Da domenica, la Campania è in zona rossa. Tutti i negozi, bar e ristoranti sono chiusi, con alcune eccezione come alimentari, tabaccai, parrucchieri e farmacie, ed è vietato circolare senza una valida ragione.

La decisione è stata presa con un’ordinanza del ministro della Salute Speranza venerdì in seguito al peggioramento dei dati sul contagio, ma è stata aspramente contestata dal presidente della regione Vincenzo De Luca, che ha chiesto al governo di spiegare la sua decisione.

Secondo il presidente De Luca il governo si sarebbe fatto influenzare dallo «sciacallaggio» di coloro che parlano male della sanità in regione. Ma le cose, purtroppo per i campani, non sono così semplici.

Come si decide una zona rossa

La scelta di trasformare la Campania in zona rossa, come quella di tutte le altre regioni, è avvenuta tramite un criterio quasi automatico, basato sulla valutazione di 21 indicatori che misurano l'andamento del contagio.

Esiste un margine di interpretazione di questi numeri e il processo di decisione non è mai stato del tutto chiarito, il che rende l’intero processo suscettibile ad accuse come quella di De Luca. 

In casi come quello della Campania però, una regione dove gli indicatori sono in chiaro ed evidente peggioramento, la decisione appare priva di ambiguità. 

Il processo di valutazione, inoltre, viene fatto su dati consegnati dalle stesse regioni all’interno di un organo chiamato “cabina di regia”, nel quale siedono esperti del ministero della Salute e tre tecnici scelti dalle regioni. Ironicamente, uno dei tre è stato scelto proprio dalla regione Campania e quindi dal presidente De Luca.

Il bollettino della cabina di regia viene pubblicato ogni venerdì e in base al punteggio assegnato a ogni regione, il ministro emana un’ordinanza per collocare la regione in una zona piuttosto che un’altra. Il punteggio si articola in due parti.

La prima è il cosiddetto scenario, basato sull’indice Rt regionale, che misura la rapidità di diffusione del contagio. La seconda parte è il cosiddetto livello di rischio, che va da molto basso a molto alto ed è calcolato tramite i famosi 21 indicatori. 2

Venerdì la Campania è risultata in scenario 4, il più grave, con un indice Rt pari a 1.62, e in classificazione di rischio alta, il che ha reso automatica la classificazione in zona rossa.

Cosa dicono i punteggi

L’indice Rt della Campania è sostanzialmente rimasto costante rispetto al precedente rapporto, calando di appena qualche decimo di punto. Non è una buona notizia, visto che si trovava già al livello più alto: superiore, cioè a 1.5. 

Molti altri indicatori, inoltre, sono peggiorati. Due dei più importanti riguardano la cosiddetta “resilienza” del sistema sanitario.

La regione ha passato le soglie di allarme sia per quanto riguarda l’occupazione di terapie intensive che i posti in area medica (l’occupazione da parte di pazienti Covid-19 è passata rispettivamente dal 29 al 31 per cento e dal 31 al 50 per cento). Sono più che raddoppiati i nuovi focolai scoperti: da 317 a 885.

Sono anche peggiorati due indicatori che mostrano la difficoltà nel tracciare il contagio da parte delle autorità sanitarie locali. Il numero di positivi sul totale dei tamponi effettuati ha superato il 20 per cento (superando un’altra soglia di allarme), mentre sono raddoppiati i nuovi casi che non appartengono a catene di trasmissione note (da 1.100 a più di 2.200), un segnale preoccupante della perdita di capacità di tracciamento delle autorità sanitarie locali. 

Ispettori e altri problemi

In qualsiasi regione questi numeri sarebbero sufficienti a far scattare la zona rossa, ma la Campania in questi giorni ha avuto anche una serie di problemi aggiuntivi.

L’epidemia ha colpito con particolare durezza le province di Napoli e Caserta, portando a un sovraffollamento dei principali ospedali. Scene di caos si sono verificate di fronti a numerosi pronto soccorso, con ambulanze in fila per ore e pazienti costretti ad attendere in automobile il momento del ricovero. In un ospedale di Napoli, l’attesa è stata così lunga che i medici dell’ospedale hanno fornito bombole di ossigeno ai pazienti in macchina che si erano aggravati nel corso dell’attesa.

Simili racconti sulle difficoltà della sanità Campana hanno spinto il presidente De Luca a parlare di «sciacallaggio» da parte dei media. Ma hanno anche portato il ministero a inviare ispettori negli ospedali della regione.

Quello che hanno trovato, hanno scritto in un rapporto, è stata «mancanza di una puntuale programmazione» e «quasi totalmente assente il coordinamento» con la sanità territoriale, che dovrebbe aiutare le strutture ospedaliere a non venire sommerse dai casi.

Non sono problemi che colpiscono soltanto la regione che Campania, ma hanno probabilmente contribuito alla decisione di spostarla in zona rossa, insieme a Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Toscana e Calabria.

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