È morta Raffaella Carrà. A dare l’annuncio della scomparsa della celebre showgirl, cantante e attrice è stato Sergio Japino, regista e coreografo che per anni ha avuto una storia d’amore con lei, che si è unito al dolore dei nipoti Federica e Matteo, di Barbara, Paola e Claudia Boncompagni, degli amici di una vita e dei collaboratori più stretti: «Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre».

«Raffaella Carrà – si legge invece in un comunicato diffuso dalle agenzie di stampa – si è spenta alle ore 16:20 di oggi, dopo una malattia che da qualche tempo aveva attaccato quel suo corpo così minuto eppure così pieno di straripante energia. Una forza inarrestabile la sua, che l'ha imposta ai vertici dello star system mondiale, una volontà ferrea che fino all'ultimo non l'ha mai abbandonata, facendo sì che nulla trapelasse della sua profonda sofferenza. L'ennesimo gesto d'amore verso il suo pubblico e verso coloro che ne hanno condiviso l'affetto, affinché il suo personale calvario non avesse a turbare il luminoso ricordo di lei».

Le ultime volontà

«Donna fuori dal comune – si legge ancora nella nota – eppure dotata di spiazzante semplicità, non aveva avuto figli ma di figli - diceva sempre lei - ne aveva a migliaia, come i 150mila fatti adottare a distanza grazie ad "Amore", il programma che più di tutti le era rimasto nel cuore». Le esequie saranno definite a breve. Come ultime volontà, Raffaella Carrà ha chiesto una semplice bara di legno grezzo e un'urna per contenere le sue ceneri.

Una carriera lunga sessant’anni

Nata a Bologna il 18 giugno 1943, Raffaella Maria Roberta Pelloni (questo il suo nome di battesimo), aveva compiuto 78 anni da meno di un mese. Era ancora molto piccola quando, seguendo il suo sogno, si era trasferita a Roma per studiare all’Accademia nazionale di danza e al Centro sperimentale di cinematografia. Nei primi anni Cinquanta, la troviamo già nel ruolo di attrice bambina (di 8 anni) nel film “Tormento del passato”, di Mario Bonnard.

Dagli anni Settanta, poi, l’ascesa incontrastata nel mondo dello spettacolo, in seguito alla scelta di dedicare meno energie alla recitazione e più all’attività di showgirl. In poco tempo, per tutti gli italiani è diventata Raffaella Carrà e il suo caschetto biondo, simbolo inconfondibile del suo personaggio, l’ha resa uno dei personaggi più amati della televisione italiana. Dotata di una enorme ecletticità, che l’ha vista a suo agio nei ruoli più disparati (da cantante a ballerina, da attrice a presentatrice, da icona sexy a intrattenitrice per famiglie), Raffaella Carrà negli anni è diventata un’icona italiana anche all’estero, soprattutto in Spagna.

Prima il cambio di nome (con la scelta di un appellativo d’arte ispirato ai pittori Raffaello Sanzio e Carlo Carrà), poi lo “scandalo” dell’ombelico scoperto nella sigla di “Canzonissima”, condotto da Corrado. Erano gli anni di “Ma che musica maestro”, ma soprattutto del “Tuca Tuca”, “A far l’amore comincia tu” e “Fiesta”.

In quel periodo, Raffaella Carrà diventa un simbolo di sensualità così universalmente riconosciuto che il Guardian, in un celebre e recente articolo, la definì «l'icona culturale che ha insegnato all'Europa le gioie del sesso».

Dopo una breve parentesi a Mediaset, negli anni Novanta il suo ritorno in Rai coincise con il lancio di “Carràmba che fortuna”, una delle trasmissioni più riuscite della Carrà. Nel “palmares” della showgirl anche la conduzione di un Festival di Sanremo (nel 2001 a fianco di Piero Chiambretti, Enrico Papi, Megan Gale e Massimo Ceccherini), che però non riscosse più polemiche che successo. Impossibile riassumere in poche righe tutte le sue esperienze televisive, dall’Italia all’estero. Negli ultimi anni, ha accettato il ruolo di giudice di The Voice of Italy e ha condotto “Forte forte forte” su Rai 1. L’ultima esperienza televisiva, come conduttrice, è su Rai 3: un format di interviste a personaggi dello spettacolo, della cultura e dello sport, dal titolo “A raccontare comincia tu”, condotto fino al 2019.

Da icona sexy a icona gay

Negli anni, Raffaella Carrà è diventata anche un simbolo per la comunità LGBT. Sia grazie alla sua figura che, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta era sinonimo di libertà sessuale, sia per la sua musica, che spesso risuona durante i Gay Pride. Nel 2006, Tiziano Ferro le ha dedicato la sua “E Raffaella è mia”. Nel 2017, la showgirl ha ricevuto il premio di "icona gay mondiale" al World Pride di Madrid. 

«Ho cominciato a capire il mondo gay – disse lei in una intervista del 2018 – dalla prima “Canzonissima”, quando molti ragazzi mi inviavano lettere. Ho iniziato a informarmi, anche perché molte persone dei cast dove ho lavorato erano gay. Mi sono sempre chiesta come’è possibile che esista questo gap tra genitori, figli amici e società di fronte a delle creature? Sono diventata icona gay mio “malgrado”, non ho fatto nulla: mi chiedono di essere presente a diverse sfilate e così qualche anno fa sono andata a Madrid e li ho beccati tutti. Il premio migliore per me è che la gente mi voglia bene, anche se non mi vede in televisione».

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