La mancata assistenza legale e le condizioni disumane denunciate dal giovane pescarese creano un nuovo imbarazzo diplomatico tra l’Italia e l’Egitto di al Sisi
Versioni contrastanti, carte e vizi di procedura. La vicenda di Luigi Giacomo Passeri, il giovane abruzzese condannato da un tribunale del Cairo a 25 anni di carcere per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, torna a mettere a dura prova i rapporti tra Italia e Egitto. «C’è un vizio di forma, le indagini sono state fatte senza che lui potesse avere l’assistenza di un avvocato», dice a Domani Said Shaaban, il legale egiziano di Passeri. Lo raggiungiamo per via telefonica al Cairo dove



