Scene di violenza nella mattina del 16 settembre davanti allo stabilimento della Alba Srl, una stireria e confezione nel cuore del distretto tessile pratese. Operai in sciopero, per lo più migranti bengalesi, afghani e pakistani, sono stati aggrediti a pugni, calci e bastonate da persone legate all'azienda, inclusa la titolare, che ha distrutto i gazebi del presidio sindacale. Ed è poi stata colta da un malore e portata al pronto soccorso in codice rosso. Un lavoratore di 30 anni, di origine bengalese, è finito a terra dopo ripetuti colpi e ha dovuto essere trasportato in ospedale per le cure del caso. L’episodio è stato documentato in un video choc diffuso sui social dal sindacato Sudd Cobas.

Lo sciopero era iniziato giovedì 11 settembre, con un picchetto permanente ai cancelli di via delle Lame, per difendere posti di lavoro e conquiste contrattuali ottenute a fatica. Sono circa 18 i lavoratori coinvolti, assunti direttamente dall’Alba Srl dopo una lunga battaglia sindacale. Ma il contesto è quello di una filiera opaca, fatta di subappalti fittizi e scatole cinesi societarie, che permette di eludere norme sul lavoro e di comprimere i costi a danno dei più deboli.

«La titolare della fabbrica ha distrutto i gazebi del presidio sindacale e preso a pugni e calci gli operai. Poi è arrivata una macchina con persone intenzionate a picchiare gli scioperanti», denuncia il Sudd Cobas in una nota, ribadendo il sostegno ai lavoratori stranieri che «cuciono e stirano capi di abbigliamento per importanti brand della moda, quelli che in negozio costano quanto uno stipendio mensile».

Una storia di sfruttamento

Questa vertenza affonda le sue origini in un sistema di precarietà cronica tipico del distretto di Prato. Fino a gennaio 2025, gli operai dell'Alba Srl erano formalmente assunti dalla Forservice Srls, pur lavorando nello stabilimento di via delle Lame sotto la direzione dell’azienda principale. A loro veniva applicato il Ccnl Pulizie – un contratto inadeguato per addetti allo stiro e al cucito – con paghe misere, straordinari non retribuiti (inclusi i sabati gratuiti) e una precarietà endemica. Prima della Forservice, i lavoratori erano dipendenti della ReStiro Srl, evaporata dopo pochi mesi senza erogare Tfr, tredicesime e quattordicesime. Dopo i primi scioperi, a febbraio si era raggiunto un accordo: assunzione diretta da parte dell'Alba Srl, stabilizzazione con contratti a tempo indeterminato e applicazione del Ccnl Tessile Industria. Un passo avanti che sembrava chiudere la stagione dei finti subappalti e del lavoro irregolare.

Ma le preoccupazioni sono riaffiorate ad aprile, quando parte delle macchine da cucire e delle commesse è stata trasferita in un nuovo stabilimento a pochi passi, in via Lecce, intestato proprio alla Forservice. «La testimonianza dei lavoratori è drammatica: reclutati da un caporale anche da altre città, costretti a turni di 12 ore al giorno e segregati tra fabbrica e alloggio fornito dal caporale», denuncia il sindacato. Qui emergono gravi violazioni: caporalato, segregazione e condizioni assimilabili a una forma di sfruttamento moderno. Dal 25 agosto, i lavoratori sono stati mandati a casa senza stipendio, alimentando il timore di una chiusura improvvisa e di un ennesimo trasferimento delle attività per aggirare gli obblighi.

Dal punto di vista economico, questa vicenda illumina le crepe del modello pratese: un distretto che genera miliardi per l’export moda, ma a scapito di diritti e dignità. Il sistema di subappalti permette di ridurre i costi del 30-40 per cento sul lavoro, secondo stime sindacali, ma genera evasione contributiva, caporalato e instabilità. I lavoratori, spesso migranti, sono i più esposti: stipendi da fame (intorno ai 1.000-1.200 euro netti mensili) per produrre capi venduti a prezzi esorbitanti. Senza una maggiore tracciabilità della filiera e sanzioni più severe il Made in Italy rischia di macchiarsi di un’ombra che ne mina la credibilità.

Le reazioni della politica

L’aggressione ai lavoratori di Alba Srl ha suscitato un coro di indignazione da parte della politica. Marco Grimaldi, vice capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi Sinistra ha dichiarato: «È la violenza che da anni subisce chi alza la testa nel distretto tessile pratese». Marco Furfaro, capogruppo Pd in Commissione Affari sociali, ha espresso «piena solidarietà ai lavoratori» e definito l’episodio «inaccettabile nel 2025», chiedendo chiarezza immediata, responsabilità e controlli rigorosi per tutelare il distretto di Prato, che «non può essere un far west dove chi protesta viene picchiato».

© Riproduzione riservata