Matteo Salvini punta sull’elettorato giovane parlando ai ragazzi e alle ragazze di vacanze e discoteche senza vaccino. La faccenda per lui è semplice. «Mettiamo in sicurezza genitori e nonni senza punire nipoti e figli», ha affermato in un’intervista a Repubblica, e ha chiesto di vaccinare le persone dai 60 anni in su, lasciando la libera scelta alle persone dai 40 ai 59 anni, mentre «per i giovani non serve».

Il leader della Lega ha parlato della questione direttamente da Jesolo, località turistica veneta che il sindaco, lamentandosi dell’«invasione» di giovani e giovanissimi, ha descritto come un «discoteca a cielo aperto». «Mi rifiuto di vedere qualcuno che insegue mio figlio, che ha 18 anni, con un tampone o con una siringa mentre va a fare due passi con gli amici. Prudenti sì, terrorizzati no», ha detto Salvini.

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Per il leader del Carroccio stare dalla parte dei giovani significa dare via libera senza condizioni: «Permettiamo alla gente di andare a lavorare. Non possiamo condannare alla paura a vita i ragazzi e le ragazze che hanno sofferto per un anno e mezzo di scuole chiuse, università chiuse, locali chiusi».

Il Green pass

È da tempo che l’ex ministro dell’Interno chiede l’apertura delle discoteche. L’esecutivo sta valutando di renderla possibile attraverso l’utilizzo del Green pass, ovvero il certificato verde in presenza di una di queste tre condizioni: aver fatto la vaccinazione anti Covid-19, essere negativi al test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore, essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi. Per il Comitato tecnico scientifico potrebbe essere una soluzione sia per l’ingresso nelle discoteche, sia nei ristoranti al chiuso e, infine, per l’utilizzo dei mezzi di trasporto. Il leader della Lega la definisce «una cazzata pazzesca che porta a un casino totale» e difende le vacanze: «Se vogliamo il Green pass per tutti, al momento finiremmo a ottobre, facendo saltare la stagione e le vacanze. Sarebbe devastante. E inutile».

Ma non tutti i leghisti sono d’accordo con il segretario. Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, presidente della Conferenza delle regioni, la pensa diversamente: «Se l’aumento dei contagi è contenuto e le strutture ospedaliere tengono, può servire alla ripresa dell’attività di discoteche, stadi, organizzazioni di grandi eventi».

I dati sui giovani

Attualmente in Italia il 45,6 per cento della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, il 16 per cento è in attesa della seconda dose. Ma la percentuale di vaccinati nella fascia tra i 12 e i 19 anni è molto bassa: il 9,7 per cento è completamente vaccinato, il 27,2 per cento ha invece ricevuto la prima dose. La fascia successiva invece, dai 20 ai 29, è coperta dal ciclo vaccinale completo per il 24,3 per cento, mentre il 52,8 per cento ha ricevuto almeno la prima dose.

Sull’efficacia del vaccino, i dati dell’Istituto superiore di sanità sono chiari: per la fascia di età tra i 12 e i 39 anni, l’efficacia vaccinale del ciclo incompleto è del 64,54 per cento nel prevenire la diagnosi e del 79,29 per cento nel prevenire le ospedalizzazioni. L’efficacia del ciclo vaccinale completo invece è rispettivamente dell’80,63 per cento e del 85,83 per cento. Nella sua battaglia a favore dei giovani, però, Salvini non considera nemmeno che una campagna vaccinale che coinvolga tutta la popolazione potrebbe ridurre il rischio di nuove restrizioni, nonostante la diffusione delle varianti, e favorire la didattica in presenza.

Il ritorno a scuola

In un momento in cui i contagi hanno ripreso a salire, il vaccino è la principale arma per contrastare la diffusione del virus, facilitata anche dagli spostamenti estivi, soprattutto nell’ottica della riapertura delle scuole a settembre. Il Comitato tecnico scientifico, infatti, nel sottolineare la necessità e la disponibilità di lavorare per la didattica in presenza, individua come misura prioritaria la vaccinazione «tanto del personale scolastico (docente e non docente), quanto degli studenti».

Senza il vaccino quindi, in base al parere degli esperti del Cts, non è immaginabile un ritorno alla scuola in presenza. Il vaccino è l’unica misura su cui si basa il rientro, oltre alle mascherine e al distanziamento che, nelle strutture scolastiche, non sempre è garantito.

Anche l’obbligo vaccinale degli insegnanti è diventato terreno di scontro politico. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha annunciato che sarà oggetto di discussione nel Consiglio dei ministri di questa settimana, senza escludere la possibilità di stabilire l’obbligo. Il segretario del Partito democratico Enrico Letta ha detto esplicitamente di essere «fra i favorevoli all’obbligo vaccinale», ma Salvini l’ha definito inutile. Il primario di malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ha commentato lo scontro politico ad Adnkronos Salute: «Alcune affermazioni non andrebbero fatte dai politici, ma bisognerebbe chiedere ai medici e ai sanitari. Chi ha meno di 40 anni dovrebbe essere vaccinato perché dobbiamo arrivare a una copertura più larga possibile».

La riforma costituzionale

Le dichiarazioni di Salvini, che sicuramente punta anche sui voti dell’elettorato No vax, arrivano dopo l’approvazione della riforma costituzionale dell’8 luglio scorso che ha esteso la base elettorale del Senato. Alle prossime elezioni saranno 4,1 milioni in più gli elettori al Senato nella fascia tra i 18 e i 24 anni. Secondo un sondaggio realizzato da Tecnè con Agenzia Dire, su un campione di mille casi di ragazzi e ragazze di età compresa tra 18 e 21 anni, se si andasse a votare oggi il 21 per cento voterebbe Fratelli d’Italia, il 22 per cento voterebbe la Lega e il 21 per cento il Pd. Ma il sondaggio ha evidenziato anche l’alta percentuale di giovani che affermano di essere poco interessati alla politica: il 50 per cento degli intervistati infatti ha dichiarato la volontà di astenersi o si è detto incerto su chi votare. Si tratta comunque di milioni di potenziali elettori. Che Salvini, forse, pensa di conquistare con qualche facile slogan.

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