Secondo fonti giudiziarie egiziane, la detenzione di Patrick Zaki è stata prolungata di altri 45 giorni. Manca l’ufficialità, ma anche l’avvocata dello studente ha confermato la notizia. Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury ha criticato duramente l’ennesima estensione dell’incarcerazione e le sue dinamiche dicendo: «Siamo in una situazione paradossale in cui giudici, procuratori e altri esponenti della magistratura egiziana comunicano l'esito presunto dell'udienza per Patrick a tutti meno che all'avvocata. Questa vicenda, se confermata, dimostrerebbe ancora una volta che in Egitto le procedure, i diritti, il rispetto per la dignità dei detenuti valgono meno di zero».

Noury ha poi ribadito l’illegalità della detenzione di Zaki e ha detto di prepararsi «per una campagna ancora più massiccia» per il suo rilascio. Zaki è detenuto dal 7 febbraio dell’anno scorso, data del suo ritorno in Egitto dall’Italia. Le accuse contro di lui sono di avere incitato alla violenza la popolazione e di avere diffuso notizie false. Si tratta di accuse usate normalmente da parte del regime egiziano del presidente, Abdel Fattah al Sisi per punire i dissidenti.

«Rilasciate Zaki»

L’avvicinarsi del primo anniversario della carcerazione dell’attivista, ha portato diverse associazioni e politici italiani a chiedere il suo immediato rilascio. In un post su Facebook gli attivisti del gruppo Patrick Libero hanno detto che lo studente «non deve completare un intero anno in prigione» e che, nonostante la «stanchezza», non smetteranno «mai di chiedere il rilascio incondizionato di Patrick». Sulla detenzione dell’attivista è intervenuto anche il consiglio regionale della Toscana che ha votato all’unanimità una mozione per chiedere la sua scarcerazione immediata.

«Una violenza al cubo»

L’ultima udienza sul caso Zaki si è svolta il 18 gennaio e ha prolungato di ulteriori quindici giorni la sua incarcerazione. Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury ha definito «una violenza al cubo» la tattica adottata dalle autorità egiziane che hanno continuato a prolungare di mese in mese la detenzione di Zaki incuranti della sempre più forte pressione internazionale per un suo rilascio e delle sue condizioni psicologiche e fisiche sempre più preoccupanti a causa del duro regime detentivo e raccontate da lui stesso in diverse lettere.

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