La procura di Milano ha spedito a processo il leader della Lega Matteo Salvini, accusato di diffamazione per i commenti e le esternazioni fatte nel 2019 nei confronti di Carola Rackete, la comandante tedesca della nave Sea Watch 3, di proprietà dell'omonima Ong, che si occupa di ricerca e soccorso dei migranti dispersi e in difficoltà nel Mediterraneo.

Questa indagine era nata da una denuncia della donna dopo le tante esternazioni del senatore, ex ministro dell’Interno, nei suoi confronti e si era chiusa lo scorso febbraio. Nei giorni scorsi, a quasi un anno di distanza dalla chiusura dell’inchiesta, secondo quanto risulta a Domani, il pubblico ministero Giancarla Serafini ha firmato il decreto di citazione diretta a giudizio, l’atto con il quale si decide il rinvio a giudizio di un indagato senza dover passare per l’udienza preliminare davanti al giudice dell’udienza preliminare, atto previsto dal codice per i reati che hanno una pena massima inferiore ai quattro anni. Il decreto è in via di notifica all’ex ministro dell’Interno: abbiamo raggiunto telefonicamente il suo avvocato che ha preferito non commentare, riservandosi di farlo eventualmente dopo aver letto il suo contenuto.

Capitano pluri imputato

Questo rinvio a giudizio arriva proprio mentre Salvini è impegnato a difendersi dalle accuse di sequestro di persona nelle udienze preliminari che si stanno svolgendo a Palermo per il caso della Open Arms e a Catania per il caso Gregoretti. Due procedimenti nei quali il politico è imputato per aver trattenuto i migranti sulle navi, impedendogli di sbarcare sul suolo italiano, abusando dei propri poteri di ministro. Il tutto condito, si ricorderà, da retorica sovranista sulla difesa dei confini italiani dagli «invasori» venuti dall’Africa.

Molta propaganda politica si leggeva in controluce anche nelle offese recapitate a Rackete dopo la manovra, forse maldestra ma giustificata da uno stato di necessità, con la quale la comandante della Sea Watch 3 era entrata il 29 giugno 2019 nel porto di Lampedusa dopo un paio di settimane di attesa fuori dalle acque territoriali italiane con un carico di 53 migranti soccorsi a largo della Libia. Giorni passati cercando di far sbarcare i profughi mentre le condizioni sulla nave erano in continuo peggioramento per la mancanza di igiene, culminati con l’entrata nel porto urtando una vedetta della Guardia di Finanza sulla quale erano presenti cinque persone e per la quale la capitana è stata indagata dalla procura di Agrigento ed è in attesa della pronuncia della Cassazione che potrebbe sancire la sua estraneità definitiva ai reati che le erano contestati in relazione a quella manovra, dopo il proscioglimento da parte del gip.

«Sbruffona e delinquente»

Quei lunghi giorni di trattative per entrare in acque italiane e poi quel gesto finale avevano dato la stura a Salvini che, da ministro dell’Interno, si era lasciato andare a commenti pesanti in varie trasmissioni televisive e sui social network Facebook e Twitter. Il 26 giugno 2019, ad esempio, in una diretta Facebook Salvini aveva detto: «Chi se ne frega delle regole ne risponde ... lo dico anche a quella sbruffoncella della comandante della Sea Watch che fa politica sulla pelle degli immigrati... pagata non si sa da chi», chiamandola in varie occasioni «fuorilegge», «delinquente», autrice di un atto «criminale» che avrebbe provato ad «ammazzare cinque militari italiani» da «complice dei trafficanti di essere umani». Tutte esternazioni raccolte nella denuncia presentata nel luglio di quell’anno con l’assistenza dell’avvocato Alessandro Gamberini, nelle quali si rintracciano anche attacchi alla onlus stessa.

La denuncia di Rackete non si fermava solo alla diffamazione: la capitana della Sea Watch aveva anche ventilato l’istigazione a delinquere perché i continui, pesanti, riferimenti di Salvini le avevano attirato uno sciame di «leoni da tastiera» che sui social network l’avevano riempita di ingiurie di ogni tipo, tanto da lasciar presupporre anche il pericolo per l’incolumità personale della donna. Salvini, leader di un partito politico di grande rilevanza in Italia, accreditato anche dal ruolo di ministro dell’Interno, renderebbe ancor più gravi le sue esternazioni, soprattutto credibili, tanto da suggestionare quelli che sono i suoi seguaci politici più facili a riscaldarsi. La pm milanese ha archiviato, però, questa accusa non ravvisando gli elementi minimi per sostenerla, in quanto mancherebbero le basi effettive per sostenerlo. Il legale della capitana tedesca si è opposto all’archiviazione, che sarà discussa quindi davanti al gip.

Fortunatamente in tutti questi mesi non è successo nulla che possa aver messo l’incolumità di Carola Rackete a rischio, ma il tema della possibile istigazione a delinquere da parte dei politici “sovranisti”, con una forte presa sulla parte più radicale della popolazione, andrebbe forse rivalutato dopo i fatti di Washington. Dove si è assistito a uno spettacolo sconcertante con l’assalto a Capitol Hill, sede del parlamento federale americano, da parte di un’enorme massa di persone aizzate dal discorso di Donald Trump.

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