Giovedì sono stati registrati 18.020 nuovi casi di Covid-19, un numero leggermente in calo rispetto ai 20mila identificati lunedì. Ma questa discesa è quasi certamente frutto soltanto del ridotto numero di tamponi analizzati giovedì, appena 120mila contro i quasi 180mila del giorno precedente.

Anche per questa ragione è aumentata la quantità di tamponi positivi sul totale dei tamponi effettuati, un’importante misura della gravità dell’epidemia. Giovedì, il tasso di positività è infatti salito al 14,8 per cento, il livello più alto da sabato scorso.

Rimangono piuttosto alti anche i decessi, giovedì ne sono stati registrati 414. Crescono i posti in terapia intensiva occupati da malati di Covid, più sedici, e anche i ricoveri in area medica, più 117.

Come procede il piano vaccini

Mentre dall’epidemia arrivano inquietanti segnali di ritorno alla crescita, la prima fase del piano di vaccinazione (quella più facile, in cui a essere vaccinati sono solo medici, infermieri e dipendenti e personale delle Rsa), continua a procedere rapidamente. Dopo le polemiche dei primi giorni per via degli apparenti ritardi, anche giovedì l’Italia è stata tra i paesi dell’Unione Europea che hanno somministrato più vaccini, oltre 80mila.

Cominciano a delinearsi anche alcuni elementi della seconda fase del piano, quella in cui a essere vaccinata sarà la popolazione in generale. Ieri è stata pubblicato il risultato del bando di ricerca di 3mila medici e 12mila infermieri da assumere con contratti di lavoro interinale per collaborare al programma di vaccinazione.

Ma secondo la struttura del commissario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri, oltre 14mila medici si sono resi disponibili, insieme a poco meno di 5mila infermieri. Fonti vicine al commissario hanno precisato a Domani che il basso numero di infermieri e l’alto numero di medici non costituiranno un problema per il proseguimento del piano. Quello che è sicuro, però, è che lo stanziamento di denaro per la loro assunzione dovrà essere aumentato, visto che mettere sotto contratto un medico è più costoso che farlo per un infermiere.

La questione siringhe

A proposito di vaccini, una delle polemiche di questi giorni ha riguardato proprio uno strumento necessario al piano vaccinale, le siringhe. Secondo alcuni, il commissario all’emergenza Covid-19 sarebbe riuscito ad acquistarne un particolare tipo che aiuterà molto la somministrazione dei vaccini. Secondo altri, invece, non solo le siringhe acquistate da Arcuri non sono affatto speciali, ma sarebbero addirittura del tipo sbagliato e avrebbero rallentato la velocità della vaccinazioni.

Andiamo con ordine: a fine novembre il commissario Arcuri ha chiesto ai produttori di fargli delle offerte per acquistare 157 milioni di siringhe. Di queste, 150milioni dovevano essere siringhe da un millilitro, il tipo utilizzato per la somministrazione del vaccino. La quantità di soluzione da iniettare, infatti, è pari a 0,3 millilitri e servono siringhe con tacche di una scala sufficientemente ridotta da permettere di estrarre dalla fiala la quantità esatta di prodotto.

Il bando prevedeva anche l’acquisto di altri 7 milioni di siringhe per la diluizione. Si tratta di siringhe più grandi, da 3, 5 e 10 millilitri, riempite di una soluzione che poi si inietta direttamente nelle fiala di vaccino per diluirne il contenuto.

Tra il 15 dicembre e il 4 gennaio, il commissario ha completato la procedura per acquistare 300 milioni di siringhe da un millilitro e altri 474 milioni da 3, 5 e 10 millilitri. Secondo i documenti ufficiali, almeno 7 milioni di siringhe da 1 millilitro (quelle per le somministrazioni e quindi le più importanti) sono già disponibili dal 31 dicembre, più che a sufficienza per l’intera prima fase del piano vaccinale.

Nei primi giorni dell’anno, con l’avvio della campagna, diversi ospedali hanno cominciato a ricevere queste siringhe. Ma ad alcuni, come ha raccontato in particolare la trasmissione Tagadà di La7, sono arrivate soltanto le siringhe più grandi da diluizione, ma nessuna siringa da un millilitro per le iniezioni. Queste consegne errate sarebbero avvenute soprattutto in Lombardia e Toscana.

Al momento, però, la maggior parte degli ospedali coinvolti ha precisato che queste consegne non hanno causato ritardi nella procedura di somministrazione, un dettaglio che diversi responsabili della vaccinazione hanno confermato anche a Domani. Quasi tutti gli ospedali, infatti, dispongono di ampie scorte di siringhe da un millilitro e utilizzeranno per altri scopi diversi dal programma di vaccinazione quelle da 5 e da 10 millilitri.

Siringhe speciali?

Nei giorni scorsi, un’altra questione relativa alle siringhe aveva attirato l’attenzione. Il commissario Arcuri, infatti, aveva detto che grazie al particolare tipo di siringhe acquistate (le cosiddette “luer-lock”), sarebbe stato possibile estrarre sei dosi di vaccino da ciascun flacone di vaccino, invece delle cinque che normalmente se ne potrebbero ricavare.

Questa possibilità era nota da settimane, ma come ha scoperto il giornalista del Foglio Luciano Capone, poteva essere sfruttata anche con siringhe di altro tipo, non solo con le costose “luer-lock” acquistate da Arcuri.

 

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