Le aziende, i versamenti e le nomine. Il presidente è indagato con Posteraro. L’amico è pure capo segreteria della compagna del forzista. Il Pd: «Chiarezza»
Gli affari insieme. Le nomine nelle partecipate. La consulenza ben pagata con la compagna sottosegretaria del governatore. Dove c’è Paolo Posteraro, c’è il presidente della Calabria Roberto Occhiuto. Il primo, classe 1982, è moltissime cose: giornalista, scrittore, imprenditore, ex editore, già amministratore delle aziende di trasporto pubblico, consulente politico.
Ma ora è soprattutto l’uomo che rischia di inguaiare Occhiuto, il presidente senza paura che ieri, dopo che questo giornale gli ha chiesto un commento sull’indagine per corruzione che lo riguarda, ha preferito non rispondere e affidare ai social network l’annuncio che ha sconvolto, quasi per “l’audacia” dell’attività intrapresa dalla magistratura di Catanzaro, l’intero centrodestra. «Ho ricevuto un avviso di garanzia, ora controllatemi tutto, non ho nulla da temere», le parole del governatore forzista che ha subito incassato la solidarietà della sua parte politica. Il sostegno, da Tajani a Gasparri passando per Mulè e Schifani, si spreca. C’è chi ha dichiarato che «associare il nome di Occhiuto alla corruzione è un mero ossimoro», mentre il presidente, sempre nel messaggio fissato sul suo profilo Instagram, ha detto di essere pronto a essere sentito immediatamente e «al buio» dagli organi inquirenti.
Ieri mattina, tuttavia, il presidente – tra i più amati secondo le classifiche stilate sui governatori delle regioni – non si trovava a Catanzaro, ma a Roma, al ministero dell’Economia e delle Finanze per discutere il dossier sulla sanità calabrese. Del resto non sarebbe stato ancora convocato dai pm Roberto Occhiuto, finito nelle carte giudiziarie per i legami, svelati già nel 2021 da Domani, col fedelissimo Posteraro (e con una sua altra, salda, conoscenza: il manager di Ferrovie della Calabria, Ernesto Ferraro).
Un’ottima annata
Se in procura le bocche sono cucite – e i particolari che circolano, come quello di un possibile coinvolgimento della Dda, faticano a trovare conferme – questo giornale può dire che l’inchiesta per cui il presidente ha ricevuto nei giorni scorsi la notifica dell’avviso di garanzia ha al centro affari privati che riguarderebbero più il profilo imprenditoriale, rispetto a quello istituzionale, del governatore. Che con Posteraro – capo segreteria della compagna di Occhiuto, la sottosegretaria del governo Meloni, Matilde Siracusano – ha avuto a che fare anche per l’avventura vitivinicola intrapresa (e poi abbandonata).
I due nel 2019 hanno infatti rilevato insieme a Valentina Cavaliere – che tra l’altro risulta aver avuto un incarico in Amaco e candidata nel 2021 al consiglio comunale di Cosenza nella lista “Occhiuto per Caruso” – l’azienda “Tenuta del Castello”, situata a Montegiordano, tra Calabria e Basilicata, dedita alla produzione di vino e olio. Azienda poi ceduta a un imprenditore lucano.
In base a quanto si apprende, sotto la lente degli investigatori sarebbe finita anche questa precisa parentesi imprenditoriale del governatore. Ed è per questa ragione che gli indagati non sarebbero soltanto Occhiuto, Posteraro e Ferraro.
Mentre si attendono risposte, i detective calabresi stanno indagando su tutta questa rete di legami e fatti. Tra questi potrebbero esserci anche alcune evidenze finanziarie che avrebbero dato il via alle verifiche. Come per esempio un versamento di 21mila euro, diviso in due tranche, fatto da Posteraro all’allora deputato e candidato alla guida della regione. In quel periodo, fine novembre 2020, i due sono soci al 50 per cento della holding che controlla la “Fondazione patrimonio artistico retail”, di cui Posteraro è tuttora amministratore delegato, e che nel periodo dei bonifici «sospetti» beneficiava della garanzia del medio credito centrale (controllato da Invitalia) per ottenere prestiti dalle banche per oltre 350mila euro sfruttando il decreto liquidità Covid.
Ma il punto che aveva insospettito di più i detective dell’antiriciclaggio tanto da segnalarlo come anomalo è che l’autore dei versamenti, cioè Posteraro, ricopriva ruoli in aziende pubbliche del Comune di Cosenza all’epoca amministrato dal fratello del governatore. Il manager, infatti, guidava in particolare Amaco, oggi in crac e per il cui fallimento, dichiarato nel 2023, Posteraro è pure indagato in un’altra inchiesta della procura cosentina: i magistrati all’ex socio e fedelissimo del governatore forzista contestano di aver causato il «dissesto irreversibile» della società, prima della liquidazione giudiziale avvenuta nel 2023. L’ipotesi è che lo abbia fatto attraverso una serie di «operazioni dolose».
Dalla vigna, dunque, all’azienda sul patrimonio artistico: affari, quelli di Occhiuto, dove a comparire è sempre Posteraro, pure finito, come consulente almeno fino a dicembre 2024, in Ferrovie della Calabria, l’azienda di trasporto pubblico di proprietà della regione e nei cui uffici, venerdì 6 giugno, sono avvenute le perquisizioni della Guardia di Finanza. Perché? E cos’hanno trovato gli investigatori?
«Si faccia chiarezza»
Troppi gli interrogativi su questa vicenda. Motivo per cui il Partito democratico calabrese ha chiesto nelle ultime ore chiarezza. «Serve al più presto un chiarimento sulle indagini che interessano il presidente della Regione Calabria. Confermiamo la nostra posizione sul rispetto delle garanzie costituzionali previste, ma – hanno scritto in una nota dem della Calabria – restiamo in attesa degli sviluppi della vicenda, ben consapevoli che Roberto Occhiuto e la sua giunta hanno gravi responsabilità e colpe politiche, soprattutto per il declino della sanità pubblica regionale e per la loro obbedienza cieca agli ordini dei partiti di governo». Al contrario è «Forza Roberto», il grido unanime della destra di governo.
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