«Uno schiaffo alla sanità pubblica. Briciole alla salute della popolazione» così la rete di associazioni Salute Diritto
 Fondamentale; SOS Sanità; SALUTEinternazionale.info; CoPerSaMM (Conferenza permanente per la SALUTE mentale nel mondo F. Basaglia); Lisbon Institute of Global Mental Health ha attaccato il governo per la proposta di piano nazionale di ripresa e resilienza presentata dall’esecutivo. Chiedono al ministro della salute Roberto Speranza di combattere, visto che il piano non è definitivo: «E allora ci aspettiamo che il governo ascolti le richieste del ministero della salute al quale chiediamo di fare battaglia per un vero rilancio delle politiche e dei servizi socio sanitari».

Il piano riserva agli investimenti per la salute 9 miliardi «appena il 4,6 per cento delle enormi risorse messe a disposizione con Next Generation Ue» di 209 miliardi, ricordano nel comunicato diffuso sabato. Questa, scrivono, «è una scelta che ha dell'incredibile. La pandemia ha mostrato quanto fragile, indebolito dai tagli e impreparato fosse il Servizio sanitario italiano e ancor più i servizi sociali».

Le sigle hanno ricordato l’impegno di medici e infermieri nella lotta alla pandemia. «In questi mesi grazie al sacrificio e al senso etico e professionale di chi lavora nel sistema socio sanitario si è potuto rispondere a quello che sta succedendo. Lo abbiamo visto nel corso della prima micidiale ondata e ancor più ora con la marea della seconda fase». Per loro lo stato non sta tenendo fede ai suoi impegni: «Avevano detto che la pandemia sarebbe stata l'occasione per ripensare a fondo, e rinnovare, la struttura e l'organizzazione del nostro sistema sanitario nazionale e avevano detto: mai più tagli». La cifra, ricordano, può cambiare.

Rosy Bindi, presidente onoraria dell’associazione Salute diritto fondamentale, ha detto: «Si tratta una grave smentita dell’impegni». La pandemia infatti non è ancora terminata: «Ci aspettano mesi ancora difficili nei quali le professionalità e le strutture del sistema sanitario saranno messe sotto pressione, bisogna offrire una prospettiva seria e cedibile per uscire dall’emergenza e assicurare futuro alla sanità pubblica». Fino ad oggi «Si è molto parlato di ripensare la medicina territoriale, le cure primarie, l’integrazione socio sanitaria, è arrivato il momento ti passare dalle parole ai fatti».

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