Nel giorno in cui il Tar ha dato ragione a Sea-Watch, sbloccando la nave Sea-Watch 4, la portavoce Giorgia Linardi, fa appello al governo per l’altra nave recentemente liberata dal fermo amministrativo: in soli tre giorni, fra il 26 e il 28 febbraio, nella prima missione dopo sette mesi di blocco forzato, Sea-Watch 3 ha soccorso 363 persone che aspettano ancora un porto sicuro.

Il Tar

Il Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo ha sospeso i fermi che bloccavano la Sea-Watch 4: «Il giudice ha accolto la nostra richiesta di sospensione del blocco  – ha comunicato la Ong – e, in attesa che la Corte di Giustizia Europea si pronunci sul caso, entrambe le nostre navi potranno svolgere la loro attività nel Mediterraneo Centrale».

A fine dicembre, il Tar di Palermo ha rimesso al giudice europeo i ricorsi presentati da Sea-Watch contro i fermi amministrativi che hanno colpito Sea-Watch 3 e Sea-Watch 4, mettendo in discussione la legittimità di applicazione alle navi umanitarie della direttiva europea che regola il controllo dello Stato d’approdo.

«Sea-Watch ha accolto con soddisfazione questa decisione. Riteniamo infatti che l’utilizzo dei fermi amministrativi da parte delle autorità italiane per bloccare le navi umanitarie sia illegittimo e inaccettabile». Negli scorsi mesi, Giorgia Linardi, la portavoce, aveva detto che il Conte 2, e la ministra Luciana Lamorgese  – riconfermata nel governo di Mario Draghi – non avevano risolto i problemi di salvataggio e di accoglienza dei migranti, senza dare alcun supporto alle loro operazioni di salvataggio, esattamente come aveva fatto il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

La ministra Lamorgese intervenendo in Tv aveva detto che le imbarcazioni non erano sicure. Il Tar ha chiarito che la sicurezza della navigazione è assicurata dallo Stato di bandiera e dal Comandante della nave in caso di situazioni che richiedono un intervento di emergenza, sottolineando come – in ogni caso – il trasporto dei naufraghi a bordo è limitato al tempo strettamente necessario al loro sbarco in un luogo sicuro.

«Alle nostre navi è stato invece contestato di trasportare a bordo troppe persone», quando invece, attaccano, «sono proprio l’inazione, l’assenza di mezzi e la colpevole omissione dei soccorsi da parte delle autorità italiane ed europee a determinare le circostanze in cui gli assetti umanitari sono lasciati soli a soccorrere numeri elevati di persone, che non possono certo essere abbandonate in mare perché troppe».

Il salvataggio

Intanto i migranti sulla Sea-Watch 3 aspettano. La Ong ha chiesto di attraccare sia all’Italia che a Malta. «Le persone soccorse e il nostro equipaggio sono allo stremo e attendono con urgenza l’assegnazione di un porto sicuro: le condizioni meteo sono peggiorate a causa del vento ed è impossibile evitare il diffondersi dei casi di ipotermia», dice Linardi, «sarebbe un segnale di umanità importante da parte del nuovo governo risparmiare a queste persone un’altra notte in mare».

Tra i naufraghi ci sono 47 donne, alcune in stato di gravidanza, mentre i minori sono un terzo del totale, di cui 120 non accompagnati. «Tutti sono stremati dal viaggio e le vessazioni subite, l’esposizione al freddo e la mancanza di spazio. Molti sono assistiti dal nostro personale medico per ustioni da carburante».

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