Dopo una flessione fisiologica dei numeri, registrata nel mese di febbraio 2021, imputabile principalmente a non tempestive presentazioni della nuova Dichiarazione sostitutiva unica, torna a crescere a marzo il numero dei nuclei familiari beneficiari del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza.

Nel mese di marzo 2021, coloro che hanno percepito il reddito di cittadinanza sono stati poco più di un milione, mentre i percettori della pensione di cittadinanza sono stati 92mila, per un totale di 1,1 milioni di nuclei e 2,6 milioni di persone coinvolte, delle quali 662mila minorenni.

Nel primo trimestre del 2021, dunque, sono 1,5 milioni i nuclei familiari che hanno percepito almeno una mensilità di reddito o pensione di cittadinanza, pari a 3,4 milioni di beneficiari.

Sempre nel mese di marzo, la distribuzione per macro aree geografiche vede 1,8 milioni di percettori nelle regioni del Sud, 452mila nelle regioni del Nord e 334mila in quelle del Centro. In particolare, la regione con il maggior numero di famiglie che hanno percepito i contributi è la Campania con il 22 per cento delle prestazioni erogate, seguita dalla Sicilia con il 20 per cento, dal Lazio con il 10 per cento e dalla Puglia con il 9 per cento: in queste regioni risiede il 61 per cento dei nuclei beneficiari.

Prevalgono i nuclei composti da una o due persone (62 per cento), il numero medio di persone per nucleo è 2,3 e l’età media dei componenti è di 35,8 anni. Le famiglie con minori a carico sono 386mila, e costituiscono il 34 per cento dei nuclei beneficiari, pari al 56 per cento delle persone interessate, mentre i nuclei con disabili sono 194mila, il 17 per cento del totale pari al 18 per cento delle persone interessate.

L’importo medio erogato a livello nazionale è di 559 euro, rispettivamente 584 euro per il reddito e 273 per la pensione di cittadinanza, con il 60 per cento dei nuclei che percepisce un importo inferiore a 600 euro e

l’1 per cento un importo superiore a 1.200 euro. L’importo medio varia sensibilmente in base al numero dei componenti del nucleo familiare, e passa da un minimo di 453 euro per i monocomponenti a un massimo di 721 euro per quelli con cinque componenti.

L’86 per cento delle prestazioni è erogato a cittadini italiani, il 9 per cento a cittadini extra comunitari con permesso di soggiorno, il 4 per cento a cittadini europei e l’1 per cento a familiari di tutti i casi precedenti.

Cos'è cambiato a due anni dal decreto

A seguito dell'emergenza sanitaria che ha investito l'Italia nell'ultimo anno, è stata introdotta una nuova misura di sostegno economico per le famiglie in difficolta: il reddito di emergenza. La nuova misura è stata prevista dal decreto legge 34 del 2020, il cosiddetto decreto Rilancio e ha interessato 425mila famiglie, per un importo medio mensile di 550 euro: 184mila ne hanno beneficiato per cinque mesi, grazie alle proroghe previste dal decreto legge 104 del 2020 e dal dl 137 del 2020, mentre 150mila nuclei ne hanno beneficiato solo per due mesi.

Ad aprile 2019, quando erano appena entrate in vigore le misure di reddito e pensione di cittadinanza, le domande presentate, secondo una stima dell'Inps, sono state 1.016.977. La Campania, già da allora era in testa per numero di richieste, 172.175. E, in effetti, nonostante il tempo passato, la classifica resta immutata anche le per regioni a seguire: seconda, la Sicilia, con 161.383 domande; terza, il Lazio con oltre 90mila richieste; e infine Puglia e Lombardia, rispettivamente con 90.008 e 90.296 domande. Le regioni con il minor numero di domande erano, invece, la Valle D’Aosta, il Trentino e il Molise, sotto le 7mila.

Nonostante ciò, il punto debole delle misure di sostegno economico messe a disposizione dai governi che si sono susseguiti in 24 mesi sembra rimanere la validità dei controlli sulle singole richieste. Sono stati numerosi infatti i cosiddetti «furbetti» che sono riusciti a percepirlo, pur senza averne un effettivo bisogno o diritto. 

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