L’area che il comune intende cedere a Milan e Inter per costruire il nuovo stadio è inquadrata tra le aree a “Grande funzione urbana” in cui andrebbero realizzate opere di utilità pubblica. Ma la direzione presa dalle squadre, stando al dossier presentato al comune, sembra non rispondere a questa indicazione
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Milano si prepara a mesi intensi sul fronte del nuovo stadio di Milan e Inter. Con l’apertura dell’avviso per la presentazione di proposte, è iniziato ufficialmente l’iter che dovrebbe portare i due club ad acquistare un’area di 280.916 mq, dove attualmente sorge lo stadio Giuseppe Meazza.
Il conto alla rovescia è partito ufficialmente. Il 30 aprile si chiuderà la procedura per manifestare l’interesse sull’area. Poi in altri tre mesi si dovrebbe arrivare alla cessione definitiva. A chi? Agli unici soggetti che parteciperanno a questa gara. Gli unici che hanno interesse e capacità economica per costruire un nuovo stadio: Milan e Inter.
La Grande funzione urbana
L’area su cui sorge attualmente lo stadio di Milano è stata inquadrata con l’ultimo Piano di governo del territorio (Pgt Milano 2030) tra le aree a Grande funzione urbana (Gfu). Si tratta di aree destinate «alla localizzazione di rilevanti funzioni per servizi pubblici e/o di interesse pubblico o generale, per attrezzature pubbliche, nonché per funzioni, anche private, aventi carattere strategico».
Nel Pgt del capoluogo lombardo, approvato nell’ottobre del 2019 quando già si parlava di nuovo stadio da alcuni mesi, sono state individuate in totale cinque aree inquadrate come Gfu: oltre a San siro troviamo infatti l’ambito Bovisa – Goccia – Villapizzone, l’area di Piazza d’Armi, la zona di Porto di Mare e il Gfu di Rubattino. Cinque aree in cui devono essere realizzati servizi di interesse pubblico con il divieto di costruire qualsiasi struttura di carattere residenziale.
Ma sull’area che sarà messa a bando per lo stadio, il Comune ha adottato una linea diversa rispetto a quanto previsto per gli altri quattro. «Per il solo ambito di San Siro è ammesso l'insediamento di una Grande struttura di vendita (Gsv) entro l'indice di edificabilità massimo previsto, senza ulteriore autorizzazione da parte del Consiglio Comunale». Come riportato sul sito dello stesso comune, sono considerati grandi strutture di vendita «gli esercizi commerciali per la vendita al dettaglio in area privata con superficie di vendita superiore a 2500 mq».
Una deroga che permetterà ai due club di costruire, senza nemmeno dover richieder ulteriori autorizzazioni all’amministrazione, una grande area commerciale nella zona dello stadio.
Sempre nel 2019, poi, la Giunta ha previsto una serie di prescrizioni di cui dovrà tenere conto chi acquisterà l’area. Tra queste vi sono la realizzazione di «una cittadella di sport e servizi» con l’obiettivo di «rafforzare la vocazione sportiva dell’area» e «l’incremento significativo di verde pubblico fruibile».
il progetto
Le società si sono così adeguate, a modo loro, e nel documento di oltre 250 pagine presentato al comune di Milano hanno evidenziato i tratti salienti di un loro eventuale intervento sull’area.
Scartate le ipotesi che prevedono il mantenimento dello stadio attuale, così com’è attualmente o ristrutturato, Milan e Inter hanno optato per una terza opzione che prevede la costruzione da zero di un nuovo impianto da 71mila posti a sedere e interventi di varia natura nell’area circostante. Cogliendo al balzo l’opportunità concessa dall’amministrazione, nel dossier presentato al comune, i club hanno inserito la rifunzionalizzazione del Meazza attraverso la «costruzione di un nuovo complesso attrattivo che includerà funzioni commerciali, uffici ed un hotel con relativi parcheggi sotterranei».
Quel che verrà salvato del “vecchio” stadio, parte del secondo anello e le iconiche rampe esterne, sarà quindi fatto fruttare attraverso la concessione di spazi a privati per l’apertura di attività commerciali e ricettive.
Ancor più confusa la situazione sulla presenza di una «cittadella dello sport». In assenza di un progetto concreto, che sarà presentato solo in una fase successiva, quello che emerge dal dossier presentato dalle squadre sembra indicare che Milan e Inter su questo tema abbiano fatto “il compitino”. Pur sottolineando che «lo sport è un tema centrale nella strategia di riqualificazione», non sembra essere prevista al momento la presenza di impianti sportivi tali da essere definiti «una cittadella dello sport» come vorrebbe il Comune.
Una delle strade che, attraverso il futuro parco, porteranno allo stadio sarà «uno spazio attivo e dinamico dedicato allo sport e al benessere urbano» mentre sono previste cinque aree dedicate ad attività sportive. Sulla qualifica di attività sportive, però, sembra esserci confusione. Nelle foto esemplificative riportate nel dossier, infatti, compaiono come aree sportive anche un’area giochi per bambini e un percorso ciclabile. Interventi sicuramente notevoli per la comunità, ma che mal si conciliano con la richiesta di creare un nuovo polo per lo sport.
Sembra stridere invece con la richiesta di implementare il verde nell’area il posizionamento del nuovo stadio che sorgerà in quella che è attualmente l’unica macchia verde dell’area oggetto del bando: il parco dei Capitani (oltre 50mila mq di vegetazione profonda).
Il futuro impianto, infatti, sorgerà accanto al Meazza, in corrispondenza di dove si trovava il palasport crollato per una nevicata nel 1985. L’implementazione del verde pubblico, insomma, partirà da una colata di cemento sull’unica area destinata alla vegetazione già presente, per poi convertire in verde il cemento intorno.
Verso un quartiere per ricchi
A tenere in piedi la funzione pubblica dell’area sembra, dunque, rimanere quasi esclusivamente lo stadio. Della cittadella dello sport, che avrebbe potuto costituire un elemento importante per il tessuto sociale del quartiere, non c’è al momento traccia mentre come prevedibile le due squadre si sono subito attivate per prevedere la costruzione di attività commerciali, sicuramente più remunerative.
Con la costruzione di un nuovo complesso residenziale nell’area dell’ippodromo del Trotto, i cui lavori dovrebbero partire entro la fine dell’anno, sembra che il futuro della zona sia già definito: creare un quartiere per ricchi all’interno di una delle periferie più popolari della città. Il progetto per l’area del Trotto, curato dallo studio Kohn Pedersen Fox Associates, punta a creare «una vibrante destinazione urbana collettiva» sul modello della vicina CityLife.
E in questo senso appare come una manna dal cielo l’apertura del comune, immediatamente colta dalle squadre, alla creazione di una Grande struttura di vendita nel Gfu di San Siro, adiacente all’area dell’ex trotto. Le attività economiche e commerciali, non previste nel progetto residenziale dell’ippodromo, saranno realizzate a meno di due minuti a piedi da Milan e Inter.
La tanto sbandierata opportunità di crescita per il quartiere, e in particolare per l’area popolare, che per mesi ha accompagnato la narrazione sulla necessità di un nuovo stadio sembra dunque smentita dai fatti. O meglio: opportunità ci saranno, ma non per tutti. E a conferma di una tendenza che a Milano sembra sempre più consolidata, quella di incentivare sempre allo sviluppo di una città esclusiva, vi è un altro dato significativo: dei 71mila posti a sedere previsti per il nuovo stadio, circa 9mila dovrebbero essere riservati per l’area corporate.
Alle partite si troveranno così quasi diecimila manager d’azienda, vip, super ricchi. Con buona pace di chi crede ancora al calcio come sport popolare.
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