Durante i disordini sono stati appiccati incendi e lanciate bombolette di gas contro gli agenti. Il Sappe: «Serve una risposta politica: misure immediate e nuove assunzioni». Il Garante dei detenuti dell’Umbria: «Problemi strutturali ignorati da anni. E il caldo è il primo fattore scatenante»
Un gruppo di detenuti ha dato il via a una violenta protesta all’interno del carcere di Terni. Le sezioni coinvolte sono la H e la G, entrambe di media sicurezza. Durante i disordini sono state danneggiate telecamere, suppellettili e strutture interne. È stato inoltre appiccato un incendio. L’area è stata isolata e sul posto sono intervenuti rinforzi della polizia penitenziaria: almeno un agente è rimasto ferito.
Dopo un paio d’ore, la protesta nel penitenziario ternano è gradualmente rientrata. I detenuti stanno ritornando nelle celle dopo l'intervento della polizia penitenziaria.
Poco prima, una protesta simile era scoppiata anche nella casa circondariale di Spoleto, poi riportata sotto controllo.
Per il garante dei detenuti dell’Umbria, Giuseppe Caforio, le rivolte sono il sintomo di problemi strutturali irrisolti. «È il caldo il primo fattore scatenante», ha detto, spiegando che nelle celle l’acqua spesso non arriva ai piani alti e che lo spazio è insufficiente.
Il carcere di Terni ospita oggi 588 detenuti a fronte di 422 posti regolamentari, mentre quello di Spoleto ne accoglie 498 su 456 posti disponibili. E con l’estate, il personale penitenziario si riduce ulteriormente a causa delle ferie.
La denuncia dei sindacati penitenziari
Il Sappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria, ha parlato di «situazione molto grave per diverse ore» sia a Terni che a Spoleto. Secondo il segretario regionale Fabrizio Bonino, i danni riportati nelle sezioni coinvolte sarebbero ingenti. A Spoleto, secondo il Sappe, i disordini sarebbero partiti da una contestazione sulla distribuzione del vitto, usata come pretesto da alcuni detenuti, in gran parte nordafricani, per scatenare la rivolta. Durante i disordini sono stati appiccati incendi e lanciate bombolette di gas contro gli agenti. «L’Umbria è diventata la discarica sociale della Toscana», ha aggiunto Bonino, denunciando l’assegnazione di detenuti problematici dalle carceri toscane.
Anche il segretario generale del S.PP., sindacato di polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, ha parlato di una «ripresa della stagione delle rivolte», paragonando quanto accaduto a Terni e Spoleto agli episodi avvenuti negli anni successivi alla pandemia. La tensione cresce e, come spesso accade, a pagarne il prezzo sono gli agenti, sotto organico e mal equipaggiati. «Serve una risposta politica – ha detto – con misure immediate, nuove assunzioni e un rafforzamento della presenza dello Stato».
Il timore condiviso dagli operatori è che quella iniziata oggi sia solo la prima di una lunga serie di proteste. Per il garante Caforio, «questa sarà un’estate di fuoco». Le istituzioni regionali sono state allertate, ma le criticità restano irrisolte: sovraffollamento, carenza di personale e strutture inadeguate continuano a gravare su un sistema penitenziario in affanno.
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