«Se si ritiene necessario intervenire sulla gestione dell’ordine pubblico a Trieste, salvaguardando la libertà costituzionale di manifestare pacificamente contro il fascismo ed il nazismo, e prendendo provvedimenti nei confronti di coloro  che hanno permesso lo svolgimento di questo sabato nero che rimarrà nella memoria delle vergogne della città di Trieste». A chiederlo alla Ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, in una interrogazione parlamentare che è stata depositata lo scorso 29 ottobre, è la senatrice Paola Nugnes. 

Il 24 ottobre, nel piazzale antistante la stazione della città giuliana, piazza della Libertà, si è tenuta una manifestazione organizzata dal gruppo Son Giusto, una pagina facebook che sulla rete ha 76.000 seguaci e che si definisce un «sito di informazione, opinione e critica indipendente del nostro paese, l'Italia». Nella realtà, il canale social è un aggregatore di istanze razziste e xenofobe che nel recente passato ha organizzato proteste in alcune piazze di Trieste «per fermare il business dell’immigrazione», a cui avevano preso parte esponenti locali di Forza Nuova e del Veneto Fronte Skinheads.

Sabato scorso, invece, il gruppo aveva deciso di «riprendersi la sua piazza pagata con i soldi pubblici ora invasa dai buonisti» srotolando uno striscione bianco  che recitava: «Trieste, Lampedusa, stessi destini, basta clandestini».

Son Giusto si era presentato nella piazza della stazione con la volontà di provocare. Già, perché piazza della Libertà, a Trieste, non è una piazza qualunque, perlomeno dal punto di vista simbolico. Qui, infatti, da oltre un anno i volontari dell’associazione Linea d’ombra, insieme ai medici di strada SiCura, curano, letteralmente, le ferite dei migranti che arrivano nella città giuliana attraverso la rotta balcanica. E lo fanno nel piazzale della stazione che ora è stata ribattezzata “Piazza del mondo”.

Fino a sabato scorso, appunto. Quando l’estrema destra locale aveva tentato di riappropriarsene. Scatenando già nei giorni precedenti un coro di proteste. I consiglieri comunali del partito democratico, per esempio, si erano dichiarati preoccupati per l’autorizzazione data dal questore di Trieste «a gruppi che non rispettano la Costituzione e a cui si permette che ancora una volta infieriscano sulle persone più fragili e su chi si adopera per garantire loro i minimi diritti umani», lanciando, inoltre, l’allarme sulle tensioni sociali che la manifestazione dell’estrema destra locale avrebbe scatenato. E in effetti così è stato.

Perché negli stessi istanti in cui si svolgeva il presidio fascista, venivano  «caricati, bastonati e sgomberati con violenza, intossicati con spray al peperoncino un centinaio di persone che stavano semplicemente dimostrando la propria civiltà, a fronte dell’intolleranza fascista bandita dalla nostra Costituzione», si legge nell’interrogazione presentata dalla senatrice Nugnes.  E in cui si rileva anche che il giorno successivo, sempre a Trieste, nel corso della cerimonia istituzionale per il 66° anniversario del ricongiungimento della città all’Italia, «tra i vessilli militari è apparso indisturbato, e addirittura impreziosito dalla sosta del Sindaco Roberto Di piazza, il labaro della Decima Mas i cui famigerati battaglioni operarono con i nazisti contro gli alleati e i partigiani».

Anche per questo episodio, ha chiesto la senatrice«quali iniziative urgenti intende assumere il Ministro dell’Interno di fronte a simili violazioni delle libertà costituzionali».

Intanto, il bilancio finale del sabato nero di Trieste riporta  quattro persone finite a farsi medicare in ospedale e di un rapporto parlamentare che è finito sul tavolo del ministero dell’Interno.

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