Enrico Montesano non è rimasto solo, Paolo Bonetti, segretario del Tg2, la seconda rete nazionale, ha deciso di difendere con un post su Facebook «la sacra maglietta» della X Mas indossata da Montesano durante le prove di Ballando con le stelle.

Bonetti è più esattamente nella segreteria di direzione del Tg2, negli studi del programma che fino a poco tempo fa era diretto dal nuovo ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

Proprio dalla redazione del Tg2 risponde al telefono, o meglio non risponde: «Io sono un dipendente Rai, non parlo con lei, mi mandi una mail». Salvo riattaccare prima di dare il suo indirizzo.

Non vuole rispondere sulla sua posizione lavorativa e non arriva a sentire tutte le domande che riguardano il suo profilo Facebook.

Nei commenti ai suoi post gli fanno i «complimenti camerata» e il 28 ottobre non manca di ricordare la marcia su Roma, la manifestazione fascista che segna simbolicamente l’inizio della dittatura di Mussolini nel 1922.

Sul suo profilo, tra foto di animali e bambini, emerge il suo entusiasmo reiterato per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni di cui condivide video e che incoraggia a continuare.

Altro tono contro una “stronzetta israeliana” - non dice chi, nei commenti compaiono foto della giornalista Rula Jebreal, che torna in un articolo condiviso più in là – . Di un altro non nominato dice: «È un africano (anche se alcuni giornali titolano che è italiano ma di origini africane)».

Dei politici fa spesso nome e cognome. «Brutta ciao» all’ex presidente della Camera Laura Boldrini. Dopo la questione migranti se la prende con «quella piccola (emoticon della cacca) di Macron».

Chiede a Letta se è «il titolare assoluto delle cazzate che leggiamo» sui social del segretario. Conte è «una melma». Tipologia di post che ricorre nel tempo. Anche quando Sangiuliano era ancora alla direzione del Tg, Bonetti commentava con una sola parola un’intervista all’allora ministro della Salute, Roberto Speranza: «MERDACCIA».

Domani ha contattato Bonetti, tutti i suoi post non sono più visibili al pubblico.

Il codice di condotta social

Mentre si parla di Montesano andato in onda con la maglietta fascista, e girano voci di un suo saluto romano durante le prove, che forse era voluto forse no, sicuramente Bonetti sta dalla sua esattamente per il senso di estrema destra del simbolo che Montesano cerca di sminuire, senza contare gli insulti a tutti i personaggi politici che il telegiornale racconta ogni giorno.

Eppure la Rai ha delle raccomandazioni di condotta social che, si apprende dal Codice etico aggiornato nel 2020, prevedono un agire irreprensibile anche dal punto di vista privato.

In virtù del carattere pubblico, si legge, sebbene gli spazi web o i social network possano essere ritenuti attinenti alla sfera personale e in sé distinti dal ruolo ricoperto in azienda, «è inevitabile che le attività svolte a titolo personale da dipendenti o collaboratori del servizio pubblico possano generare delle conseguenze negative sull’immagine della Rai e delle Società del gruppo nel loro complesso».

Il codice non lascia spazio a fraintendimenti: «Per questo è necessario essere estremamente attenti a qualunque cosa si scriva o si condivida che possa mettere in discussione i valori e i gli standard editoriali dell’azienda».

Per chi non capisse il messaggio, si definiscono “presidi digitali” i sistemi di pubblicazione e diffusione di contenuti accessibili a qualsiasi dispositivo connesso quali «a mero titolo esemplificativo siti internet, blog, forum, social network». Nell’utilizzo dei «presidi digitali tanto privati che aziendali», fermo il rispetto della libera manifestazione di pensiero garantito dalla costituzione, compare un elenco puntato per rendere a tutti chiaro il messaggio:

  • lo spazio virtuale web e social è a tutti gli effetti uno spazio pubblico, in quanto visibile ad un insieme potenzialmente illimitato di fruitori;
  • qualunque pensiero venga pubblicato, condiviso o linkato può diventare permanente o comunque essere visibile per molto tempo;
  • la diffusione del pensiero in questo ambito è assimilabile ad una dichiarazione resa con gli altri mezzi di comunicazione di massa;
  • sono applicabili anche alle condotte poste in essere in questo ambito le vigenti norme dell’ordinamento giuridico che prevedono la responsabilità civile e penale in caso di: violenza, minaccia, pubblicazione di contenuti diffamatori o discriminatori, e ancora hate speech, negazione, minimizzazione, approvazione o giustificazione del genocidio o di altri crimini contro l’umanità, diffusione di contenuti pedopornografici o falsi, propaganda terroristica, cyberbullismo, lesione dei diritti di terzi.

In ogni caso sono vietate le condotte che possano ritenersi lesive dell’immagine e degli interessi della Rai. C’è da chiedersi come inquadrare il sostegno pubblico di Bonetti al gesto di un collaboratore di un programma allontanato dal servizio pubblico. Ma soprattutto alla maglietta che ricorda il collaborazionismo con i nazisti dell’Italia.

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