Clan e affari in Sicilia

La mafia, l’industriale, la regione: tutti d’accordo sulla cava di Agira

L’area dove sorge il santuario bizantino dove sono custodite le spoglie di tre frati. La cava dell’azienda veneta sorgeva a circa 1,5 chilometri FOTO SICILIANTICA
L’area dove sorge il santuario bizantino dove sono custodite le spoglie di tre frati. La cava dell’azienda veneta sorgeva a circa 1,5 chilometri FOTO SICILIANTICA

La società trevigiana Fassa Bortolo ha ottenuto di poter estrarre calcare all’interno di un’area archeologica tutelata ad Agira (En). I terreni sono stati acquistati da un capo mafia per quasi 2 milioni. Il ricorso di SiciliAntica, l’associazione che si sta battendo per bloccare il progetto nel sito dove si trova anche un santuario antico

  • A poca distanza dal santuario di epoca bizantina la cava della discordia, nonostante le anomalie denunciate, i guadagni degli uomini di mafia e i rigidi vincoli ambientali, sta prendendo forma. Siamo nella provincia di Enna, entroterra siciliano.
  • I terreni sulla quale nascerà la società veneta li ha comprati dal boss locale della mafia. L’azienda contattata ha risposto sostenendo che non sapesse dei trascorsi giudiziari. 
  • La battaglia legale prosegue, portata avanti dall’associazione SiciliAntica, che ha già vinto due ricorsi. Ma la regione ha cambiato le carte in tavola. Ecco come.

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