- Nella richiesta di archiviazione dei protagonisti della lobby nera spunta anche il versamento dell’università telematica Unicusano a favore di Antonio Tajani, oggi ministro degli Esteri, risalente al 2019 e pari a 100mila euro.
- Erogazione regolarmente registrata e che non ha avuto alcuna conseguenza penale, ma è opportuno che un’università telematica, destinataria anche di finanziamenti da parte del ministero dell’Università, elargisca fondi a politici?
- Unicusano risulta un ente pubblico non economico, ma la procura si affida a una sentenza del Consiglio di stato, che parla di natura mutevole delle università non pubbliche, per archiviare la pratica.
Nella richiesta di archiviazione dei protagonisti della lobby nera spunta anche un versamento di 100mila euro, regolarmente registrato, dell’università telematica Unicusano a favore di Antonio Tajani, oggi ministro degli Esteri, risalente al 2019.
Ma come si è arrivati a scoprire questa cospicua elargizione? Per capirlo bisogna partire proprio dalle verifiche della procura di Milano dopo la trasmissione su La7, a Piazzapulita, del documento firmato da Fanpage, intitolato “Lobby nera”.
La lobby archiviata
«Le affermazioni, contenute nel materiale video e audio, di Roberto Jonghi Lavarini e di Carlo Fidanza sull’esistenza di un sistema di lavatrici in grado di ripulire il denaro in contanti consegnato per finanziare in nero le campagne elettorali non ha trovato adeguato riscontro».
È uno dei passaggi della richiesta di archiviazione, firmata dal pubblico ministero Giovanni Polizzi della procura di Milano, che chiede la chiusura dell’indagine che vedeva coinvolti il barone nero, Roberto Jonghi Lavarini, l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, il commercialista Mauro Rotunno, il parlamentare europeo leghista, Angelo Ciocca e l’esponente locale del partito meloniano, Chiara Valcepina, che ora si candida alle regionali.
Dopo la messa in onda del servizio, i finanziari hanno vagliato l’intero girato, e verificato i conti correnti intestati ai mandatari elettorali dei candidati e analizzato il materiale sequestrato durante le perquisizioni. Cosa è emerso?
Dal girato è emerso il ruolo di Roberto Jonghi Lavarini, la raccolta del denaro contante destinato alla campagna elettorale di alcuni candidati sostenuti dal gruppo di attivisti legati alla destra estrema milanese avveniva mediante eventi organizzati dal barone nero.
Quando si trattava di somme consistenti, il riciclaggio sarebbe dovuto avvenire tramite il commercialista e una rete di complici, ma non sono emerse operazioni sospette.
Quando, invece, le somme erano minori sarebbe stato Jonghi Lavarini a elargire il denaro in contante, meccanismo che sarebbe già stato sperimentato in passato, secondo le parole del barone nero, circostanza come altre sulle quale non sono stati trovati elementi di conferma nell’indagine.
Lali Panchulidze è la persona, amica del barone nero, che ritira la valigia che avrebbe dovuto contenere i soldi corrisposti dal finto finanziatore. Per la procura si tratta di un reato impossibile perché inesistente l’oggetto: i soldi nella valigia.
Dall’analisi dei video e degli audio spunta, stando alle dichiarazioni del barone nero, una rete di di rapporti ambigui, veri o presunti, anche con ex membri dei servizi segreti, «con massoni e con criminali del calibro di Massimo Carminati».
L’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva più volte polemizzato chiedendone la visione dell’intero girato, ma è la procura di Milano a certificare che «l’esame del materiale integrale, complessivamente, ha confermato quanto già appurato mediante la visione del servizio andato in onda su La7».
Vengono riportate frasi di conversazioni tra il giornalista e Fidanza dove quest’ultimo menziona, in modo generico e allusivo, la possibilità di fare “black”.
Dal materiale video e audio emergono elementi che «inducono il sospetto del ricorso a finanziamenti illeciti (...) ma non ci sono riscontri convergenti», scrive la procura.
Questa è l’analisi del girato alla quale ha fatto seguito la valutazione del materiale raccolto nei conti correnti.
Unicusano e i soldi a Ciocca e Tajani
Da questa indagine sono emersi i versamenti di Unicusano ai mandatari elettorali di Angelo Ciocca (80mila euro) e di Antonio Tajani (100mila euro) da parte di Unicusano, ente pubblico non economico, disposti nel maggio 2019.
I versamenti sono stati analizzati per capire l’eventuale commissione del reato di finanziamento illecito ai partiti in quanto «pur essendo risultati regionalmente deliberati dal cda dell’ente, rappresentano erogazione di denaro destinata a un partito e proveniente da un ente universitario al quale, in quanto pubblico, tali finanziamenti sono preclusi dall’articolo 7 legge numero 195/1974».
Unicusano risulta un ente pubblico non economico, ma la procura si affida a una sentenza del Consiglio di stato che parla di natura mutevole delle università non pubbliche, per archiviare la pratica e lo fa evidenziando che i soldi arrivati ai politici sono partiti da conti correnti dove, in uno, confluiscono le rette universitarie e non su quello dove arrivano i fondi pubblici provenienti dal ministero dell’Università.
Proprio Tajani, da presidente del parlamento europeo, era andato nel 2017 all’inaugurazione dell’anno accademico di Unicusano. «Il parlamento europeo ha sempre considerato l’e-learning uno strumento utile per la formazione degli europei», diceva. La stima era reciproca.
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