Indagati per gli scandali finanziari della Lega di Matteo Salvini. Ma ben pagati con denaro pubblico. Per dirla con uno slogan sovranista: stipendiati con soldi degli italiani. Anche dopo arresti e perquisizioni. I loro nomi sono Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni, Michele Scillieri e Gianluca Savoini. I primi tre arrestati, il quarto solo indagato.

Tutti coinvolti in inchieste giudiziarie della procura di Milano per vicende che conducono sempre alla gestione della cassaforte leghista. Manzoni, Di Rubba e Scillieri sono accusati di aver dirottato risorse pubbliche dalla fondazione Lombardia film commission, quando Di Rubba era presidente, verso società a loro riconducibili. Savoini invece è il consigliere per gli affari russi di Salvini: sotto inchiesta per corruzione internazionale da marzo 2019 per la trattativa segreta condotta a Mosca, finalizzata a finanziare il partito, con denaro di uomini d’affari vicini al Cremlino, in vista delle elezioni europee. Ognuno di loro a partire dal 2018, con la Lega al governo, ha goduto di incarichi pubblici per un totale che supera abbondantemente i 600mila euro in due anni.

Oltre mezzo milione, per meriti di fedeltà al leader. Curioso per un movimento politico cresciuto accusando i meridionali di parassitismo, di essere sanguisughe attaccate al posto pubblico e al salario di stato.

Fondi dell’agricoltura

Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni sono tra i primi a ottenere una nomina dopo la nascita del governo Lega-Cinquestelle. Sono i revisori dei conti dei gruppi parlamentari della Lega nonché professionisti che affiancano il tesoriere Giulio Centemero nella gestione delle finanze leghiste. Di Rubba è stato nominato presidente della fondazione Lombardia film commission dalla giunta leghista di Roberto Maroni su segnalazione della segreteria del partito di Salvini. Un particolare che è emerso dalle testimonianze raccolte dai magistrati impegnati nell’indagine sulla fondazione e sui commercialisti del partito. Primo incarico di una lunga serie. A gennaio 2019 Di Rubba diventa presidente del consiglio di amministrazione di Sin Spa, la società del ministero dell’Agricoltura (all’epoca il ministro era il salviniano Gian Marco Centinaio) che gestisce il sistema informatico sui fondi pubblici al settore, con una retribuzione di 30 mila euro all’anno. È rimasto in sella per quasi due anni, percependo poco più di 50mila euro.

Al denaro pubblico percepito da Sin si aggiungono i versamenti registrati sul suo conto per l’attività svolta per il gruppo parlamentare del Senato, che vive del contributo pubblico destinato ai gruppi. L’ultimo bonifico è di giugno 2020: 11mila euro dal gruppo Lega Salvini premier, che riunisce i senatori eletti con il nuovo partito fondato da Matteo Salvini, quello domiciliato nello studio di Michele Scillieri. Il terzo del gruppo, anche lui ben retribuito con soldi della regione grazie ai contratti di consulenza con la fondazione Lombardia film commission: almeno150mila euro fino a oggi e continuerà a incassarne fino al 2021, nonostante si trovi ai domiciliari insieme a Di Rubba e Manzoni.

Gas e aerei

Andrea Manzoni è però il campione di questa speciale classifica di incarichi e consulenze varie. Per esempio da Italgas Reti, di cui è stato sindaco dal 3 aprile 2019 fino al 30 settembre scorso, ha ottenuto 40mila euro. Nello stesso periodo sul suo conto sono arrivati bonifici per 23mila euro da Amiacque, che gestisce il servizio idrico in alcune province lombarde, inclusa quella milanese.

Manzoni è tuttora sindaco di AerExpo, la società che si occupa della gestione delle aree dove si è svolta l’esposizione universale a Milano: nell’ultimo anno ha ricevuto circa 20mila euro. Altri 17mila sono arrivati sul suo conto dalla Ats della città metropolitana di Milano, l’agenzia di tutela della Salute sotto il controllo della regione.

Manzoni dal 19 aprile 2019 è nel collegio sindacale della Sea, la società che gestisce gli scali di Milano Linate e Malpensa. Sea in un anno gli ha versato 42.700 euro. Un record per Manzoni, che dal 3 aprile al 19 del 2019 sigilla un doppio incarico, con Sea e Italgas, da quasi cento mila euro pubblici l’anno. Infine, al conteggio vanno aggiunti i bonifici ricevuti dal gruppo della Lega alla Camera. Denaro proveniente dal contributo pubblico destinato ai gruppi parlamentari. Insomma, tra incarichi pubblici e denari del Senato, in poco più di un anno Manzoni incassa oltre 200mila euro.

Più del doppio dello stipendio del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, per il quale la Lega aveva chiesto le dimissioni immediate indignata dal possibile aumento di stipendio deciso dal governo, cifra comunque inferiore al totale percepito dal commercialista del partito grazie agli incarichi pubblici ottenuti con il benestare della Lega.

Putin e locomotive

Nel giro di consulenze assegnati a protagonisti degli scandali leghisti recenti c’è anche Gianluca Savoini. Nel periodo in cui faceva la spola tra Milano e Mosca alla ricerca di finanziamenti russi, Savoini- che ufficialmente non ha incarichi di partito- è stato stipendiato con soldi pubblici lombardi. A partire da giungo di quell’anno, infatti, enti collegati alla regione, governata dalla Lega, hanno ingaggiato Savoini pagandolo lautamente.

Tra questi c’è Ferrovie Nord Milano, società lottizzata dalla Lega e quotata in Borsa, tra gli azionisti principali ci sono la regione con il 57 per cento, Ferrovie dello Stato (14 per cento) e Anima Sgr. Ferrovie nord paga a Savoini un fisso mensile di 2.500 euro. Il totale indicato nei documenti è quasi 60mila euro, da luglio 2018 allo stesso mese del 2020.

Che tipo di attività svolga Savoini resta però un mistero: Ferrovie nord Milano ha risposto al Domani che non rilascia informazioni sui rapporti contrattuali. Alla collaborazione con la società della regione si aggiunge la retribuzione che Savoini percepisce da vicepresidente del Corecom, il comitato del consiglio regionale sulla comunicazione, satelliti dell’Autorità garante per le comunicazioni. In quota Lega, ottiene ogni mese 1.875 euro. Insomma, tra i due ruoli ottenuti porta a casa ogni mese più di 4mila euro. Non male per l’uomo a Mosca di Salvini.

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