Una celebrazione del club anti-immigrazione, un’operazione d’immagine per rilanciare l’appeal del governo di destra, in difficoltà sulla manovra, l’economia e rapporti europei. Ma tutto decisamente poco consistente, come si mormora anche nel partito. E quando c’è poco arrosto, è noto che bisogna fare molto fumo.

Edi Rama non ha dubbi sul fatto che l’accordo con l’Italia sulla realizzazione dei due cpr italiani in territorio albanese vada in porto nonostante il ricorso dell’opposizione alla corte costituzionale. «Mi fa ridere» ha detto il premier albanese, intervenuto ad Atreju, convinto che non violi la costituzione. La decisione della magistratura è attesa «entro marzo ma sono fiducioso che la decisione sarà presa molto prima perché l'accordo è molto importante per i due stati».

La sua intervista dal palco di Atreju fa il paio con l’intervento di Rishi Sunak, entrambi ospitati parallelamente anche a palazzo Chigi da Giorgia Meloni. I tre moschettieri dell’immigrazione, uniti come dice Rama da «una missione comune» che a dire di Sunak avrebbe appassionato anche Margaret Thatcher. Se non fosse chiara la portata della nuova alleanza extra-Ue (ma è solo questione politica, come ha spiegato Rama, che si sente già europeo grazie alla geografia) arrivano due comunicati di palazzo Chigi che illustrano come i capi di governo si siano confrontati sul tema dell’immigrazione. Poco importa se il numero degli arrivi ha toccato i livelli più alti di sempre nel 2023.

«Paesi fratelli»

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Gli applausi di Atreju sono tutti per il capo di governo socialista, che elogia gli sforzi di Giorgia Meloni – seduta in prima fila, dopo essere stata accolta con una standing ovation dal pubblico della kermesse di partito – che «sta facendo qualcosa di molto importante passando da un sovranismo nazionale a un sovranismo europeo».

Rama racconta anche come dopo l’accordo con l’Italia anche altri paesi europei gli abbiano chiesto disponibilità per accogliere i migranti, ma che a loro avrebbe rifiutato questa concessione. «Abbiamo avuto richieste da altri paesi dell’Ue e abbiamo detto di no. Ce lo hanno chiesto paesi cugini, l’Italia è una sorella. Secondo Rama l'Italia, a differenza di altri, «non sta solo cercando un posto dove trasferire il problema» dei migranti «ma sta cercando di allargare lo spazio per gestire questo percorso». Secondo il primo ministro, «dire che questa è la soluzione sarebbe pretenzioso. Questo è uno sforzo per trovare una soluzione in una situazione in cui l’Ue non riesce a capirsi sulla soluzione e l’origine del problema».

La sinistra

Una battaglia lontana dal resto d’Europa, insomma, anche dal Pse a cui Rama in teoria appartiene. Il premier albanese è intervenuto anche sulla politica europea, mostrandosi piuttosto freddo nei confronti della sinistra italiana, che pure sarebbe sua alleata a livello europeo nel Pse: «Per loro era impensabile che oggi venissi qui» ha detto, invitando poi coloro che «fanno la morale» sull'accordo fra Italia e Albania sui migranti a tacere: «Non hanno fatto niente, in qualsiasi Paese europeo, io dico o ci dite come fare meglio o state zitti».

Il più grande leader della sinistra europea, ha detto Rama, è papa Francesco, ma sull’immigrazione la linea giusta è quella di Meloni: «O l’immigrazione sarà gestita ancora dai criminali, o la gestiranno le istituzioni. Cosa viene all’Albania dall’accordo? Cosa è venuto all’Italia tutte le volte che ha aiutato l’Albania dagli anni Novanta?»

La crociata di Musk

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A dare manforte alla premier sull’immigrazione arriva poi Elon Musk: l’imprenditore raccomanda di non perdere di vista l’importanza della natalità. «L'immigrazione non può risolvere il calo demografico. Per contrastare il calo della popolazione «non possiamo dipendere da altri paese» ha aggiunto Musk, «ogni volta che un Paese diventa industrializzato la sua popolazione inizia subito a scendere. Bisogna favorire la nascita di una nuova generazione» facendo figli «altrimenti questa non ci sarà».

Musk non ha perso occasione anche per parlare delle sue battaglie ideologiche, come quella contro «il pensiero woke», che avrebbe infettato perfino Disney, tanto che «se oggi Walt Disney la vedesse, si rivolterebbe nella tomba». Parole forti anche contro l’ambientalismo à la Fridays for Future. «Mi considero uno dei più grandi ambientalisti al mondo» ha detto l’imprenditore sudafricano riferendosi alle sue attività nel campo della mobilità elettrica e dell’energia solare, «ma l’ambientalismo deve basarsi sui fatti». Secondo l’ospite di Nicola Porro, già transitato per le stanze di palazzo Chigi in estate, quando le convinzioni ambientaliste si spingono all'eccesso, «iniziano a guardare all'umanità come a un fattore negativo, come fosse una piaga per il pianeta. E alcuni lo dicono apertamente».

Nessun passaggio sulla fecondazione assistita che ha generato una dei suoi figli, una tecnica che il governo di Meloni ha dichiarato reato universali. Pochi anche gli annunci pragmatici, nonostante la visita ad Atreju sia stata un’altra occasione per coltivare i rapporti con la presidente Meloni: «Adoro l'Italia, mi piace visitarla e credo che voi italiani siate incredibili. Sono interessato a investire nel vostro paese e, per favore, fate più italiani».

Il sostegno di Sunak

Per il primo ministro del Regno Unito Rishi Sunak la sfida dell’immigrazione è la sfida di una nuova generazione di conservatori, quella sua e di Meloni. Per avvalorare la sua tesi Sunak ha scomodato perfino Thatcher: «Non si è mai tirata indietro anche quando la lotta era dura, e oggi dobbiamo applicare il radicalismo di Thatcher per quanto riguarda l'immigrazione illegale». Gli immigrati, ha detto Sunak, «devono sapere che non potranno rimanere. Il primo passo, l’accordo di Roma con Tyrana, gemello di quello stretto da lui con il Ruanda. Un’altra scommessa il cui successo è tutto da verificare.

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