«Sentiamo il dovere di agire, di organizzarci, di alzare la voce», le università si mobilitano per Gaza

«Se l’Idf attacca la Global Sumud Flotilla «bloccheremo tutto». È questo il piano di migliaia di studenti di tutto il paese che, delusi dall’inazione del mondo e del governo italiano, puntano a rompere il muro di silenzio e indifferenza che ha permesso che a Gaza l’esercito israeliano uccidesse oltre 65 mila persone negli ultimi due anni, nella maggior parte dei casi - mostrano i dati - civili. «Quello che accade nella Striscia è un crimine contro l’umanità. Non possiamo più accettare il silenzio, né la retorica della neutralità. Le nostre università devono rompere ogni collaborazione con istituzioni accademiche israeliane complici del genocidio, e schierarsi dalla parte della giustizia e dei diritti umani», fa sapere l’Udu, l’Unione degli universitari, il principale sindacato studentesco che insieme ad altre organizzazioni come Cambiare Rotta, il 30 settembre ha partecipato all’occupazione della facoltà di Scienze Politiche dell’università Sapienza di Roma. Perché le piazze piene per Gaza sono un messaggio a tutti i partiti La mobilitazione a Roma «Per denunciare il genocidio in corso in Palestina e mostrare il nostro sostegno alla Flotilla. Come studenti e studentesse, sentiamo il dovere di agire, di organizzarci, di alzare la voce. Quella che oggi parte da Roma è una chiamata alla mobilitazione per tutta la comunità universitaria: è tempo di prendere posizione», hanno chiarito gli studenti subito dopo che, in corteo, ieri, hanno attraversato la Sapienza al grido di «Palestina libera», ammainato la bandiera dell’Ue, davanti alla statua della Minerva, e alzato quella palestinese, come rappresentazione della volontà di sostenere il suo popolo. «Lo avevamo detto, ora lo stiamo facendo. Fino a quando le nostre istituzioni, da Meloni a Bernini a Polimeni (Rettrice della Sapienza ndr), non fermeranno la complicità con Israele noi non ci fermeremo», ha spiegato Leone Piva, coordinatore di Sinistra Universitaria. Ma gli studenti romani non sono i soli stanchi dell’inerzia del governo. Anzi. Ora dopo ora, crescono gli atenei occupati in tutto il paese, le tendate, i presidi permanenti dentro le aule universitarie: tutti con gli occhi puntati sulla missione umanitaria della Flotilla che si avvicina a Gaza, tutti pronti – dicono - a bloccare l’Italia. Contro la riforma Bernini: perché i professori faranno lezioni in piazza Le critiche di Meloni Così mentre la presidente del Consiglio Meloni definisce gli studenti della Sapienza «figli di papà dei centri sociali» nel tentativo di screditare le proteste e la ministra dell’università Bernini non si stanca di ripetere che l’importante è che «i responsabili dei danneggiamenti si facciano carico dei costi», le università, da nord a sud, agiscono con concretezza per supportare il popolo palestinese. Dopo Roma, il 30 settembre hanno occupato anche gli universitari di Napoli – sia L’Orientale che la Federico II, perché per «fermare il genocidio serve l’aiuto di tutti», hanno detto dal Collettivo autonomo organizzato – e di Padova. Dove i portavoce dell’Udu, convinti che la comunità accademica debba rifiutare ogni complicità con Israele hanno aggiunto: «Le proposte del presidente americano Donald Trump delle ultime ore in accordo con Netanyahu ci mettono davanti a un possibile futuro terrificante. La risposta che diamo è prenderci ogni spazio per parlare di ciò che sta accadendo e per esprimere il nostro dissenso». L’ateneo di Torino, secondo quanto puntualizza l’organizzazione studentesca Cambiare Rotta, impegnata nel coordinare la maggior parte delle mobilitazioni: «È solo l’ultimo di una lunga serie di atenei che sta bloccando gli accordi con Israele. Mentre a Genova prosegue l'occupazione del Rettorato. A Milano, Bologna, Bari, Palermo, Pisa e Perugia decine di assemblee in dipartimenti e facoltà si organizzano verso lo sciopero generale».