, la più povera del Paese, la scoperta di importanti riserve di gas naturale ha portato una speranza di crescita economica e favorito un’insurrezione armata da parte dello stato islamico del Mozambico, attivo nel nord del Paese dal 2017.
Il governo negli anni ha risposto alle violenze inviando l’esercito per reprimere i militanti islamisti. Ma ora è proprio l’esercito che è finito nel mirino delle accuse di torture e uccisioni di civili.
Le accuse
A rivelarlo è un’inchiesta del sito statunitense Politico secondo cui i soldati del governo mozambicano tra luglio e settembre 2021 avrebbero radunato tra i 180 e i 250 uomini, risparmiando donne e bambini, li avrebbero rinchiusi nei container posti al di fuori del futuro impianto gas della TotalEnergies, e poi torturati e uccisi. Si sarebbero salvati solo in 26.
Oltre all’esercito però a essere implicati, denuncia Politico, sarebbe anche lo stesso colosso energetico TotalEnergies che sarebbe stato a conoscenza di quanto accaduto. Come lasciano presumere anche le dichiarazioni del capo del commando affiliato alle forze di sicurezza del Mozambico responsabile delle atrocità, il cui capo avrebbe detto che la sua missione era quella di «proteggere il progetto di Total».
Il ministero della Difesa e la presidenza del Mozambico non hanno risposto alle richieste di commento da parte di Politico. Il settimanale ha invece ricevuto una dichiarazione del direttore generale di Mozambique Lng project Maxime Rabilloud, nella quale si dice che la società non era a conoscenza di quanto accaduto.
Il progetto multimiliardario di esportazione di gas naturale liquefatto è in stallo sin dal 2021, quando dopo una serie di attacchi dei ribelli islamisti nella città di Palma, Total ha invocato, per sospendere le operazioni, la forza maggiore, cioè una clausola contrattuale che consente alle parti di recedere quando si verificano circostanze al di fuori del loro controllo.
I legami con l’Italia
A gestirlo è un consorzio a guida Total, la quale ha una quota di maggioranza del 26,5 per cento, che può contare sul supporto ingegneristico di Saipem. Il gruppo italiano, che conta tra i suoi azionisti Eni e Cassa depositi e prestiti (Cdp), sta contribuendo allo sviluppo dell’impianto per conto di Total Energies E&P Mozambique Area 1 Ltda, in joint venture con McDermott Italia e Mirai Engineering Italy, come dichiara la stessa azienda nella sua relazione finanziaria 2023.
«Per il progetto estrattivo», sostiene l’associazione ReCommon, «l’assicuratore pubblico Sace dovrebbe emettere una garanzia di 950 milioni di euro, con cui coprire i prestiti per le operazioni di Saipem, tra cui quello di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) del valore di 650 milioni di euro».
A sostegno del fatto che le forze di sicurezza mozambicane erano presenti nell’area espressamente per proteggere le infrastrutture di TotalEnergies ci sarebbero anche i documenti in possesso di Recommon. L’associazione, che ha fatto richiesta di accesso agli atti a Cdp ottenendolo, sostiene che TotalEnergies avesse tutti gli elementi a disposizione per essere a conoscenza degli abusi commessi dai militari mozambicani già prima dell’estate del 2021.
Contattato da Domani, Simone Ogno, campaigner finanza e clima di ReCommon, ha detto che «i documenti trasmessi a marzo 2023 da Cdp a ReCommon, in seguito a una richiesta di accesso agli atti considerata valida dal Tar del Lazio, dimostrano che TotalEnergies fosse a conoscenza della condotta dell'esercito mozambicano, ben prima del cosiddetto massacro dei container. I documenti, tra cui i report 2020-2022 di monitoraggio ambientale e sociale associato alla realizzazione del progetto, riportano numerosi casi di estorsione, abusi e uccisioni sommarie da parte di membri appartenenti alla JTF, task force dell'esercito mozambicano designata a proteggere gli asset di Total nell'area».
Su Total sta indagando, per una vicenda differente, la procura francese, dopo che le vittime di un attacco jihadista in Mozambico nel 2021 hanno accusato il colosso dell’energia di negligenza per non aver garantito la sicurezza dei suoi subappaltatori durante un attacco islamista. Accuse che l’azienda ha respinto.
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