L’ufficio stampa della Guardia costiera non risponde, dalla capitaneria di porto di Crotone e Reggio Calabria neanche una parola, il portavoce del ministro è irraggiungibile, alla fine l’unico che dichiara minacciando querele è proprio Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e di trasporti cui fa capo la Guardia costiera.

Si affida a un comunicato di solidarietà alla Guardia costiera che non entra nel merito e non chiarisce la questione principale: perché le imbarcazioni non sono uscite per salvare il barchino con 180 persone a bordo, poi distruttosi a poche centinaia di metri dalla costa?

Al rientro delle imbarcazioni della Guardia di finanza, le uniche ad aver provato un intervento in mare senza riuscirsi, sarebbe stato sollecitato, a quanto risulta a Domani, alla locale capitaneria di porto un intervento anche congiunto, intervento che non è mai avvenuto. Perché?

La notte della tragedia

Torniamo a quelle ore. Alle 22:30 di sabato scorso l’agenzia europea, Frontex, segnala la presenza in mare di un’imbarcazione, la stessa che si schianterà provocando la morte di oltre 60 persone, tra queste almeno quindici bambini.

Già alla cinque di mattina di sabato era stato diffuso un avviso generico sulla situazione di imbarcazioni nel mar Ionio.

«Nella serata di ieri un velivolo Frontex in attività di pattugliamento ha avvistato un’imbarcazione che presumibilmente poteva essere coinvolta nel traffico di migranti, a circa 40 miglia dalle coste crotonesi», si legge in una comunicazione della Guardia di finanza che ricostruisce quei momenti.

La vicenda viene rubricata come operazione di polizia di frontiera «coinvolta nel traffico di migranti» e non come salvataggio in mare. Questo è un punto decisivo. 

La Guardia costiera riceve la comunicazione, ma non si attiva. Lo fa, invece, la Guardia di finanza che spedisce in mare una vedetta e un pattugliatore, ma entrambe rientrano perché «avrebbero messo a repentaglio l’incolumità dell’equipaggio e anche dei migranti da salvare, non erano adatte viste le condizioni del mare a intervenire», ha raccontato a Domani una fonte investigativa. 

L’intervento congiunto che non c’è

Foto Giovanni Isolino/LaPresse

Le due imbarcazioni escono, ma rientrano perché non riuscivano a tenere il mare, così i militari si dotano di giubbotti di salvataggio e tornano a bordo, ma anche il secondo tentativo fallisce. Siamo in piena notte, ma prima delle 3, c’è ancora tempo per avvicinare quel barchino.

Così viene avvertita, risulta a Domani, la capitaneria di porto e sollecitata a un intervento anche congiunto, un intervento che non avverrà mai.

Alle 5:40 un pescatore, Antonio Grazioso, ha raccontato al tg regionale della Rai, di aver ricevuto una telefonata dalla Guardia costiera di Crotone per segnalare una barca in avaria, ma era già tardi.  

Restano troppe domande che abbiamo girato alla Guardia costiera, al portavoce del ministro, Matteo Salvini, ma non abbiamo ottenuto risposta. Il ministro è stato informato durante la notte? Perché la Guardia costiera, come fatto altre volte, non ha inviato le sue imbarcazioni per procedere al salvataggio?

La Guardia costiera affida la ricostruzione a un comunicato, parla di un avviso di Frontex, arrivato il 25 febbraio, che indicava un’unità di navigazione nel mar Ionio «in buone condizioni di galleggiabilità, con una sola persona visibile».

La segnalazione arriva alla Guardia di finanza che si occupa delle operazioni di polizia, “law and enforcement”, e per conoscenza, alla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma. Insomma è una questione di legge, di polizia e non di salvataggio.

Nella ricostruzione si arriva alle 4.30 circa quando sono giunte alla Guardia costiera alcune segnalazioni telefoniche da terra relative ad un'imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa, ma è troppo tardi.

Serviva il salvataggio

Frontex, però, affida all’Ansa una replica che lascia poco spazio ai dubbi precisando di aver avvistato «un'imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane: come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane
dell'avvistamento». Non occorreva un’operazione di polizia, ma di salvataggio. 

«È impensabile che le decisioni di non uscire siano state assunte unicamente dal livello operativo», dice un ufficiale della Guardia costiera.

«In questi casi, dopo la comunicazione di Frontex, il comando generale attiva il coordinamento, si lancia allarme e si dirottano unità mercantili in zona in attesa di imbarcazioni di soccorso per mitigare la potenza del mare. Nulla è stato fatto, eppure, era evidente si trattasse una imbarcazione con a bordo migranti e, come più volte precisato dai nostri vertici, quando c’è una nave con centinaia di persone a bordo non si può abbandonarla alla deriva».

La procura di Crotone, guidata da Giuseppe Capoccia, ha aperto un fascicolo sul naufragio, già sono stati individuati alcuni scafisti, ma ha anche acquisito le comunicazioni tra le autorità per capire se ci sono stati ostacoli nelle operazioni di salvataggio.

Risulta, ad esempio, che alcuni migranti abbiano chiesto agli scafisti di muoversi verso la costa qualche ora prima del naufragio, una richiesta rimasta inascoltata

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