Dopo due anni di pandemia, le prove Invalsi di quest’anno si sono svolte in un quadro scolastico molto vicino a quello del 2019. C’è stata una partecipazione delle scuole molto elevata in tutti i cicli scolastici e in totale sono stati coinvolti oltre 920mila alunni delle scuole primarie, circa 545mila allievi delle scuole secondarie di primo grado e oltre 953mila studenti delle scuole secondarie di secondo grado.

Tuttavia i risultati impongono «una riflessione molto seria sulla necessità di riformare la scuola», ha detto Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (Associazione nazionale dei dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola), commentando i risultati delle prove Invalsi 2022. «Se da una parte alcuni dati ci lasciano qualche margine di positività – vale a dire l’arrestarsi del crollo delle percentuali di apprendimento registrato lo scorso anno scolastico – è pur vero che ci sono tanti, troppi segnali rivelatori di un malessere che non può lasciare indifferente il paese», ha specificato Giannelli.

Più ottimista invece il presidente dell’Invalsi Roberto Ricci: «Il brusco arresto imposto dalla pandemia e questi esiti impongono una particolare attenzione per far riprendere respiro al sistema scolastico italiano ma la direzione intrapresa pare essere quella giusta».

La dispersione scolastica

Stano ai dati pubblicati dal ministero dell’Istruzione il sistema scolastico ha attutito parte dell’impatto negativo della pandemia sulle capacità di apprendimento degli studenti, diverso invece il discorso per quanto riguarda le ricadute sulla loro salute mentale come evidenziato da altre ricerche.

Il primo dato che emerge dalle prove Invalsi di quest’anno è la riduzione del tasso di dispersione scolastica che nel 2019 si attestava al 7,5 per cento, mentre è aumentato al 9,8 per cento nel 2021. Quest'anno è sceso al 9,7 per cento, riprendendo una tendenza negativa in diverse regioni dove si sono registrati risultati incoraggianti: Puglia (- 4,3 per cento) e Calabria (- 3,8 per cento).

La Campania, invece, persiste come la regione con più difficoltà con una dispersione scolastica che raggiunge quasi il 20 per cento (uno studente su cinque non va a scuola). «Nonostante il generalizzato rientro in presenza che, pure, ha contribuito a qualche lieve miglioramento, esplodono in tutta la loro virulenza i mali noti della scuola – commenta Giannelli – Divari territoriali che stanno diventando insostenibili, una dispersione implicita che sembra annullare l’operato della scuola e, più in generale, una dispersione scolastica sempre meno arginata, alunni provenienti da contesti socio-economici svantaggiati che rivelano maggiori fragilità, sempre più difficoltà al meridione nel garantire condizioni di equità».

La primaria

Per la scuola primaria i risultati delle prove Invalsi 2022 «sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al 2019, anche se con alcune flessioni in determinati territori e con taluni segnali di preoccupazione, con specifico riguardo alla Matematica», soprattutto in regioni come Calabria e Basilicata.

C’è però un miglioramento negli esiti delle prove d’Inglese, soprattutto nella comprensione dell’ascolto (listening), confermando la tendenza positiva già riscontrata nel 2021.

In Italiano circa tre alunni su quattro (ovvero il 72 per cento) raggiungono almeno un livello base, gli studenti migliori sono quelli delle regioni di Valle d’Aosta, Umbria, Lazio e Molise.

La scuola secondaria

Per quanto riguarda la scuola secondaria invece ci sono differenze territoriali evidenti tra gli studenti delle varie regioni italiane «a tal punto da individuare chiaramente alcune priorità d’intervento per contenere gli effetti dei divari territoriali».

Persistono forti difficoltà nella comprensione del testo, una problematica già riscontrata nel 2018 quando soltanto il 66 per cento di studenti che avevano terminato il primo ciclo di studi raggiungeva risultati soddisfacenti. Mediamente tra il 2018 e il 2022 il numero di allievi che hanno raggiunto un punteggio adeguato per quanto riguarda la prova della comprensione del testo è sceso del cinque per cento. I dati più preoccupanti riguardano, ancora una volta, il sud e le isole.

L’esame di maturità rimane un indicatore significativo dell’apprendimento scolastico. Il 52 per cento degli studenti delle scuole superiori arrivano alla maturità con almeno le competenze attese nei programmi nazionali in Italiano, dati simili a quelli del 2018 ma che sono in calo rispetto al 2019 (64 per cento). La percentuale scende per quanto riguarda la matematica (50 per cento) mentre in inglese il 52 per cento degli studenti raggiunge il livello B2 nel reading. La percentuale cala a 38 punti per il livello listening del B2.

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