La conoscenza umana, insieme all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie, è pronta a lanciarsi nella sfida scientifica più ambiziosa della storia: la scoperta delle origini dell’universo e chissà, magari, altre forme di vita che lo popolano.

Il progetto Einstein Telescope (Et), sostenuto e finanziato dall’Unione europea attraverso i suoi maggiori centri di ricerca, sta per avviare i lavori per la messa in opera di un rilevatore di onde gravitazionali di terza generazione, una macchina mai vista che ci permetterà, forse, di tornare indietro là dove tutto ebbe inizio, a 13,82 miliardi di anni fa.

Il programma si svilupperà nelle viscere della Terra, lungo una serie di gallerie, in cui a farla da padrone dovrà essere il silenzio. Un’assenza di rumore sismico e antropico dove riprodurre le migliori condizioni fisiche per ascoltare un volume di universo almeno mille volte superiore a quello mai udito nei due precedenti progetti: Ergo/Virgo a Pisa e Ligo negli Stati Uniti.

Fra i tanti territori passati all’esame dai ricercatori internazionali, sono due i siti che si contendono il primato per l’avvio delle installazioni: uno nelle miniere dismesse di Sos Enattos a Lula, nella Sardegna centro orientale, che si estende nei territori di Bitti e Onanì, e l’altro nel Limburgo, regione meridionale dei Paesi Bassi, a cavallo tra Germania e Belgio. La decisione finale, preceduta da numerose fasi di ricerca e preparazione dei siti, sarà presa da Bruxelles nel 2024.

I due contendenti

Sos Enattos ha come punti di forza l’estrema stabilità geologica, l’attività sismica inesistente e la totale assenza di rumore nel sottosuolo e in superficie, dove la scarsa densità abitativa e nessun impianto industriale per decine di chilometri assicurano le migliori condizioni per la ricerca. Lula rappresenterebbe quindi la scelta ideale.

La collocazione transfrontaliera del sito nordeuropeo ha invece un notevole valore politico, con le diplomazie di tre stati già al lavoro in seno all’Unione europea. A questo si aggiunge l’infrastrutturazione industriale e tecnologica oggi assente nel nuorese e invece molto sviluppata nel Limburgo.

Il progetto

L’Et è il progetto più all’avanguardia che accompagnerà nei prossimi decenni gli studi astrofisici in tutto il mondo. Coinvolge 41 enti di ricerca e università di diversi paesi dell’Unione europea, coordinati dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e dal corrispondente istituto olandese Nikhef, con cui collaborano scienziati di Stati Uniti, Regno Unito e Giappone.

In Italia è sostenuto da ministero dell’Università e ricerca, regione Sardegna, Istituto nazionale di astrofisica, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, dalle università di Cagliari e Sassari. I costi del progetto si avvicinano a 1,7 miliardi di euro in nove anni di lavori tra studi iniziali, realizzazione delle opere di base e completamento infrastrutturale del sito.

Secondo il coordinatore delle attività di caratterizzazione di Sos Enattos per la candidatura di Et, professore dell’università di Sassari e ricercatore dell’Infn, Domenico D’Urso, «l’avvio dell’osservatorio è previsto intorno al 2035 con una durata in attività tra 30 e 50 anni».

La struttura 

Le sperimentazioni si svolgeranno lungo un tunnel sotterraneo a forma triangolare di circa 30 chilometri, 10 per lato, collocato intorno ai 200 metri di profondità. Ai vertici del triangolo una serie di caverne accoglieranno le torri di filtraggio sismico, i grandi apparati ottici e i sistemi criogenici. I tunnel ospiteranno sei tubi, dove la luce si propagherà in condizioni di alto vuoto, che costituiranno il più grande volume sottovuoto del pianeta.

L’investimento

Il giro d’affari che si riuscirà a movimentare è stimato, secondo un report del comitato di indirizzo che sostiene la candidatura, in circa 6 miliardi di euro nei nove anni di costruzione più un valore annuo di altri 127milioni a cui si legheranno circa 36mila unità di forza lavoro, tra dirette e indotto, dislocate a livello locale, regionale e nazionale.

Un impatto economico che interesserà soprattutto i settori di edilizia, meccanica, studi tecnici ingegneristici, geologici, trasporti, rivendita al dettaglio e ingrosso, ospitalità e ristorazione, servizi di manutenzione software, sorveglianza e pulizia. Una volta entrata a regime la struttura Et avrà in pianta stabile tra i 160 e i 200 ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi a cui si aggiungeranno circa 250 studiosi visitatori l’anno.

Risorse

Se per avviare il progetto la regione Sardegna ha stanziato 350 milioni dal Recovery fund, ora la palla passa al governo che dovrebbe sostenere la candidatura con almeno una prima tranche da 300milioni da recuperare nel PNRR, così come richiesto in queste settimane dalla Commissione Cultura e Istruzione del Senato e da quella delle Finanze. L’esecutivo dei Paesi Bassi ha già messo a disposizione un miliardo.

Politica. E mentre si attende anche un sostegno politico ufficiale del premier Draghi, si moltiplicano nel paese le azioni di sensibilizzazione tra cittadini e mondo scientifico. “Vedere crescere ancora, e in maniera sempre più forte e coesa, il consenso attorno alla scelta di Lula come sede dell’ET– ha spiegato il presidente della Regione Christian Solinas – ci rende orgogliosi e infonde in noi speranza e fiducia sull’esito finale”. Per il consigliere regionale Pd, Roberto Deriu, è necessario “aumentare l’informazione e la mobilitazione in tutta Italia per supportare le azioni del governo e al contempo iniziare subito la preparazione del sito che aumenterebbe le possibilità della nostra assegnazione”. Il sindaco di Lula, Mario Calia, ha invece precisato: “Noi portatori di interesse dobbiamo avere un obiettivo chiaro, inserito in un gioco di squadra puntuale e generoso tra i diversi soggetti coinvolti”.

Da Boston a Cagliari. In vista della decisione finale del 2024, negli atenei sardi iniziano a rientrare i primi scienziati come l’astrofisico Ciriaco Goddi, già ricercatore all’Università di Nijmegen (Olanda) e associato al MIT di Boston che due anni fa, insieme al suo team, ha fotografato per la prima volta nella storia un buco nero.

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