«Sarebbe stato facile, alle prime avvisaglie della recrudescenza del virus, annunciare una nuova chiusura generalizzata. Altri Paesi europei lo hanno fatto e lo stanno facendo in questi giorni. I decreti che il governo ha varato nelle ultime settimane adattano invece le misure all'andamento della circolazione del virus sul territorio. Siamo in una situazione diversa rispetto a marzo quando la chiusura totale preservò la Nazione. Ora possiamo gestire, proteggendo salute ed economia insieme, valutando per aree».

Così il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, in un'intervista al Corriere della Sera. «Il virus», aggiunge, «non è cambiato rispetto a prima. Oggi registriamo una diffusione prevalentemente in ambito familiare. Viene contratto fuori dalle mura domestiche e poi si diffonde in casa. Ma negli ospedali arrivano anche persone che non avrebbero necessità di ricovero e che magari sul territorio non trovano una risposta».

Secondo Sileri, «l'Italia non naviga a vista. Siamo in piena emergenza e l'unica strategia immediata è quella orientata al contenimento dell'epidemia. Certo, occorre anche un pensiero più lungo per far ripartire l'Italia nei prossimi mesi». Passando poi alle proteste di piazza, il viceministro della Salute risponde: «In un momento così difficile, le ritengo pienamente comprensibili e spesso giuste. A patto però che siano pacifiche. C'è un problema di tenuta sociale, in Europa e nel mondo. E non va sottostimato, perché trae origine da un disagio diffuso di cui qualcuno cerca di approfittare. Nel lockdown di primavera gli italiani hanno mostrato un coraggio unico, cantando ogni sera dai balconi, ad esempio. Dobbiamo adoperarci tutti insieme per scongiurare un secondo lockdown nazionale».

L'obiettivo imprescindibile per il governo? «Abbiamo già pianto quasi 39 mila vittime: il primo punto fermo è far sì che questo numero non cresca troppo», sostiene Sileri. Ha visto gli ultimi dati? «Non sono preoccupato della salita dei positivi, perché il positivo non è necessariamente malato, ma, specie in alcune aree, sono preoccupato del numero dei ricoveri, in particolare nelle terapie intensive. Va rinforzato il servizio territoriale ma solo gli idioti indicano colpevoli», aggiunge il viceministro della Salute.

Che poi sottolinea: «Il vaccino sarà probabilmente la soluzione alla circolazione del virus, ma dev'essere un vaccino sicuro ed efficace, dovremo aspettare che sia prodotto in larga scala e poi che tutti lo facciano. Passerà inevitabilmente molto tempo. È plausibile che già prima il virus possa regredire per gli effetti dell'immunità di gregge. Se così sarà, dovremo farci trovare pronti per favorire una ripresa rapida della nostra economia».

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