È morto Siniša Mihajlović, l’ex calciatore e allenatore di tante squadre italiane. Aveva 53 anni. Sono passati tre anni da quando mentre sedeva sulla panchina del Bologna Mihajlović ha scoperto di avere la leucemia. Tre anni di cure e ricadute che hanno portato più volte l’ex calciatore all’interno delle strutture sanitarie tra gli abbracci e il sostegno di migliaia di tifosi. Oggi, venerdì 16 dicembre, l’annuncio in un comunicato della famiglia: «La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlović . Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti».

«Svolgo ciclicamente delle analisi molto approfondite dopo essere stato colpito dalla leucemia – aveva dichiarato Siniša durante il ricovero dello scorso marzo – In questi anni la mia ripresa è stata ottima, ma nelle ultime analisi sono emersi dei campanelli d’allarme con il rischio che possa ripresentarsi la malattia. Devo intraprendere un percorso per giocare d’anticipo e non farlo ripartire. Questa è la vita, è fatta di salite, curve e buche improvvise». L’ultima sua apparizione in pubblico risale al 1º dicembre quando ha partecipato alla presentazione del libro dell’allenatore Zdenek Zeman.

La carriera da calciatore

Foto LaPresse Torino/Archivio storico

Da Vukovar, una piccola cittadina dell’ex Jugoslavia, Siniša Mihajlovic ha scalato le vette dei più importanti club europei ma ha costruito la sua carriera calcistica e da allenatore principalmente in Italia. È considerato uno dei migliori centrocampisti ad aver calpestato i campi di calcio di Serie A. Il suo talento erano le punizioni, non è un caso se è ancora suo il record di goal eseguiti su calci piazzati nel campionato italiano. Se ne contano 28, di cui tre in una partita sola proprio contro la sua vecchia Sampdoria.

Dopo aver vinto una Coppa dei campioni con la Stella Rossa di Belgrado nel 1990/91 arriva a Roma nel 1992. Con la squadra capitolina gioca 54 partite e segna soltanto un goal in campionato. Il salto di qualità arriva con il suo trasferimento alla Sampdoria due anni più tardi dal suo arrivo in Italia, ma la sua consacrazione arriva con il suo ritorno a Roma quattro anni più tardi. Questa volta, però, tra le file della squadra rivale della Lazio. Con i biancocelesti segna il primo goal in Champions league della squadra e ha vinto un campionato di Serie A, due Supercoppe italiane, una Supercoppa Uefa, una Coppa delle coppe e due Coppe Italia. Ha giocato con calciatori dal calibro di Dejan Stankovic e Roberto Mancini prima di chiudere la sua carriera nel 2006 con la maglia nerazzurra.

La carriera da allenatore

Dopo il ritiro da giocatore Siniša inizia il suo percorso da allenatore. Prima di avere una sua panchina ha affiancato il ct Roberto Mancini quando era allenatore dell’Inter dal 2006 al 2008. I tempi diventano subito maturi per lui e dopo l’esonero di Daniele Arrigoni ottiene la guida del Bologna il 3 novembre del 2008. Quella stagione non arrivò alla fine del campionato e venne esonerato nell’aprile del 2009. Il sergente serbo, così era soprannominato, riparte così dal Catania e nel 2010 arriva alla Fiorentina. I suoi buoni risultati lo riportano in nazionale, questa volta, però, con la maglia della Serbia e si concilia con il forte senso nazionalistico. Mancata la qualificazione ai mondiali del 2014 Siniša viene esonerato e ritorna in Italia.

Il suo destino lo riporta nuovamente alla Sampdoria prima di andare al Torino. A mala pena è riuscito ad assaporare un’esperienza internazionale quando venne esonerato dopo solo nove giorni da quando è stato scelto come tecnico dello Sporting Lisbona in Portogallo a causa del cambio di proprietà della società.

Siamo al 28 gennaio del 2019 e il Bologna lo richiama di nuovo in panchina per subentrare a Filippo Inzaghi. Con lui la squadra ha sempre raggiunto la salvezza in Serie A e ha ottenuto anche risultati importanti giocando contro i club più forti del campionato. All’inizio della sua quarta stagione con il Bologna viene esonerato, con molte polemiche, lo scorso 6 settembre dopo una striscia di risultati non convincenti.

Le critiche

Fuori dal campo Siniša Mihajlovic è stato protagonista di dichiarazioni che hanno attirato su di se molte critiche e polemiche. Tra tutte si ricordano le sue triste dichiarazioni in favore del serbo Ratko Mladić, generale accusato di genocidio durante la guerra in Jugoslavia: «Mladić? Un grande guerriero che combatte per il suo popolo». Con la maglia della Lazio è stato protagonista di alcuni brutti episodi come gli insulti razzisti a Patrick Vieira e l’attacco con calci e sputi al calciatore romeno Adrian Mutu.

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