C’è un presidente di federazione calcistica nazionale che ogni mattina ha il terrore di accedere a internet. Si chiama Luis Rubiales, è a capo della federcalcio spagnola (Rfef) dal 2018 e da un mese a questa parte sa che tutte le mattine può trovare pubblicato qualcosa di sgradevole sul suo conto dal sito web di giornalismo investigativo El Confidencial.

Che è una testata molto ben informata ma ancor meglio approvvigionata di materiali sulla cui diffusione bisognerebbe pure porsi qualche interrogativo. Perché in molti casi si tratta di conversazioni via WhatsApp e registrazioni che non provengono da fonti investigative ufficiali, dato che fino al momento in cui il materiale ha preso a circolare non vi era alcuna indagine della magistratura spagnola sui fatti.

E dunque, al di là delle condotte molto discutibili tenute dal titolare di una carica pubblica e che certamente costituiscono oggetto di pubblico interesse, sarebbe il caso di porsi qualche interrogativo su quanto avanti ci si possa spingere nell’acquisire questo materiale di interesse pubblico, entrando nella sfera privata delle persone senza essere investiti dell’autorità per farlo. Tanto più che tutto ciò avviene in un paese attraversato, durante queste settimane, dalle polemiche sull'utilizzo massiccio del software israeliano di spionaggio Pegasus.

I Supercopa Files

La serie delle rivelazioni pubblicate da El Confidencial si apre nella seconda metà di aprile con la pubblicazione dei “Supercopa Files”. Si tratta di una serie di articoli che raccontano l’intreccio di accordi, molto discutibili, che hanno portato Rubiales a spostare la disputa della Supercoppa spagnola in Arabia Saudita (con adozione dell’innovativa formula della final four) a partire dall’edizione 2020.

I primi file pubblicati da El Confidencial riguardano conversazioni del 2019, quando veniva elaborata una scelta discutibile anche per ragioni politiche (con riferimento al mancato rispetto dei diritti umani da parte del regime saudita), e chiamano in causa un altro attore di rilievo tirato dentro a questa prima ondata di rivelazioni: Gerard Piqué, difensore centrale del Barcellona e della nazionale spagnola, che nonostante sia ancora in piena carriera agonistica si è già ritagliato un solido e variegato profilo professionale per il post carriera. Con tutti i conflitti di interesse che ne derivano.

Piqué ha infatti rilevato il FC Andorra, che in questa stagione si avvia a vincere il torneo di Primera Division Rfef (la terza serie spagnola) e a accedere fra i professionisti. Ma soprattutto, il difensore del Barça è il fondatore di un’agenzia denominata Kosmos Global Holding SL che lavora nel campo dell’organizzazione degli eventi sportivi. Si deve proprio a Kosmos l’invenzione della nuova formula di Coppa Davis nel tennis. Kosmos entra anche come intermediario nella trattativa che porta all’accordo quadriennale fra la Rfef e i sauditi.

E per questo motivo, come svela El Confidencial, porterebbe a casa fino 6 milioni di euro per ciascun anno di durata dell’accordo. Dunque in totale fa la bella cifra di 24 milioni di euro, per un’intermediazione che oltre a suscitare dubbi sulla sua necessità era stata tenuta nascosta da Rubiales al direttivo della Rfef. Nell’articolo che parla dell’accordo fra i due, vengono pubblicati anche gli audio delle loro conversazioni. E fra queste conversazioni ce n’è una in cui si parla addirittura dell’intenzione di coinvolgere l’ex re Juan Carlos I, per provare a sfruttare i suoi buoni rapporti col regime saudita nel tentativo di chiudere l’accordo.

Questa prima ondata di rivelazioni abbonda di dettagli imbarazzanti, fra i quali se ne segnala uno ulteriore in materia di conflitti d’interesse per Rubiales e Piquè. Dall’accordo coi sauditi risulta infatti che il presidente della Rfef riceverebbe un premio variabile a seconda che siano presenti o meno nella final four le due big, Barcellona e Real Madrid.

E qui il conflitto d’interessi è palese, dato che ci sono un presidente di federazione e un calciatore del Barcellona a avere interesse che la squadra blaugrana sia presente alle edizioni di Supercoppa disputate in terra saudita. Dopo questa rivelazione Rubiales ha annunciato di rinunciare ai compensi da Supercoppa.

La seconda ondata

La seconda ondata di rivelazioni prende il via nei giorni scorsi e, se possibile, mostra contenuti più imbarazzanti. Dapprima sono stati svelati i dettagli su un viaggio di Rubiales a New York tra ottobre e novembre 2018, quando l’allora fresco presidente della Rfef ha trascorso alcuni giorni con la compagna dell’epoca (la pittrice messicana Roberta Lobeira) ma a spese della federazione e con la giustificazione di dover tenere degli incontri con esponenti dell’Onu e della lega professionistica Usa (Mls). Incontri mai avvenuti.

Poi sono arrivate le rivelazioni sullo spionaggio privato commissionato nei confronti di David Aganzo, cioè colui che ha preso il posto di Rubiales a capo dell’Afe, il sindacato dei calciatori spagnoli (un esito elettorale sgradito allo stesso Rubiales, che a capo dell’Afe avrebbe voluto mettere un uomo di sua fiducia). E tra mercoledì e giovedì sono giunti gli articoli più pesanti, dai quali si scopre che il presidente della Rfef era (è?) solito registrare le conversazioni coi membri del governo spagnolo.

Così è accaduto nel 2020 relativamente alle conversazioni con Irene Lozano, allora sottosegretaria allo sport dopo essere stata presidente del Consiglio superiore dello sport. Quindi è toccato alle telefonate intercorse tra 2018 e 2020 con José Guirao, allora ministro della cultura e dello sport. Nessuno dei due era consapevole di essere registrato.

Riguardo alle conversazioni con Lozano sono stati pubblicati i file audio. Relativamente alle telefonate con Guirao esistono invece dei file video, poiché in quelle occasioni Rubiales usava azionare la videocamera di un altro telefono mobile. Tutti file pubblicati da El Confidencial. E qui sta un altro punto della vicenda che qualche riflessione dovrebbe suscitarla.

Il piano meta-informativo

C’è il piano informativo, cioè i fatti, e lì Rubiales viene ori malissimo. Ma c’è anche un piano meta-informativo, che qualche preoccupazione dovrebbe suscitarla. Perché si tratta di file privati, acquisiti in un modo che non è stato chiarito ma certamente non da autorità investigativa.

E non si può fare il paragone con altre operazioni di leaking (compresa, per rimanere in ambito calcistico, Football leaks), perché quelle erano mirate a svelare interi sistemi, mentre in questo caso si tratta di un’operazione che prende di mira una sola persona e ne sta demolendo il profilo pubblico. In questo senso, qualche ragione nelle rimostranze di Rubiales c’è.

Questo caso particolare deve indurre riflessioni di carattere generale. Perché se passa il principio che, per ragioni di interesse pubblico, chiunque può acquisire e rendere noti i materiali privati di chiunque altro, si rischia di aprire un solco devastante.

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