«Mo Salah è un grandissimo giocatore e da svincolato sarebbe potuto andare ovunque, in ogni club del mondo. Ma è rimasto nel nostro». Così l’allenatore del Liverpool Arne Slot ha commentato il rinnovo contrattuale del capocannoniere e giocatore chiave dei Reds.

Il suo precedente contratto scadeva a giugno 2025 e già dallo scorso gennaio avrebbe potuto firmare con qualsiasi altra squadra. Non lo ha fatto. La trattativa per il rinnovo è stata lunga e soprattutto per i tifosi scouser estenuante. Anche perché oltre a Salah altre due stelle del Liverpool erano in scadenza: Virgil Van Dijk – alla fine anche lui ha rinnovato – e Trent Alexander-Arnold, che invece sembra destinato al Real Madrid però nulla è ancora deciso.

Fra i tre era soprattutto Salah a preoccupare. Arrivato nel 2017 dalla Roma, oggi è il terzo miglior marcatore della storia dei Reds dietro a Ian Rush e Roger Hunt. Per i tifosi è un idolo e in otto anni è diventato una leggenda del club. I trofei vinti sono otto, tra cui una Champions League e un Mondiale per club. Presto diventeranno nove: la vittoria della Premier League è a un passo. Per lui in questa stagione i gol segnati sono già 32.

Nonostante per mesi in Inghilterra i media abbiano costantemente parlato del suo contratto e del suo futuro, Salah non ne ha risentito. In campo ha continuato a giocare e a fare la differenza a suon di gol e grandi giocate. Il merito è anche del Liverpool, che lo ha protetto lasciandolo libero. Libero di scegliere se restare o andare via. Rispettando i suoi tempi. Senza sollecitazioni e senza ricatti. Non un atteggiamento scontato. In passato alcuni club hanno fatto pressioni sui propri giocatori affinché rinnovassero. Non firmi? E allora non giochi. Risultato: separazione burrascosa. E vissero tutti arrabbiati e scontenti.

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L’anomalia dei Reds

L’atteggiamento del Liverpool è stato esemplare. A prescindere dalla decisione finale di Salah. Lo sarebbe stato anche in caso di esito negativo. Perché sebbene sia un rapporto lavorativo, e di mezzo ci sono parecchi soldi, il Liverpool ha insegnato come trattare le persone che amiamo, senza costringerlo ad amarci. Senza possedere. Lasciando all’altra persona la possibilità di scegliere. Significa saper accettare che la persona amata voglia allontanarsi da noi. Può far paura, ma che amore è senza libertà?

Salah sarebbe potuto andare a giocare in Arabia Saudita e vedere il suo stipendio aumentare incredibilmente. Oppure in America, in qualsiasi altro top club europeo. Ha scelto di restare a Liverpool. La città che ha definito «casa sua e della sua famiglia». E la sua scelta racconta davvero il sentimento che prova per il club, perché è avvenuta liberamente. Se avesse firmato per paura di non giocare più o perché messo alle strette, non potremmo parlare di un legame così speciale tra tra l’egiziano e il Liverpool.

Gli antichi greci avevano tre termini per pronunciare la parola amore. Il primo, Èros, stava per l’amore passionale, associato principalmente alla sfera sessuale, ma qualcosa di più profondo. È legato al desiderio di amore. Philìa è invece l’amore fraterno, l’amicizia. Racconta i legami e si basa sulla condivisione. Infine c’è l’Agápe. Un amore incondizionato e altruistico. Principalmente utilizzato per descrivere la sfera spirituale e religiosa. Il nostro concetto di amore contemporaneo racchiude tutti e tre i termini. In nessun caso può significare costrizione. 

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