Domani pubblica, grazie all’associazione Asadin, una selezione di foto, alcune inedite, nelle quali vengono ripresi momenti di svago e divertimento, ma anche più impegnativi come le manifestazioni contro la guerra in Vietnam o quelle a fianco dei contadini del Mulinazzo
C’è un manifestante con le mani attorno alla bocca mentre urla. Si scorge il suo volto sbarbato tra due divise durante una manifestazione di protesta. Si tratta di Peppino Impastato, è una delle foto inedite che Domani può pubblicare grazie all’associazione a lui dedicata.
Sono trascorsi 47 anni dalla notte tra l’8 e il 9 maggio quando la mafia di Gaetano Badalamenti, detto Tano seduto, uccise il militante di Democrazia Proletaria. Tra le campagne di Cinisi e Terrasini, poco distante da Palermo, le compagne e i compagni lo cercarono per tutta la notte, non si era presentato a un appuntamento a poche ore dalle elezioni, Peppino era candidato al comune. La mafia lo aveva fatto a pezzi. Oggi come allora continua l’impegno e in occasione del forum sociale antimafia, l’associazione Asadin ha deciso di ricordarlo con la pubblicazione di foto, alcune inedite, che ricordano quegli anni di lotta e la ribellione. «Andavamo in giro tra i binari, c’erano i brandelli del suo corpo ovunque», ha raccontato a Domani, Marcella Stagno, compagna di lotta di Peppino tornando alle ore successive a quella notte.
Suicidio, atto terroristico? No. Fu omicidio di mafia con seguito di depistaggio a marchio di stato. Le compagne e i compagni se ne accorsero subito, lo scrissero, lo denunciarono, lo gridarono e alla fine il processo ha stabilito la verità, l’ordine arrivò da Gaetano Badalamenti, Tano seduto, obiettivo delle denunce pubbliche di Peppino e compagni.
il vero peppino
La sua storia è diventata popolare grazie al film I cento passi, proprio dalla pellicola parte la riflessione dell’associazione Asadin. «Il film è stato fondamentale per far conoscere la sua storia, ma è stato visto come un documentario per cui molti sono convinti che le frasi dette da Peppino o da altri nel film siano state dette veramente», si legge nella presentazione dell’iniziativa. Per uscire dal «guazzabuglio di vero, verosimile e falso», le foto hanno la funzione di restituire una figura più complessa e articolata, le battaglie di allora, le idee politiche, la sua militanza rivoluzionaria e comunista.
«Ci interessava mostrare diverse situazione della vita di Peppino: dai momenti di svago e divertimento con amici e compagni a quelli più impegnativi come le manifestazioni contro la guerra in Vietnam o quelle a fianco dei contadini del Mulinazzo».
Perché la scelta di questa pubblicazione? «Siamo consapevoli che nell’immaginario collettivo Peppino è ormai l’icona cinematografica dei Cento passi ma lasciateci pensare che, 47 anni dopo la sua morte, recuperarne la figura storica, attraverso una memoria più esigente, sia un’operazione più che utile, perfino necessaria». A portare avanti ricordo e impegno ci sono anche i familiari, il fratello Giovanni e la nipote Luisa. «In una foto rivedo mio figlio. Alcune sono nuove e non le ho mai viste, Io Peppino l’ho conosciuto attraverso il racconto degli altri, ogni tanto penso a come sarebbe stato passare del tempo insieme. Mi sono emozionata, perché gli voglio bene», dice Luisa.
LE IMMAGINI
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