Dalla relazione semestrale della Dia, la Direzione investigativa antimafia, sull’andamento della delittuosità riferita ai primi sei mesi del 2021 emerge che le organizzazioni criminali di tipo mafioso fanno un «ricorso sempre più residuale all’uso della violenza», a vantaggio di una «silente penetrazione nel mondo imprenditoriale e produttivo e quindi, nel tessuto economico e sociale».

  • «In via generale – si legge nella relazione –  i sodalizi mafiosi di tutte le matrici sembrano ritenere della massima importanza l’infiltrazione in aree amministrative e gestionali degli enti locali al fine di assicurarsi i flussi finanziari collegati all’esecuzione di opere pubbliche ed ai piani di sviluppo territoriale». 
  • Questa capacità di infiltrazione fa ritenere che per il futuro sia «ragionevole ipotizzare che le mafie potrebbero rivolgere le proprie attenzioni verso i fondi comunitari» destinati al Pnrr, il Piano nazionale ripresa e resilienza .
  • La tendenza a «evitare azioni particolarmente cruente e comportamenti suscettibili di provocare allarme sociale» è confermata dalla diminuzione dei reati collegati all’associazione di tipo mafioso (che passano dai 77 del primo semestre del 2020, ai 57 del primo semestre del 2021)  con un incremento invece di quelli collegati all’associazione per delinquere semplice (da 266, nel relativo semestre 2020, a 294 del 2021) peraltro appannaggio delle sole regioni del nord. Un dato indicativo di questo andamento viene dagli omicidi di stampo mafioso, che passano da nove, nel primo semestre 2020, a due nel primo semestre 2021, entrambi registrati al sud.

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