Il pubblico ministero milanese Paolo Storari non si è macchiato del reato di rivelazione di segreto d’ufficio per la consegna all’ex collega Piercamillo Davigo dei sei verbali d'interrogatorio dell'ex avvocato esterno Eni Piero Amara.

Così ha deciso il gup di Brescia Federica Brugnara dopo una veloce camera di consiglio che potrebbe chiudere qui la partita giudiziaria sul magistrato in forze alla Dipartimento distrettuale antimafia di Milano se la sentenza non sarà appellata dalla procura, che aveva chiesto per lui sei mesi di reclusione.

Quei verbali, si ricorderà, contenevano liste di nomi eccellenti e un canovaccio di storia sulla fantomatica – rectius, famigerata – Loggia Ungheria. Una associazione segreta che avrebbe fatto sedere allo stesso tavolo magistrati, avvocati, uomini d’affari, alti esponenti delle forze armate e politici con l’intento di aggiustare nomine, scambiarsi favori, coprirsi le spalle a vicenda e fare affari. La procura di Perugia da tempo sta indagando sull'esistenza di questa loggia e a breve dovrebbe tirare le conclusioni, per quel che si sa al momento.

A Brescia ci si è occupati del gesto di Storari, che nell'aprile del 2020 aveva consegnato questi verbali al collega Davigo, in quel momento membro del Consiglio superiore della magistratura, apparentemente senza preoccuparsi delle conseguenze di quel gesto.

Scoperto, il pm aveva dichiarato di aver rotto il segreto istruttorio perché il procuratore di Milano Francesco Greco, in linea con l’aggiunto Laura Pedio, gli avrebbero impedito di fare indagini su queste esplosive dichiarazioni di Amara col fine di capire se fossero solo calunnie o se l’avvocato siciliano avesse scoperchiato qualcosa che potesse assomigliare a una nuova P2.

Davigo, che è stato rinviato a giudizio a Brescia per lo stesso reato di Storari, aveva poi fatto presente o inviato copia di quei verbali a una serie di colleghi del Csm, anche con lo scopo di mettere in cattiva luce l'ex amico di corrente (e collega al Csm) Sebastiano Ardita, parte civile di questo procedimento.

Per il gup di Brescia, però, Storari va assolto perché «il fatto non costituisce reato». Bisognerà attendere le motivazioni per capire meglio la ricostruzione del magistrato, ma a prima vista sembra che abbia riconosciuto al pm la mancanza di dolo nel gesto.

Ed era stato proprio il magistrato milanese che nella sue ultime difese aveva parlato di affidamento incolpevole nei confronti di Davigo. Come dire, mi ero fidato di lui quando di aveva detto che non avrei avuto problemi a rendere pubblici quei verbali. Su Storari, in ogni modo, pendono ancora un procedimento disciplinare e una pratica per incompatibilità ambientale al Csm.

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