Partirà venerdì 27 ottobre alle 17 da piazza Sanniti nel cuore del quartiere san Lorenzo, a Roma - simbolicamente davanti all’ex cinema Palazzo, realtà culturale tra le più importanti della Capitale oggi chiusa e abbandonata dopo lo sgombero manu militari avvenuto tre anni fa - la manifestazione a sostegno di Spin Time Labs, il palazzo occupato del quartiere Esquilino, in via Santa Croce in Gerusalemme, dove vivono tuttora 139 famiglie e quasi 450 persone, tra cui 92 minori, ma che è anche uno degli spazi culturali più innovativi esistenti oggi in Italia.

Qui dentro trovano spazio diverse compagnie teatrali che non saprebbero dove provare, musicisti che altrimenti non avrebbero a disposizione una sala di registrazione, i bambini del quartiere che possono usufruire di una ludoteca pubblica; oltre a centinaia di lavoratori e studenti che ogni mattina affollano gli spazi del coworking, e di sera possono godersi a prezzi accessibili uno spettacolo teatrale o un pasto all’interno dell’osteria; qui si trova anche la sede di una redazione giornalistica, quella del giornale Scomodo.

Oggi tutto questo è a rischio dopo quello che ha rivelato il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, durante l’ultimo comitato per l’ordine e la sicurezza. «Entro Natale procederemo allo sgombero dei locali di Spin Time perché la proprietà vorrebbe farci un albergo in vista del Giubileo», ha detto il ministro. Il palazzo, che si trova a poche centinaia di metri dalla stazione Termini, da un lato, e a pochi minuti dal Colosseo dall’altro, rappresenta senza dubbio un grosso affare immobiliare in vista del maxi evento religioso. Così, i 16.000 quadri della struttura ora fanno gola alla società che l’ha acquistato a un prezzo stracciato venti anni fa nell’ambito del piano di cartolarizzazioni previsto dal governo Berlusconi; un palazzo di otto piani che era di proprietà dello Stato, cioè dell’Inpdap, e poi è stato abbandonato, in attesa del momento giusto per la speculazione che, a dare retta al ministro, ora sarebbe arrivato.

Un grosso affare – si diceva – per il Fip, il fondo immobili pubblici costituito dalla società Investire Sgr spa, a sua volta una controllata del Gruppo Banca Finnat. Una volontà di lucrare che però va contro quello che il comune di Roma ha previsto all’interno del Piano strategico per il diritto all’abitare, il piano Casa presentato nel maggio scorso, il quale prevede che «in considerazione dell’approccio integrato tra politiche abitative e politiche socio-culturali è intenzione dell’Amministrazione avviare gli studi di fattibilità dei progetti di recupero degli immobili in via Santa Croce in Gerusalemme, 55-59 (“Spin Time”) e via Prenestina, 913 (“MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz”) come modello di sperimentazione delle nuove politiche abitative e di buone pratiche per lo sviluppo di interventi di recupero».

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Tradotto: il comune di Roma vorrebbe acquistare entrambe le strutture, riconoscendone così il valore socio-culturale. Quello che una ricerca accreditata dall’università Milano Bicocca ha messo nero su bianco proprio a proposito di Spin Time Labs, e in cui si legge che «oltre alla sua natura di stabile abitativo, si configura anche come un modello di welfare integrato multiservizio e polo culturale, che può aprire scenari di avanguardia per le politiche pubbliche della rigenerazione urbana e dell’innovazione sociale».

Nella ricerca viene evidenziata, dunque, l’importanza dei servizi legati al welfare che sono erogati: dalla formazione allo sportello legale, dai servizi sanitari alla distribuzione di beni di prima necessità e le attività anti-tratta. Ma anche i diversi aspetti legati alle realtà associative ospitate all’interno di Spin Time Labs, che spaziano dall’arte all’editoria, dalla musica al teatro. E, in effetti, appena si entra all’interno del palazzo di Via Santa Croce di Gerusalemme, si ha l’immediata percezione di questa ricchezza.

«Siamo di fronte a una scorrettezza istituzionale da parte del ministro, perché non solo l’immobile oggi è oggetto di una trattativa in corso con il sindaco di Roma che ha già manifestato l’intenzione di legalizzare quest’esperienza, ma Piantedosi così facendo mette in difficoltà anche lo stesso prefetto nominato dal suo governo, imponendogli un’azione militare che metterebbe in strada 139 famiglie, quando lui stesso sa, perché era prefetto di Roma, che queste situazioni si risolvono in anni di trattative», dice Andrea Alzetta, volto storico dei movimenti romani per il diritto all’abitare e in passato anche consigliere comunale capitolino. E poi, Alzetta instilla un dubbio: «È perlomeno curioso che un ministro si preoccupi così tanto degli affari di una società privata, cioè di una banca di investimento, affermando pubblicamente la necessità della stessa di costruire un albergo in vista del Giubileo». E, allo stesso tempo, «mettendo così a rischio un’esperienza riconosciuta da tutti per il livello culturale che esprime, ma che è anche un esempio di come si trasformano i nostri quartieri in comunità accoglienti invece che rancorose», conclude.

Intanto – mentre scriviamo – sono già oltre cento le sigle associative e sindacali che hanno aderito alla manifestazione di venerdì pomeriggio a sostegno di Spin Time. Si va dalla Cgil del Lazio al Pd, da Libera al Cnca, il coordinamento delle comunità di accoglienza, per citarne alcune tra le più significative. Gli organizzatori stimano almeno 5.000 presenze. Tra di loro ci saranno diversi bambini che hanno raccontato in una mostra come si vive all’interno, con messaggi di questo tipo: «Vivo a Spin Time da quando avevo 7 anni, ora ne ho 15. Qui dentro ho molti amici, ricordo le persone come Cristina che mi aiutava con i compiti e sorella Adriana con cui abbiamo visitato in gita molti luoghi di Roma. Qui ho tutto, non mi manca niente».

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