Giovedì, sono stati registrati 37.978 nuovi casi di Covid-19 e 636 decessi, il numero più alto da aprile. Significa che questa settimana più di duemila persone sono morte a causa del coronavirus. Aumentano anche i posti occupati dai malati Covid-19 nelle terapie intensive: ieri hanno raggiunto i 3.170, circa il 35 per cento del totale delle terapie intensive in Italia.

Si tratta di una percentuale superiore alla soglia di allarme, considerato che normalmente il 70 per cento delle terapie intensive è occupato da malati non Covid-19. Nonostante questi dati inquietanti, la percentuale di positivi sui tamponi effettuati rimane costante. Giovedì era pari al 16,18 per cento, la stessa cifra di una settimana fa.

Nuove zone arancioni e rosse

Oggi dovrebbero essere annunciate le nuove zone arancioni e rosse sulla base del monitoraggio settimanale dei 21 indicatori da parte della cabina di regia, l’organo tecnico di cui fanno parte esperti del ministero della Salute e delegati delle regioni. Tra le regioni che nell’ultimo monitoraggio avevano indicatori preoccupanti e che quindi oggi potrebbero passare in zona arancione ci sono Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna.

La situazione più confusa, però, è quella della Campania. La regione si trova in zona gialla, ma i suoi ospedali sembrano essere molto più in crisi di quanto mostrerebbero gli indicatori. Per tutta la settimana si è parlato di un suo possibile spostamento in zona arancione, ma l’ipotesi non si è ancora concretizzata. Nella regione sono presenti ispettori del ministero che dovrebbero accertarsi della situazione.

Il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha respinto tutte le accuse alla sanità regionale e ieri ha scritto su Facebook che è in corso uno «sciacallaggio contro la Campania» e una «intollerabile campagna» contro il suo sistema sanitario. Ieri, a De Luca ha risposto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha detto che la sanità in Campania «è al collasso» e che nelle regioni del Sud dovrebbero essere inviati «esercito e protezione civile».

Altre regole in tre regioni

In attesa di sapere se le loro regioni saranno spostate in zona arancione, i presidenti di Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna si sono accordati per approvare nuove regole più restrittive per i loro territori. Le nuove ordinanze prevedono l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto tranne che quando si fa attività sportiva (le regole nazionali prevedono di indossarla solo se ci si trova vicino a persone non conviventi). Tutti i negozi, tranne farmacie, alimentari e tabacchi, dovranno chiudere nei giorni festivi. Negli esercizi commerciali potrà entrare solo una persona per nucleo familiare alla volta e si potrà fare un’eccezione solo per accompagnare persone con difficoltà o minori di 14 anni.

Bar e ristoranti possono restare aperti fino alle 18, come da disposizioni nazionali, ma a partire dalle 15 potranno effettuare servizio soltanto ai clienti seduti al tavolo. I tre presidenti hanno inoltre stabilito che sarà vietato passeggiare nei centri città e nei luoghi turistici anche se è poco chiaro come questa norma sarà concretamente applicata. «Le camminate e le passeggiate, le corsette, non si fanno in centro storico, per le strade della città, in luoghi turistici, ma la fai in aree verdi, campagna, piste ciclabili non centrali – ha spiegato il presidente del Veneto Luca Zaia - I residenti in centro possono passeggiare in centro ma se c'è assembramento è consigliabile che evitino».

Curva appiattita in Europa

Negli altri grandi paesi europei la curva del contagio sembra in via di appiattimento. In Germania, Regno Unito, Francia e Spagna il numero di nuovi casi ha smesso di crescere da diversi giorni. L’epidemia in Francia, dopo aver raggiunto un picco di quasi 90mila nuovi casi lo scorso 7 novembre, sembra aver rallentato considerevolmente. Il paese si trova da due settimane in un lockdown totale, con il divieto di uscire di casa tranne che per ragioni di salute o di lavoro (le scuole però sono rimaste aperte).

In Germania, il numero di nuovi casi ha iniziato a ridursi questa settimana, con circa 22mila casi registrati ieri, poco meno del record di sabato, quando sono stati identificati 23mila casi. Lothar Wieler, presidente dell’Istituto Koch, la principale autorità sanitaria tedesca, ha detto di essere «cautamente ottimista» e che la curva dei contagi «sta salendo in maniera meno ripida, sta iniziando ad appiattirsi». La Germania si trova in un “lockdown leggero” dallo scorso 2 novembre, quando il governo nazionale ha deciso la chiusura di tutti i bar, i ristoranti e gli alberghi.

In Spagna, il numero di nuovi casi di Covid-19 è sceso nel corso del fine settimana per la prima volta dall’inizio di ottobre. Ma il numero di morti causate dal virus ha raggiunto un nuovo record, oltre 500 al giorno. Si tratta di una cifra destinata a crescere nei prossimi giorni, anche se il numero di contagi continuerà a scendere. Questo perché le condizioni dei pazienti impiegano tempo a peggiorare, in genere due o tre settimane. I decessi a cui assistiamo in questi giorni, in altre parole, sono quelli di persone che hanno contratto il virus quando i casi aumentavano ancora in modo esponenziale. Anche l’Italia sembra trovarsi in una situazione simile.

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