La Lega grazie ai fondi rastrellati nei ministri e palazzo Chigi garantisce lauti compensi ai fedelissimi del suo leader Matteo Salvini. Uno staff allargato in cui troviamo amici, ex assistenti dei ras del partito, amministratori locali, militanti, silurati, non eletti. Tutti uniti da un solo amore: il Capitano. Una truppa che costa allo stato un milione di euro all’anno, finché la legislatura non li separi. Alcuni hanno accumulato persino doppi incarichi, entrambi retribuiti, tra ministero delle Infrastrutture, guidato da Salvini, e palazzo Chigi dove Salvini da vice presidente ha diritto a un altro staff. Poco più di un milione che serve anche a tenere viva la macchina della propaganda: il team d’assalto un tempo alle dirette dipendenze del guru social Luca Morisi è pagato con contratti pubblici divisi tra ministero e vicepresidenza del consiglio.

Se la Lega Salvini premier conta ufficialmente 11 dipendenti, la platea di collaboratori, consulenti, consiglieri è molto più ampia. Il fatto è che mentre gli 11 pesano sui bilanci del partito, tutti gli altri gravano sulle finanze pubbliche. Certo è che i conti della Lega non godono di ottima salute e al partito di Salvini servono molti denari per mantenere una struttura che costa svariati milioni di euro. L’ultimo bilancio 2022 è in disavanzo di 3,9 milioni di euro.

Per l’ultima campagna elettorale le spese certificate in bilancio sono state 6,2 milioni, di cui 5,5 solo per manifesti, materiale per propaganda e diffusione pubblicità. Le quote del tesseramento sono scesa da 31mila a 16mila euro. Pure il 2 per mille è stato meno ricco passando da 1,8 milioni a 1,2. Tra le spese i 250mila euro versati alla Lega nord, il vecchio partito è diventato la bad company gravata dal debito di 49 milioni di euro da restituire allo stato per via della truffa sui rimborsi elettorali durante la gestione di Umberto Bossi. Salvini aveva trovato l’accordo con la procura per restituire il malloppo a rate per i prossimi 70 anni: scopriamo che il debito residuo è di ancora 18 milioni di euro. E neppure il milione di finanziamenti da privati è sufficiente a mettere i conti in ordine. Ma la soluzione è presto trovata: per i fedelissimi del capo far pagare il ministero e palazzo Chigi.

La coppia d’oro

Leghisti fino al midollo, Greta Lo Re e Stefano Locatelli. Le prime foto dei due insieme a Salvini alle feste locali della Lega risalgono al 2015. Insieme portano a casa 160mila euro (40mila, lei, 120 lui). Su Lo Re si era scatenata l’opposizione del comune di Desio, in provincia di Milano, per la sua assunzione con ruolo di ufficio stampa del sindaco: «Sistema clientelare», era l’accusa. Un anno dopo ha lasciato Desio per Roma, per insediarsi al ministero con l’amico Salvini. Nella capitale l’ha seguita il compagno Locatelli, sindaco di Chiuduno, nella bergamasca, e vicepresidente dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani. Lei, lui e Matteo. Come nelle foto di otto anni fa tra i gazebo leghisti.

Lo Re è stata assunta al ministero come «esperta del ministro», «per dedicarsi alla progettazione grafica, la redazione di contenuti, la produzione di foto e video per la comunicazione sui canali sociali istituzionali del ministro». Locatelli è invece il consigliere per i rapporti con le autonomie. Il suo stipendio è 120mila euro, molto più consistente di quello da sindaco di Chiuduno, paese di 5mila abitanti. «Lo Re lavora da tempo con lo staff comunicazione», fanno sapere dal partito, che ci svela una novità non ancora visibile nell’elenco collaboratori dell’ufficio di gabinetto del ministro: «Ha da poco rassegnato le dimissioni». Sul ruolo di Locatelli invece, spiegano dalla Lega che «da anni per il partito coordina i rapporti con i sindaci anche in virtù del ruolo in Anci».

I doppi incarichi

Dalla coppia di amici al trio del doppio incarico. Matteo Pandini, Daniele Bertana ed Elisabetta Pellegrini. Pandini è stato nominato capo ufficio stampa al ministero delle Infrastrutture, medesimo ruolo ricoperto a Chigi, dove è pure «esperto con funzioni di portavoce» per un compenso annuo di 60mila euro annui. Al ministero, decreto alla mano, la retribuzione è parificata al ruolo di caporedattore previsto dal contratto giornalistico: dunque non meno di altri 60mila lordi. La stessa cifra che incassa all’incirca Daniele Bertana, storico del gruppo salviniano, pure lui beneficia del duplice incarico: capo della segreteria particolare da una parte e dall’altra. Con questi ottimi stipendi Pandini e Bertana dovrebbero occuparsi soltanto delle attività istituzionali. Pandini, però, trova il tempo per gestire la comunicazione del leader leghista. Un’attività gratuita per il partito, a pagare è il pubblico.

Pellegrini è invece una dirigente della provincia di Verona, addetta ai lavori nel mondo delle infrastrutture, che è stata ingaggiata a 30mila euro l’anno come «consigliera per le questioni infrastrutturali» dal vicepremier Salvini, che da ministro l’ha nominata puro responsabile della struttura tecnica di missione con una retribuzione più alta.

I doppi incarichi voluti da Salvini costano più di 300mila euro ogni anno fino alla fine della legislatura. Con il mistero che nessuno è riuscito ancora a spiegare: perché mai spendere soldi di palazzo Chigi per assumere un’esperta di infrastrutture già pagata e nominata da Salvini al vertice di un’importante struttura del ministro delle Infrastrutture? «Prima di formalizzare i contratti abbiamo verificato con gli uffici competenti che non ci fossero impedimenti. La retribuzione complessiva è come se l’incarico fosse uno solo. La scelta del doppio incarico è figlia dei ruolo del senatore Salvini, che è anche vicepremier e ministro», spiegano dalla Lega.

La squadra bestiale

Bertana e Pandini fanno parte dello storico gruppo comunicazione che ha portato Salvini in alto nei sondaggi sotto il coordinamento di Morisi e Andrea Paganella, quest’ultimo diventato parlamentare, mentre il primo scenario uscito dopo la storiaccia di droga e festini a luci rosse chiuse con un’archiviazione. Nel frattempo l’azienda Sistemaintranet di Morisi e Paganella (per lungo tempo portavoce dell’allora ministro dell’Interno Salvini) ha chiuso i battenti. Aveva lavorato parecchio con la Lega Salvini, tanto da percepire tra il 2017 e il 2020, come raccontato da Domani, 1 milione di euro per servizi offerti al partito. A questi soldi si aggiungevano poi quelli pubblici ottenuti dai due con gli incarichi al Viminale. Morisi oggi ha avviato una nuova azienda, Lumos: «Non ci sono contratti in essere con Luca Morisi, al quale tutta la squadra ribadisce totale stima e amicizia», replicano dal partito.

Con Morisi e Paganella al ministero dell’Interno era stata ingaggiata tutta la squadra, che si occupava però della comunicazione del partito. Erano gli anni della “Bestia”, così era stata definita la macchina della propaganda salviniana. Quel team è ancora in attività. Pagato con soldi pubblici, naturalmente. C’è il giovane Leonardo Foa che a Chigi guadagna 120 mila euro l’anno come «esperto responsabile della pianificazione e della promozione delle attività del vicepresidente». Foa è figlio del più noto Marcello già presidente Rai. C’è Fabio Montoli, a titolo gratuito, c’è appunto Daniele Bertana, l’uomo del doppio incarico. Insieme a loro troviamo Marco Messa, Alessandro Pansera (contratto scaduto a marzo 2023), Agostino Pecoraro: 40mila euro l’anno ciascuno .

Andrea Zanelli e Fabio Visconti, invece, sono stati collocati al ministero delle Infrastrutture. Il primo come «esperto comunicazione digitale», il secondo «esperto per i sistemi informatici del ministro» a 40mila euro annui. La cifra è più o meno uguale a quella dei suoi amici del team “Bestia”. Nessuno spreco affermano dalla Lega: «Sono impegnati per attività istituzionali, tra cui la comunicazione del ministro e del vicepremier, e partecipano alle eventuali missioni di Salvini».

Non è di quella squadra ma è comunque un fedelissimo della Lega, Giuseppe Sciortino: responsabile dell’ufficio stampa Lega Liguria, è stato assunto al ministero agli ordini del sottosegretario super salviniano Edoardo Rixi, con un ottimo compenso di 102mila euro l’anno. E così per curare l’immagini del leader, ministro e vicepresidente Salvini, lo stato spende all’incirca altri 400mila euro.

Un posto per gli amici

Salvini non poteva lasciare a spasso Armando Siri, ex sottosegretario ai Trasporti nel governo Conte 1, dimessosi dopo la notizia di un’indagine sul suo carico di corruzione a Roma. Ora è imputato, ma per colui che ha suggerito nel 2015 a Salvini l’idea della Flat tax un posto è d’obbligo. Assunto a palazzo Chigi con 120mila euro di stipendio per fare il «consigliere per le politiche economiche, del credito e dello sviluppo sostenibile».

Al ministero delle infrastrutture è invece operativo con un contratto da 40mila euro all’anno l’avvocato Michele Marone, che è stato anche il responsabile del partito in Molise. Assunto come «consigliere giuridico per questioni istituzionali». Le nomine a consiglieri di Siri e Marone costano 160mila euro alle casse pubbliche. Sommati al resto il totale è di oltre un milione di euro. Soldi pubblici per una Lega in rosso .

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