L’estate scorsa sembravano spacciati, vicini alla chiusura della sezione per i guai del patron Volpi. Il presidente Maurizio Felugo racconta il duro lavoro per trovare un nuovo assetto societario e tenere unita la squadra, fino a vincere il 37esimo scudetto della storia. «Quest’anno non eravamo imbattibili. È stata una novità che ci ha messo alla prova»
Li davano per spacciati. Pro Recco: the end. Invece eccoli lì, con il 37° scudetto, la Coppa Italia e sabato 24 la finale per l’Eurocup contro Radnički. Sembrava l’anno della fine. Di un ciclo, di una supremazia, di una squadra che da tempo sta davanti a tutti. Invece no. «Quest’anno non eravamo imbattibili. Una squadra con difetti, che ha avuto momenti di difficoltà. Ma se siamo dove siamo è perché non molliamo mai».
Maurizio Felugo, presidente, uomo tutto d’un pezzo, ha messo insieme i cocci dopo l’addio di patron Volpi e creato un senso. «Tireremo le somme tra qualche giorno, ma sono felicissimo di com’è andata una stagione che potrebbe diventare storica».
Cosa ha fatto la differenza?
La capacità di superare i momenti di difficoltà: infortuni o qualsiasi altra cosa. In tante situazioni, la vera differenza la fa la mentalità. Non siamo abituati a cercare alibi.
Dover sempre rivincere è una condanna?
Ci sono stati periodi in cui la qualità del roster era di primissimo livello e le aspettative molto alte. Quest’anno no. Numericamente e fisicamente era complicato tenere il gruppo per giocare. È stata una novità che ci ha messo alla prova. Ma era molto importante vincere proprio quest'anno per dimostrare che, al di là di tutto, batterci è ancora molto difficile.
Passo indietro: estate, via Volpi, ecco le famiglie Behring (imprenditori italo-brasiliani) e Hammarskjold (statunitensi).
Sono venuti in tutti i momenti più importanti: dalla Coppa Italia, alle semifinali contro il Savona, alle finali. Amano la pallanuoto. Sono entrati nel team come se ci fossero da sempre. Danno la sensazione di essere parte della squadra più che proprietari. Alex è venuto a Napoli con noi, stava con i ragazzi come se fosse uno di loro. Lo stesso Philip: a Savona, in una delle partite chiave, è rimasto 48 ore con noi e con Sukno.
Come sono entrati?
L'estate è stato un momento delicato. Sottani, mio ex compagno e amico, vivendo in Brasile, mi ha messo in contatto con Behring. Mi ha chiamato e mi ha detto che voleva farmi parlare con una persona che poteva aiutarmi, una raccomandazione basata sulla fiducia.
La fiducia è tutto.
L’ho detto ai ragazzi e ai proprietari: questa è stata una stagione fondata sulla fiducia reciproca. In acqua loro, fuori noi. Abbiamo creato qualcosa di forte.
Cosa c’è nel futuro della squadra?
Abbiamo ancora questa finale importante. Alcune decisioni le abbiamo dovute prendere. Il mercato anticipa sempre di più, specialmente in un anno post-olimpico. È doveroso impostare i prossimi quattro anni.
E nel futuro della società cosa c’è?
Unità di intenti. Inizierà davvero la prima stagione tutti insieme, con la nuova proprietà. C’è voglia di tornare in Coppa dei Campioni, e ce lo siamo guadagnati sul campo. L’obiettivo è fare meglio della nostra stessa storia.
Il momento più duro di quest’anno?
Ce ne sono stati tantissimi, soprattutto all’inizio. C’è stato un momento in cui eravamo davvero fragili. Anche perché, in un solo anno, abbiamo perso giocatori di grande personalità. Sukno ha fatto un lavoro eccezionale, davvero. Dopo la sconfitta all’ultima giornata c’è stata un’inversione. Una presa di coscienza.
È stato l’anno più duro della sua avventura da presidente?
È stato durissimo, ma ciò che succedeva in acqua lo abbiamo affrontato insieme, con Sukno. Quando tocca a noi tenere tutto in piedi, non ci tiriamo indietro. Sono state settimane impegnative. Lo sport mi ha insegnato questo: lavorare, reagire, cercare soluzioni.
Che ruolo ha avuto Sukno?
Determinante: il nuovo ciclo ripartirà da lui. Lo vedo crescere, maturare. È giovane, ma stiamo crescendo insieme. E le visioni differenti aiutano a scegliere con convinzione la strada da seguire. In estate mi aveva detto: «Io resto con te, non ti preoccupare. Anche se è una questione economica, io ci sono». È una cosa che non dimenticherò mai. Quando siamo io e lui insieme, siamo forti. E poi abbiamo affrontato tutto. Con fatica, certo. Ma quei primi giorni dell’estate resteranno dentro di me.
Quest’estate ha pensato di non farcela?
È stato un momento complicato. Trovare una soluzione non era semplice. Ma l’importante era non sparire. Io sapevo che una soluzione l’avremmo trovata.
Ha più sentito Volpi?
Non è un argomento di cui voglio parlare. Però non ci siamo più sentiti.
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