Manifesti a Roma e Milano e in altre città dell’associazione vicina a Forza Nuova contro il farmaco RU486. Per la onlus «mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo». Dai social network attacchi della onlus al ministro della salute Roberto Speranza. La rete femminista Non una di meno chiede la rimozione dei cartelloni
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«Prenderesti mai del veleno?», così i manifesti di Pro Vita paragonano la pillola abortiva a un farmaco mortale, e dai muri delle città dichiarano che la RU486 «mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo».
Dalla scuola di bioetica alla battaglia «contro il gender», Pro Vita e Famiglia, la onlus vicina al gruppo neofascista Forza Nuova, torna a colpire con una campagna portata avanti tirando in ballo direttamente il ministro della Salute Roberto Speranza: «Ma a lui che gliene frega se le donne poi hanno emorragie, infezioni, depressione e rischiano la morte da sole in bagno di casa?»
La onlus non è nuova all’uso di un linguaggio estremo, quest’estate aveva proposto su Facebook l’immagine di due ecografie con due feti: «Quale dei due è stato concepito da uno stupro?».
La reazione
Molte le richieste perché vengano rimossi. Dopo l’ennesima campagna in più città d’Italia, la rete femminista Non una di meno ha chiesto un intervento immediato a partire da Roma e Milano: «Sul Covid-19 negazionisti, sulla Ru486 allarmisti. L’estrema destra in versione antiabortista torna a propagandare falsità e odio misogino nelle principali città italiane. Esigiamo la rimozione immediata dei cartelloni dei Pro Vita».
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