Le testimonianze

Cittadinanza, la negazione dei diritti ai bambini stranieri nati in Italia

Two Gypsy boys sell second hand items under a railway bridge in Belgrade, Serbia, Monday, Oct. 15, 2007. About 80 percent of Gypsy children in Serbia enroll in the obligatory primary schools, but only 20 percent actually graduate, according to the UNICEF mission in Belgrade. (AP Photo/Marko Drobnjakovic)
Two Gypsy boys sell second hand items under a railway bridge in Belgrade, Serbia, Monday, Oct. 15, 2007. About 80 percent of Gypsy children in Serbia enroll in the obligatory primary schools, but only 20 percent actually graduate, according to the UNICEF mission in Belgrade. (AP Photo/Marko Drobnjakovic)
  • Ioan (nome di fantasia) è un ventenne di origine rumena che è divenuto cittadino italiano lo scorso 7 novembre, grazie a una sentenza a lui favorevole emessa dal tribunale civile di Roma. Come lui ci sono tanti ragazzi e ragazze nati e cresciuti in Italia a cui viene rigettata ingiustamente la richiesta di cittadinanza.
  • Claudia M. è diventata cittadina la scorsa estate, quando una sentenza della prima sezione civile della corte d’appello di Firenze ha ordinato al «ministero dell’Interno di procedere alle iscrizioni, trascrizioni e annotazioni di legge, nei registri dello stato civile». 
  • L’avvocato Salvatore Fachile del direttivo dell’associazione studi giuridici immigrazione, che negli ultimi anni ha seguito diverse decine di casi di questo tipo, sottolinea che «esiste una lunga giurisprudenza» sul tema. Da Crotone a Milano, quando i comuni negano la cittadinanza agli stranieri nati e cresciuti in Italia, spesso con motivazioni pretestuose, «i tribunali ci danno ragione».

Per continuare a leggere questo articolo