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Perché i miliardi degli sceicchi del Psg non bastano più a trattenere i talenti

L’addio annunciato di Kylian Mbappè, che sarà un calciatore del Real Madrid dalla prossima stagione, è l’ultimo caso di una serie che mostra una grande debolezza del club parigino. I suoi calciatori sono i più pagati al mondo, ma ciononostante scappano appena possono e senza mostrare la minima gratitudine

- Il club francese è regolarmente in cima alle classifiche stilate dall’Uefa riguardo ai salari. Nel 2023 ha speso 617 milioni di euro per gli stipendi dei calciatori, ciò che lo fa stare costantemente a rischio di violazione del fair play finanziario.

- Il PSG sta nella nobilità del calcio europeo senza essersela mai guadagnata né avere avuto la capacità di comprarsela. Nemmeni durante il periodo dei tre tenori (Neymar, messi e Mbappè) è riuscito a centrare l’obiettivo della Champions League.

- Gli addii dei tre, pur avvenuti con modalità diverse, sono accomunati da un’irrispettosa voglia di scappare. Che però non può essere imputata soltanto ai calciatori. 

Purché non si pretenda il senso dell’appartenenza. E nemmeno il rispetto. È uno strano rapporto quello che si è instaurato fra il Paris Saint Germain e i suoi calciatori. Costruito sullo strumentalismo più asettico e regolarmente destinato a terminare nell’ingratitudine. Da quando il club è passato in mani qatariote, anno 2011, lo schema è sempre quello: grandi investimenti su alcuni fra i calciatori più importanti al mondo, pareggiabili da quasi nessuno al mondo, ma anche unioni fra calciatori

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