La Dda di Catanzaro ha arrestato 17 membri del clan di 'ndrangheta dei Forastefano di Cassano all'Ionio e che opera nell'intera Sibaritide (Cosenza). Tra le accuse contro gli arrestati ci sono quelle di estorsioni a danno di imprenditori e truffa all’Inps. 

Al vertice dell’associazione, secondo le carte del gip di Catanzaro, c’era Pasquale Forastefano, detto "l’animale", che aveva assunto un ruolo di «promotore, organizzatore e attuale reggente del sodalizio anche in ragione della detenzione di suo padre Domenico Forastefano, che ne è stato il capo storico, in tale veste dominus di tutte le attività illecite della cosca».

Gli altri ruoli

Un altro ruolo di primo piano è stato quello di Alessandro Forastefano, che fungeva da «promotore e organizzatore, in quanto figlio e fratello, rispettivamente, del capo storico e del reggente della cosca, nonché intestatario dell'impresa di autotrasporti riferibile al clan di appartenenza, oltre che con compiti di imporre a ditte concorrenti ed ai loro committenti l'effettuazione di trasporti su gomma». 

Anche Silvio Forastefano ha funto «da promotore e organizzatore dell'associazione mafiosa con compiti di trait d'union tra il sodalizio ed i proprietari e rappresentanti di società agricole, poi acquisite dall'associazione in affitto tramite prestanome».

Primo obiettivo: l’agricoltura

Secondo gli inquirenti, l’associazione sgominata «si è ingerita nel settore imprenditoriale di tutta l'area della piana di Sibari e in particolare nel settore agricolo, nel settore della distribuzione di prodotti dell'agricoltura e degli autotrasporti, con la costituzione di alcune imprese che hanno assunto posizioni di vantaggio, che sono state costituite e sono finanziate col provento dei crimini organizzati ed eseguiti dall’associazione che occupa, che reimpiega in esse i proventi derivanti dalle attività illecite a cui essa è dedita».

L’avvocato

Infine, ha attratto l’attenzione anche l’attività svolta dall’avvocato G.B., accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. «Atteso che, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa dell'associazione mafiosa», il legale «ha fornito tuttavia un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, che ha avuto un'effettiva rilevanza causale ai fini della conservazione e del rafforzamento delle capacità organizzative dell’associazione, e che era diretto alla realizzazione del programma criminoso della medesima. In particolare, presentato ai capi dell'associazione da Luca Laino, ha assunto il ruolo di legale dell'associazione, assumendo un ruolo centrale nella perpetrazione delle truffe nel settore agricolo».

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