Per la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese le navi dell’Ong che soccorrono i migranti, tra cui la SeaWatch 4,  sono state fermate perché erano pericolose. Per la Ong tedesca il governo è «ipocrita».

Domenica sera rispondendo a una specifica domanda su Rai 3 a Che tempo che fa, la ministra ha detto che «Non c’è nessun preconcetto» del governo verso le Ong che operano soccorsi in mare.  «Le navi delle Ong sono state fermate dalla Guardia costiera per aspetti tecnici che potevano costituire un pericolo anche se avessero prestato soccorso in mare a chi ne avesse avuto bisogno»

Quindi ha citato il caso di soccorsi ancora attivi: «Open Arms si sta dirigendosi verso la Libia e non c’è nessun preconcetto nei loro confronti», ma, ha aggiunto, «se ci sono aspetti tecnici che non vanno, non è che sono fuori dalle regole»  e «devono garantire di riuscire a portare in salvo i migranti soccorsi»

Sea-Watch, che ha attualmente ha un’imbarcazione ferma nel porto di Palermo, ha replicato sui social: «Le affermazioni della ministra Lamorgese rispetto ai fermi delle navi Ong, sono inaccettabili».

Il governo per loro «criminalizza l'attività delle nostre navi dopo che per anni la Guardia costiera le ha incoraggiate a operare con qualunque mezzo pur di salvare vite».

Accusano il governo di ipocrisia e di non fare abbastanza: «Ci contestano ipocritamente di non poter trasportare tutte le persone che soccorriamo. Ma siamo costretti a farlo dalle omissioni delle autorità e dalla loro complicità nei respingimenti illegali».

Attualmente risultano ferme sei navi delle Ong «senza fornire alternative alla loro presenza. Questo abuso dei mezzi a disposizione dell'amministrazione ha provocato morti e tragedie».

Sea-Watch continua a ricordare il mancato soccorso dopo un allarme che ha raggiunto in vano la SeaWatch 4, costretta al fermo. «In uno fra gli ultimi casi, cinque persone sono annegate mentre SeaWatch4 riceveva una segnalazione a cui non ha potuto rispondere a causa del fermo. Non lo hanno fatto neanche le autorità. Per questi morti e per le vite che possiamo salvare abbiamo presentato ricorso contro il provvedimento pretestuoso che ci ha colpiti».

Di recente è stato sbloccato il loro velivolo Moonbird, e adesso continueranno a lavorare per ottendere il rilascio dell’imbarcazione: «Non abbiamo intenzione di arrenderci. La criminalizzazione dei soccorsi in mare che questo governo continua a promuovere non avrà la meglio».

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