Torna l’ora solare. Questa notte, quella tra il 29 e il 30 ottobre 2022, alle tre le lancette torneranno indietro di un’ora e dovremo aspettare il 26 marzo 2023 prima che torni l’ora legale. Da anni ci si interroga se sia opportuno mantenere questa alternanza, ma quest’anno il dibattito, complice il rincaro dei prezzi dell’energia, è diventato più serrato. Da più parti, infatti, si leva la richiesta di mantenere l’ora legale per tutto l’anno, tanto che la Società italiana di medicina ambientale (Sima) e l’associazione Consumerismo no profit hanno lanciato una petizione per l’abolizione dell’ora solare che in poco tempo ha raccolto oltre 265mila firme.

I risparmi

Come ha spiegato il presidente di Sima, Alessandro Miani, a Tgcom24, il passaggio permanente all’ora legale «consentirebbe di guadagnare un’ora di luce e calore solare ogni giorno e, considerati gli attuali prezzi del gas, determinerebbe nel nostro paese risparmi sui consumi di energia stimabili in circa un miliardo di euro solo nel primo biennio.

Secondo Terna, società italiana operatrice delle reti di trasmissione dell'energia elettrica, nei 7 mesi di ora legale – da marzo a ottobre 2022 – il risparmio per il sistema elettrico italiano è stato di circa 190 milioni di euro e c’è stata una diminuzione dei consumi perr 420 milioni di kwh, pari al valore di fabbisogno medio annuo di circa 150mila famiglie. Sulla base dei dati in possesso della società, dal 2004 al 2022 in Italia il risparmio di energia elettrica dovuto all'ora legale è stato di circa 10,9 miliardi di kWh, per un risparmio pari a circa 2 miliardi di euro. 

Il clima

La diminuzione dei consumi ha effetti diretti anche sulla questione climatica. Si stima, infatti, che il risparmio di elettricità ha consentito una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera pari a 200mila tonnellate.

Nella nota di accompagnamento alla petizione lanciata da Sima e Consumerismo no profit si legge che la riduzione delle emissioni climalternanti avrebbe «conseguenze positive sulla salute umana oltre che risparmi economici dovuti alla riduzione della combustione di fonti fossili per illuminazione e riscaldamento».

Le 200mila tonnellate di CO2 in meno presenti nell’aria equivalgono alla quantità assorbita «piantando 2 milioni di nuovi alberi, con benefici per la salute umana e planetaria», spiegano Miani e il presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele. 

La salute umana

A ciò si aggiungano i rischi per la salute delle persone dovuti allo “stress da cambiamento”. Il cambio d’orario altera, infatti, il ritmo circadiano – quello che, nell’organismo, regola il sonno e la veglia – portando con sé aumento della stanchezza, insonnia, irritabilità, mal di testa, sbalzi d’umore, difficoltà a concentrarsi e a mantenere alta l’attenzione.

Sono gli effetti di quello che la dottoressa Carolina Lombardi, specialista in medicina del sonno, definisce un mini jet leg. Per questo gli esperti di medicina del sonno sono in maggioranza concordi nell’eliminare «il passaggio dall’ora solare all’ora legale e viceversa farebbe bene alla salute», sostiene Lombardi.

Dalla società contadina a quella industriale

Inoltre, l’alternarsi tra ora solare e ora legale non si adatta più alla società in cui viviamo, che è profondamente cambiata rispetto a decenni fa. L’ora solare è un modo di calcolare il tempo pensato per una società contadina, mentre ora in un mondo industriale ha più senso che ci sia luce alle 5 della sera che alle 5 del mattino.

Questo, tra le altre cose, favorirebbe una maggiore assunzione di vitamina D, essenziale per il buon funzionamento dell’organismo e per la prevenzione di malattie ossee. 

L’Europa

Tra luglio e agosto del 2018 sul sito della Commissione europea si è svolta una consultazione pubblica per chiedere ai cittadini cosa ne pensavano del mantenimento dell’ora legale.

La consultazione che ha acuto livelli di adesione mai visti ha decretato che l’84 per cento degli europei era favorevole all’abolizione dell’ora solare. Su proposta della Commissione europea, dunque, nel 2019 il Parlamento europeo ha approvato una direttiva che dà agli stati membri la facoltà di decidere se mantenere l’alternanza oraria oppure optare per ora legale o ora solare. L’Italia ancora non ha trattato della questione. 

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