Nel 2024 142 difensori di diritti umani hanno affrontato procedimenti giudiziali nei paesi Ue, tra questi 88 persone per attività collegate con la ricerca e il soccorso in mare dei migranti (le operazioni delle navi delle ong); 21 per aver fornito assistenza umanitaria (acqua, cibo, vestiti etc.); 17 per azioni di disobbedienza civile; 3 per aver fornito un rifugio ai migranti e 13 per altre motivazioni
Nel 2024 almeno 142 persone nei paesi Ue hanno subito procedimenti penali o amministrativi per aver agito in solidarietà con i migranti. È la preoccupante panoramica che emerge dal rapporto di Picum (Platform for international cooperation on undocumented mMigrants) che da tre anni monitora i fenomeni di criminalizzazione della solidarietà nei confronti dei migranti. Inoltre, secondo lo studio, almeno 91 migranti sono stati oggetto di criminalizzazione nel 2024, con trend in crescita rispetto ai due anni precedenti.
A tutto questo si sommano episodi di strette e minacce a difensori di diritti umani e organizzazioni della società civile attive nella ricerca e nel soccorso in mare che operano all’interno dei 27 paesi membri dell’Unione europea.
Secondo il monitoraggio dei media di Picum, Grecia e Italia hanno registrato il maggior numero di persone criminalizzate per solidarietà (rispettivamente 62 e 29), seguite da Polonia (17), Francia (17), Bulgaria (11), Malta (3), Lettonia (2) e Cipro (1). La maggior parte dei casi di criminalizzazione di persone che attraversano le frontiere è stata registrata anche in Grecia (45) e in Italia (40), e con intensità minore a Cipro (3), in Spagna (2) e in Francia (1). Altri casi di molestie e intimidazioni sono stati registrati in Italia, Francia, Cipro, Bulgaria, Polonia e Spagna. Come spiegano dall’organizzazione, si tratta di stime conservative, vista la carenza di dati statistici sul tema.
Tendenze
Secondo Picum i dati contenuti nel rapporto evidenziano tendenze preoccupanti. «Nell’attuale sistema giuridico, le accuse di favoreggiamento possono essere usate per criminalizzare i migranti o le persone senza residenza regolare e coloro che agiscono in solidarietà con loro. Nonostante i numerosi e lunghi procedimenti giudiziari, le condanne effettive rimangono basse». Spesso i migranti devono affrontare accuse infondate, subiscono processi giudiziari duri e affrontano misure di detenzione preventiva senza reali motivi se non per il «solo fatto di essere migranti».
E i numeri di questa criminalizzazione sono in aumento rispetto al 2023 quando Picum ha contato più di 117 persone criminalizzate per aver agito in solidarietà con i migranti, erano 102 nel 2022 fino ad arrivare a 142 lo scorso anno.
Nel 2024 142 difensori di diritti umani hanno affrontato procedimenti giudiziali nei paesi Ue, tra questi 88 persone per attività collegate con la ricerca e il soccorso in mare dei migranti (le operazioni delle navi delle ong); 21 per aver fornito assistenza umanitaria (acqua, cibo, vestiti etc.); 17 per azioni di disobbedienza civile; 3 per aver fornito un rifugio ai migranti e 13 per altre motivazioni. L’83 per cento affronta procedimenti già iniziati nell’anno precedente.
Il rapporto di Picum riporta anche fatti di cronaca accaduti lo scorso anno come ad esempio quelli di Polonia e Bulgaria. In Polonia cinque persone sono a processo per aver fornito aiuti umanitari a persone migranti; in Bulgaria le autorità hanno preso di mira attivisti che forniva assistenza. Sette volontari internazionali sono stati arrestati a ottobre per aver aiutato persone in difficoltà lungo il confine con la Turchia.
Processi
Nel 2024 per 43 persone si sono conclusi procedimenti giudiziari: solo due di loro sono state condannate. In media ogni processo dura circa tre anni. Per quanto riguarda l’Italia viene citato il processo Iuventa contro i salvataggi dei migranti. Imputati nel processo erano dieci membri degli equipaggi di Medici senza frontiere, dell’ong Jugend Rettet e di Save the children. Alcuni di loro erano stati accusati dalla procura di essersi accordati con i trafficanti in Libia per il salvataggio delle persone partite dalle coste libiche, senza che i migranti avessero un regolare permesso di soggiorno. Dopo sette anni di indagini l’impianto accusatorio è stato però definitivamente smontato.
Secondo Picum il rischio è un aumento dei processi nei confronti di chi cerca di aiutare i migranti con l’entrata in vigore della nuova direttiva sul favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, attualmente in discussione al parlamento europeo.
«La proposta di direttiva sull'agevolazione rischia di far sì che un numero maggiore di persone venga arrestato o processato per aver aiutato persone in difficoltà e che gli stessi migranti vengano accusati di contrabbando. Con l'avanzare dei negoziati, il Parlamento europeo deve spingere per ottenere le più forti garanzie affinché nessuno venga perseguito semplicemente perché ha attraversato un confine o ha aiutato persone in difficoltà», dice Silvia Carta, advocacy officer di Picum.
Accuse contro i migranti
Nel 2024 91 migranti sono stati criminalizzati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, traffico di esseri umani e altre ragioni. Di questi, 78 sono cause cominciate precedentemente mentre 13 sono i procedimenti iniziati lo scorso anno. «La criminalizzazione della solidarietà con i migranti è profondamente legata alla criminalizzazione della migrazione stessa. Non si tratta di due questioni separate, ma dovrebbero essere considerate in un continuum con le politiche migratorie restrittive che rendono insicuro l'attraversamento delle frontiere e creano un ambiente ostile nei confronti di coloro che sono considerati entrati in modo irregolare», spiega Carta.
Nel suo monitoraggio Picum cita due casi giudiziari, quelli che riguardano Maysoon Majidi e Marjan Jamali entrambe accusate di essere scafiste una volta giunte in Italia dall’Iran.
Strette alle ong
Picum riporta anche una serie di sanzioni amministrative e strette non giudiziarie contro ong attive nella ricerca e soccorso in mare avvenute in sette paesi membri dell’Ue (Belgio, Bulgaria, Cipro, Francia, Grecia, Italia e Polonia). Tra le altre cose hanno subito attività di sorveglianza (come accaduto nel caso Paragon); fermi e identificazioni da parte delle autorità di polizia e la mancata protezione da minacce e attacchi da parte di gruppi privati o anonimi.
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